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01/10/2022

Russia-Donbass, occupazione e disinformazione

La notizia principe della giornata di ieri riguarda ovviamente la firma, al Cremlino, degli accordi sull’ingresso nella Federazione russa di nuovi soggetti federali – Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk, regioni di Kherson e Zaporož’e – a conclusione dei referendum che hanno sancito la volontà degli abitanti di quelle regioni. Di tutto questo si parla dettagliatamente in altra parte del giornale.

Ricordando che ora quelle aree sono territorio russo, evidenziamo solo le parole di Vladimir Putin secondo cui «difenderemo la nostra terra con tutte le forze». E non dubitiamo che Mosca avrà davvero bisogno di mobilitare e tendere tutte le proprie forze, di fronte alla reazione criminale e terroristica di USA e NATO. Una reazione che rischia di coinvolgerci tutti.

Dunque, secondo il New York Times, il Pentagono starebbe allestendo un centro di comando presso il quartier generale europeo dell’esercito americano a Wiesbaden, per monitorare e gestire l’addestramento e l’equipaggiamento dell’esercito ucraino da parte degli istruttori yankee, NATO e UE. Ciò è in linea, scrive il NYT, con «le dichiarazioni ufficiali sulla missione a lungo termine dell’amministrazione Biden a sostegno dell’Ucraina».

Wiesbaden – vorranno scusarci i lettori per la pedanteria – è in Germania. Così come è in Germania Ramstein, la più grande base USAF in Europa e in cui, lo scorso aprile, il capo del Pentagono Lloyd Austin aveva riunito, come fosse nel salotto di casa sua, i rappresentanti di quaranta paesi (non solo NATO: erano presenti i vertici militari anche di Liberia, Marocco, Kenya, Tunisia, oltre Svezia, Finlandia, Australia, Nuova Zelanda).

Ne ha ben donde, quindi, l’analista di NachDenkSeiten, Albrecht Müller, quando scrive che «Il nostro problema si chiama USA». Il servizio di Müller, in realtà, è precedente alla notizia pubblicata dal NYT e fa riferimento alla questione dell’attentato al Nord Stream, anche se poi approfondisce un tema che tocca sì esclusivamente la Germania, ma che, a ben vedere, riguarda l’intero sistema mondiale di (dis)informazione.

Dunque, scrive in sostanza Müller, il principale alleato della Germania distrugge la via di transito del nostro principale approvvigionamento energetico e, con ciò stesso, un’importante base di attività industriale del paese. «E ciò per evidente interesse privato! Per indebolire a lungo un concorrente industriale in Europa, far trasmigrare le industrie tedesche verso gli Stati Uniti, riaffermare che gli USA sono l’unica potenza mondiale».

In effetti, come riportava ieri l’Agenzia Nova su fonte ZDF, nel 2023 il PIL della Germania subirà una riduzione del 0,4%.

Però, nota Müller, solo degli ignoranti o persone al servizio degli Stati Uniti lo possono ignorare, o possono propagandare ciò che diffonde Washington. Eccoci al dunque. Nel breve video allegato, trasmesso nell’aprile 2014, oltretutto dalla ufficialissima ZDF, anche senza conoscere la lingua tedesca ci si fa un’idea abbastanza precisa (in particolare, dal minuto 1.40) degli intrecci che legano noti editorialisti di politica estera di alcune delle principali testate tedesche a una serie di strutture “transatlantiche”, tutte più o meno convergenti sul tema “più armi”.

I media tedeschi si comportano come se gli USA non abbiano nulla a che fare con gli attentati ai gasdotti, continua Müller e insinuano che la colpa sia della Russia.

L’Handelsblatt Morning scrive che «Le origini delle fughe di gas sono ancora sconosciute, ma molti puntano il dito su Mosca. Le azioni del governo russo somigliano a quelle di una banda criminale. Nils Schmid, portavoce di politica estera del gruppo parlamentare SPD, ci dice: “La Russia si sta ora spostando verso la guerra ibrida, questa è una nuova dimensione”».

La stragrande maggioranza di politici e media, afferma Müller, si rifiuta di ammettere che siamo ancora un vassallo degli Stati Uniti; ci illudiamo di essere indipendenti, ma dobbiamo ricordare di come i Servizi USA avessero messo sotto controllo il cellulare di Angela Merkel; di come nel 2014 il Pentagono avesse realizzato, anche con fondi tedeschi, il più grande ospedale militare americano fuori dagli USA nel Palatinato occidentale, destinato a accogliere i feriti da operazioni militari in Europa, Asia e Africa.

Dobbiamo ricordare la conferenza stampa del capo della StratFor, George Friedman, nel marzo 2015, in cui si affermava che gli Stati Uniti devono cercare di impedire la cooperazione tra Germania e Russia.

«La politica, la cosiddetta scienza, come ad esempio la “Stiftung Wissenschaft und Politik“ e i nostri media sono permeati da agenti di influenza degli Stati Uniti... Come è entrato in carica il nostro Ministro degli esteri? Ovviamente con l’aiuto di organizzazioni atlantiche come il Davos World Economic Forum».

Ancora su NachDenkSeiten, Florian Warweg scrive di un documento del giugno scorso, di fonte (anonima) altolocata, che illustra la messa a punto, da parte del governo tedesco, di una “narrazione allineata” sulla guerra in Ucraina. Vi si parla di strutture della propaganda statale federale impegnate ad allineare l’informazione.

La prima parte del servizio di NachDenkSeiten si concentra sul ruolo di BMI (ministero dell’Interno), AA (Esteri), BPA (Uffici Stampa Federali) e BKM (Commissario governativo federale per cultura e media).

Il fulcro delle attività di propaganda di stato è costituito dal ministero dell’Interno, guidato dalla socialdemocratica Nancy Faeser, che coordina “rilevamento e difesa contro le minacce ibride” in “collegamento coi fact checker sui siti web del governo federale“, a partire da “fact checker” privati, come Correctiv, finanziato dal fondatore di eBay Pierre Omidyar, o il fact finder ARD.

Nel “Piano di resilienza” del BMI si parla di “cooperazione” con la stampa, con esplicito riferimento a testate quali Stern e Tagesspiegel e, osserva Warweg, «per “disinformazione” (russa) si intende tutto ciò che corrisponde a una riproduzione della posizione ufficiale russa. Né le versioni ufficiali ucraine, né quelle americane sulla guerra in Ucraina sono valutate dal governo tedesco come “disinformazione”».

Si parla poi dell’intervento sui membri del Bundestag e dei parlamenti statali, dei contatti con gli operatori dei social network “al fine di sensibilizzarli alla disinformazione controllata dallo Stato” e si citano esplicitamente Twitter, Meta, Google e Telegram. Si accenna al coinvolgimento delle “scuole, i centri di educazione degli adulti e le strutture di volontariato”.

Per quanto riguarda il Ministero degli Esteri, oltre le attività già elencate per gli Interni, si specifica che «AA si collega principalmente ai rappresentanti USA sulle questioni della disinformazione e si citano in particolare International Partnership to Counter State-Sponsored Disinformation (IPCSD) e Counter Foreign Interference Group (CFI). Si parla della promozione delle “proposte di Deutsche Welle e DW Akademie”».

Secondo il documento, il BPA ha il compito di “aumentare la consapevolezza sulla questione e affrontare la disinformazione all’interno del governo“; propone “corsi di formazione interdipartimentale”, con il piccolo codicillo secondo cui la formazione non è curata dallo stesso BPA, ma da privati come “Institute for Strategic Dialogue” (ISD, con sede a Londra) e “Business Council for Democracy” della Hertie-Stiftung.

Si dice infine che i vice portavoce del governo sono regolarmente in “scambi bilaterali con Google/YouTube, Twitter, Meta, Tiktok e LinkedIn” per discutere le “rispettive strategie delle piattaforme per combattere la disinformazione, soprattutto nel contesto della guerra in dell’Ucraina”.

Il documento menziona anche “l’istituzione di una redazione russa in esilio a Riga” e “una eventuale redazione ucraina in esilio a Cracovia”, facendo infine riferimento al progetto “Künstliche Intelligenz gegen Desinformation“ (KID) di Deutsche Welle.

Ci fermiamo qui e chiediamo ai lettori: scorrendo anche velocemente quanto riportato, vi sono fischiate le orecchie, o vi siete ricordati di tutte quelle volte che feisbuc vi aveva bloccato i...?

Ma, ovviamente, se Vladimir Putin dichiara che Germania, Giappone e Corea del Sud sono occupati militarmente dagli USA, questa è “disinformazione russa”: siamo d’accordo, infatti ha dimenticato di menzionare qualche altro paese.

Dunque, leggiamo sì cosa scrivono i tedeschi; ma, parafrasando il divino Orazio, ricordiamoci che de te (quoque) fabula narratur.

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