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23/09/2024

Germania - Il Brandeburgo concede una tregua a Sholz

Le elezioni in Brandeburgo – il Land della ex Germania Est che circonda la città-stato di Berlino – erano molto attese per verificare se l’ascesa dei neonazisti era davvero inarrestabile e se questo avrebbe travolto il governo nazionale “semaforo” (socialdemocratici, liberali, verdi), guidato dall’impalpabile Olaf Scholz.

Il risultato delle urne rinvia il momento del redde rationem. L’Spd ha ottenuto circa il 30,7%, con Afd che si è fermata al 29,4%. Tutto merito, però, del governatore locale Dietmar Woidke, ormai al suo quarto mandato, che aveva trasformato le elezioni regionali nel solito referendum su di sè contrapposto ai nazisti.

Ha vinto comunque la scommessa, portando a votare il 74% degli aventi diritto (11% in più della volta precedente; l’astensionismo vola infatti anche in Germania).

Grande respiro di sollievo dell’establishment teutonico (che già da tempo si prepara a tornare alle fanfare hitleriane senza troppi problemi), che però deve registrare come “il problema” sia tutt’altro che superato.

La “resistenza” dell’Spd avviene a scapito della democristianissima Cdu, precipitata al 12,1%, il che allontana anche l’ipotesi di riserva: sostituire Scholz con Friedrich Mez, cambiando radicalmente il panorama governativo (la Cdu è attualmente all’opposizione).

Ma sono anche scomparsi i due alleati nazionali di Scholz, visto che verdi-guerrafondai e liberali-austeri non hanno superato la soglia di sbarramento al 5% (così come Die Linke).

Dunque la formazione del governo del Brandeburgo resta un problema, visto che il movimento di Sahra Wagenknecht – anche qui all’esordio elettorale, dopo Bassa Sassonia e Turingia – prende il 13,4 e aveva preannunciato che in ogni caso non avrebbe partecipato a governi né con i socialdemocratici, né – tanto meno – con l’Afd.

Cantano comunque vittoria i neonazisti, che avanzano di un altro 5% rispetto al passato e possono quindi dire di aver “vinto l’oro una volta e l’argento due volte” in tre elezioni nell’Est questo mese. Se continua così la valanga rischia di diventare fragorosa...

C’è da sottolineare che ai nazisti sono stati regalati una serie di assist veramente succulenti. A parte la questione dell’immigrazione – cavallo di battaglia reazionario in tutta Europa, con il condimento di teorie dietrologiche sulla “sostituzione etnica”, ecc. – i partiti e partitini dell’establishment hanno creato e poi lasciato completamente scoperte le due questioni centrali per lavoratori, studenti, pensionati e popolazione povera in genere: ovvero la miseria salariale (per quanto molto migliori dei salari italiani, quelli tedeschi sono praticamente bloccati dall’inizio del secolo, grazie al “socialdemocratico” Schroeder e ai suoi mini-job) e la paura di entrare in guerra con la Russia.

Non è un caso che l’unica forza politica in grado di affermarsi, contrastando duramente proprio i nazisti dell’Afd, sia il neonato movimento della Wagenknecht (Bsw), che ha fatto di queste due questioni il proprio baricentro, sottraendole almeno in parte al consenso ultra-reazionario.

Mentre i cautelosi iper-tattici della Linke (“mi alleo con l’Spd, ma resto alternativo”) sembrano entrati definitivamente nella fase della dissoluzione.

Sono tempi di crisi e di guerra, anche in Germania. I pilastri dell’industria tedesca (Volkswagen, Mercedes, Bmw) tremano e preparano ristrutturazioni che porteranno a decine di migliaia di licenziamenti; le armi all’Ucraina vengono mandate avvicinando il momento della partecipazione diretta della Nato e quindi delle possibili ritorsioni russe.

E in tempi di crisi e di guerra non hanno più spazio le posizioni “né-né” o troppo incolori. O stai con il potere imperiale o stai contro. E persino chi fa solo finta di essere contro, come i nazisti, ottiene uno spazio spropositato...

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