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19/10/2025

Annullata l’estradizione dell’sabotatore del Nord Stream arrestato in Italia

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione presa lo scorso mercoledì dalla Corte d’appello di Bologna, che aveva dato disposizione di procedere con l’estradizione in Germania di Serhii Kuznietsov, ex capitano dell’Esercito ucraino a riposo ed ex membro dello SBU (il servizio di sicurezza di Kiev).

Il militare era stato arrestato il 21 agosto nel riminese da parte dei carabinieri, in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dalla Corte federale di giustizia tedesca con sede a Karlsruhe. L’accusa è quella di aver coordinato e gestito il sabotaggio con cui sono stati fatti saltare i gasdotti Nord Stream nel settembre 2022.

Stando a quel che riporta Repubblica, la Cassazione avrebbe accolto uno dei ricorsi della difesa dell’imputato, basato “sull’erronea qualificazione giuridica dei fatti nel mandato di arresto europeo”. In pratica, la Corte d’appello bolognese avrebbe formulato accuse non contemplate nel testo tedesco originario, originando così un vizio procedurale sostanziale.

Il caso sarà dunque riesaminato da un’altra commissione della stessa Corte d’appello, come ha confermato Nicola Canestrini, l’avvocato di Kuznietsov. Per avere però un quadro più preciso del procedimento giudiziario, bisognerà aspettare: le motivazioni della decisione non sono ancora state depositate, cosa che avverrà nelle prossime settimane.

“Nel frattempo – ha detto Canestrini – valuterò se esistono le condizioni per chiedere il rilascio del mio assistito, dal momento che è venuta meno la base legale per la detenzione”. Non cadono le accuse, ma Kuznietsov potrebbe essere rimesso in libertà. In questo caso, è facile aspettarsi che scompaia poco dopo per riapparire ‘magicamente’ in Ucraina.

Del resto, anche se la Germania non ha mai rinunciato a perseguire chi ha colpito un suo asset strategico, avevamo già scritto, al momento dell’arresto, di come ogni indagine fosse stata sabotata e i responsabili dell’attentato fossero stati aiutati a sfuggire alla giustizia tedesca. E, tra l’altro, avevamo già sottolineato come fosse difficile immaginare una presenza ‘non protetta’ di Kuznietsov in Italia.

Sollevano qualche dubbio ulteriore anche le parole di Canestrini stesso. Perché l’avvocato del militare ucraino ha detto che, con la negata estradizione, si conferma che “i diritti fondamentali e le garanzie processuali non possono mai essere sacrificati alla ragion di Stato. Né l’efficienza né la pressione politica possono giustificare la compressione del diritto a un processo equo”.

La sua affermazione è la legittima difesa della correttezza formale del procedimento giudiziario, che permette la tutela dell’imputato. Non ci può essere nulla da eccepire su questo. Ma non possiamo fare a meno di chiederci: ci sono state dunque pressioni politiche affinché la richiesta di estradizione andasse a buon fine? Se sì, da parte di chi nel caso? Lo stesso discorso può valere al contrario?

Proprio per la delicatezza del profilo in questione, è difficile immaginare che fosse in vacanza nel riminese senza che le autorità italiane ne fossero in qualche modo informate. Anche perché allora dovremmo considerare come piuttosto fallimentare lo sforzo di condivisione di informazioni sensibili tra le polizie europee.

Tanto più, se Kuznietsov dovesse essere rilasciato e poi dovesse effettivamente sparire, sarebbe ancora più difficile pensare che non ci sia stata alcuna connivenza da parte delle forze di sicurezza italiane, dopo l’evidente attenzionamento che sarà riservato alla sua figura, per il mandato d’arresto europeo che comunque pende sulla sua testa.

Nessun processo alle intenzioni, ci mancherebbe, ma abbiamo già visto due personalità su cui pendeva un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale attraversare l’Italia senza conseguenze (prima Almasri, poi Netanyahu). Ci sono anche casi in cui le coperture che contano possono saltare, perché alla fin fine si tratta di terrorismo internazionale, e qualcuno dovrà pur pagare, se si vuole rimanere anche solo minimamente credibili di fronte alla propaganda ‘democratica’.

Ma di questi tempi in cui il diritto “vale fino a un certo punto” non è detto che vada così. Tra l’altro, presso altri lidi sembrano essere più ostili e con meno cavilli di forma. Infatti, il mese scorso le autorità polacche hanno arrestato un altro cittadino ucraino, sospettato di essere uno dei sommozzatori coinvolto nel sabotaggio ai Nord Stream.

La Corte distrettuale di Varsavia, questo venerdì, si è pronunciata contro la sua estradizione, anche se la decisione può essere ancora impugnata. Il giudice ha però deciso di revocare anche la misura di custodia cautelare e di ordinare l’immediata scarcerazione del cittadino ucraino, poiché “la parte tedesca ha presentato solo informazioni molto generali”.

Ciò che va sottolineato è che, a inizio ottobre, il primo ministro polacco Donald Tusk aveva dichiarato che non era “nell’interesse della Polonia” estradare l’uomo, e che il problema riguardo il Nord Stream “non è che sia stato fatto saltare in aria, ma che sia stato costruito”. Questa è sicuramente una pressione politica, in direzione opposta a quella che avrebbe voluto Kuznietsov in viaggio per la Germania. L’Ucraina rimane pur sempre il capro espiatorio della guerra contro la Russia e del riarmo europeo.

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