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21/11/2025

Messico - Proteste della “Generazione Z” o rivoluzione colorata alimentata dalla destra?

L‘ultradestra messicana sabato scorso ha organizzato una manifestazione intitolata “Marcia della Generazione Z”, che è stata puntualmente registrata, commentata, celebrata e moltiplicata dalle principali piattaforme conservatrici del paese come El Financiero, la rivista Merca2.0, Uno TV, El Sol de México, W Radio, N+, ADN40, Tv Azteca, CNN, El Universal, Reporte Índigo, Telediario, Record, SDP noticias, Ovaciones, Generación Z e altri.

Carlos Zenteno (El Soberano), in un video su TikTok intitolato “Marcia artificiale del 15N scoperta”, fa un’analisi dettagliata e molto ben documentata di come la presunta marcia fosse stata già annunciata il 3, 7, 12 e 19 ottobre dai portavoce dell’ultradestra messicana per chiedere la revoca del mandato della Presidente Sheinbaum.

Si tratta di un’operazione articolata, finanziata e amplificata da attori politici, imprenditoriali e mediatici nazionali e internazionali di destra. Non si può non sottolineare che i video che accompagnano questi appelli sono stati manipolati nella loro pubblicazione per farli apparire come massicce manifestazioni, come si può vedere nelle mobilitazioni avvenute a Città del Messico, Aguascalientes, Guadalajara, Monterrey, Tepic, Chihuahua, San Luis Potosí, Morelia, León e Xalapa.

“Non è la prima volta che la destra misura le forze nelle strade. Tre esempi: la Marea Rosa, la Marea Bianca e i pellegrinaggi politici promossi dal clero” scrive Luis Navarro Hernandes su Resumen Latinoamericano “Nonostante quanto detto all’epoca, nessuno aveva a che fare con la preparazione di un “colpo di stato morbido”.

Ma a guardare dentro le manifestazioni, quella che dovrebbe essere la “Generazione Z”, cioè i giovani, sono una netta minoranza di manifestanti “adulti” e legati a partiti del vecchio establishment messicano o a partiti della destra, un coacervo apertamente filo-trumpiano.

Tutte queste marce, senza eccezione, avevano una caratteristica comune: terminavano tutte violentemente e erano dirette contro la polizia, che portava solo scudi. Ci sono stati 100 agenti di polizia e 20 civili feriti e 40 arrestati. Come è stato sottolineato dalla stessa presidente le autorità rispettive devono indagare su tutti questi individui che hanno agito in sincronia in 10 città e, se necessario, giudicarli e condannarli. Tutto secondo le leggi del paese.

Le reti sociali di quel “movimento” chiedono la revoca del mandato della presidente Claudia Sheinbaum e del governo, che definiscono come un “narco-stato”, almeno stando al gigantesco striscione esposto sulla recinzione del Palazzo Nazionale nello Zócalo di Città del Messico.

“Qui non possiamo non sottolineare il ruolo di Donald Trump, che ha ripetutamente accusato il governo messicano di essere controllato o di essere in “alleanza” con i cartelli della droga” scrive il quotidiano messicano La Jornada.

La cosa più sorprendente è stata che gli stessi manifestanti che gridavano “vogliamo la pace” celebravano le violenze contro la Cattedrale e il Palazzo Nazionale.

Con appelli all'“unità” contro il “narco-governo”, migliaia di manifestanti, alcuni in bianco e altri in nero puro (come se non fossero d’accordo sul colore), marciarono dall’Angelo dell’Indipendenza allo Zócalo. Il principale organizzatore aveva suggerito, giorni prima, dalla sua stazione televisiva, di prendere il Palazzo Nazionale “come in Nepal” (dove il palazzo del governo è stato incendiato). Sono stati urlati slogan contro “i partiti”.

Gruppi ben organizzati di uomini incappucciati hanno attaccato le recinzioni del Palazzo Nazionale sulla piazza dello Zocalo.

La polizia, nascosta dietro un muro di scudi, dopo parecchio tempo ha iniziato a rispondere ai petardi sia con le stesse pietre lanciate dai manifestanti che con gas lacrimogeni.

Nelle manifestazioni che essendosi definite come “Generazione Z” dovrebbero essere presumibilmente di giovani, questi risultano essere solo una minoranza, mentre prevale la presenza di un buon numero di adulti come Vicente Fox, Claudio X. González, Emilio Álvarez Icaza, Alessandra Rojo e la nonna di Carlos Manzo, tutti ex o attuali leader dei governi della destra.

Gli organizzatori della protesta hanno reso pubblica una lista di richieste di 12 punti di “riforma istituzionale”, tutte folli e irrealizzabili perché le dovrebbero attuare non i partiti politici ma avvenire sotto il presunto controllo di un potere esclusivamente cittadino.

A tutt’oggi l’80 percento dei messicani e la maggioranza dei giovani, al contrario, approvano il governo e sostengono la presidente Claudia Sheinbaum.

Sul piano regionale si segnala come il 10° Vertice delle Americhe, che avrebbe dovuto svolgersi nella Repubblica Dominicana, è passato dall’essere un forum del dialogo continentale a epicentro di una clamorosa sconfitta diplomatica per gli USA. E il Messico – insieme alla Colombia – ha avuto in questo una funzione decisiva.

Ufficialmente posticipata al 2026 a causa di “profonde divergenze”, questa capitolazione rappresenta il primo e deciso “effetto domino” della politica di esclusione portata avanti dagli USA contro Cuba, Venezuela e Nicaragua.

Questa posizione ha riattivato una divisione storica nell’emisfero delle Americhe tra chi si oppone alla diplomazia basata sull’inclusione, sostenuta invece dal blocco progressista, contro la politica di sanzioni e veti promossa dalla Casa Bianca e dai suoi alleati, una posizione questa che si è rivelata un enorme errore di calcolo nel contesto regionale attuale.

Il rifiuto di paesi chiave come Messico e Colombia ha costretto il vertice regionale a dire “No” all’agenda prestabilita, percepita come un tentativo di allineamento emisferico agli Stati Uniti, smascherando il paese ospitante come un semplice esecutore di un’agenda imperiale incapace di sostenere la convocazione di un evento politico di questa portata.

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