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19/11/2025

Intelligenza con il nemico?

Vedere un direttore di telegiornale (Enrico Mentana) leggere integralmente il comunicato del Consiglio Supremo di Difesa – presieduto da Mattarella e composto da generali e ministri – è una cosa che dovrebbe mettere i brividi.

Quel comunicato è una sorta di “chiamata alle armi” politica, ideologica e materiale. È una scena da propaganda di regime e di guerra, ma è esattamente il gorgo dentro cui la classe dirigente e il sistema mediatico sta trascinando il nostro paese.

Ma ancora più inquietante è il Rapporto sulle Guerre Ibride che il ministro Crosetto ha presentato nella riunione del Consiglio Supremo di Difesa e al quale è dedicato un approfondimento in altra parte del nostro giornale.

In quel rapporto è scritto chiaramente che è parte della guerre ibride anche “l’indebolimento della coesione sociale nazionale e della fiducia nei confronti del governo o la diffusione di sfiducia nelle alleanze e organizzazioni sovranazionali (come Ue, Nato, G7)”. Non solo. Anche “Influenzare l’opinione pubblica, screditare partiti politici e sindacati, minare la fiducia in enti e istituzioni, accentuare le divergenze socio-politiche preesistenti” vuol dire prendere parte ed essere un soggetto delle guerre ibride.

Infine, ma non importanza, lo è anche “diffondere bugie per far perdere fiducia nella democrazia e scoraggiare il voto” oppure “che la gente non voti e che emergano candidati estremisti utili ai loro interessi”.

In pratica basterà un articolo su un giornale, un post sui social network, una conferenza pubblica, una campagna elettorale dissonante da quelle blindate dal bipolarismo, per essere considerati agenti o proxy di una guerra ibrida scatenata da potenze straniere. Qualcosa del genere lo stiamo già vedendo.

Qualche giorno fa a Torino, alcuni politici guerrafondai (tra cui la solita Picierno, ex astro nascente nel PD) sono intervenuti pesantemente sul Comune per impedire in una sala pubblica una conferenza del prof. Angelo D’Orsi – storico e docente emerito dell’università torinese – su “Russofobia e russofilia”.

L’accusa, infamante, è quella di propaganda filorussa. Il fatto che poi la conferenza si sia svolta – e con grande successo di pubblico – in un altro posto, fa ben sperare sugli anticorpi democratici esistenti ancora nella società, ma non sminuisce certo la gravità di quanto accaduto.

Il governo di destra, il Quirinale e una parte rilevante dell’“opposizione” continuano a sostenere l’impegno militare ed economico in Ucraina e contro la Russia. Ne consegue una martellante campagna ideologica e mediatica a sostegno dell’impegno bellico e del clima di guerra che si va imponendo sull’Europa.

La versione ufficiale afferma che la colpa è di Mosca e che, anzi, saremmo alla vigilia di una “invasione russa dell’Europa” (della quale è lecito dubitare fino a prova contraria), ragione per cui occorre destinare ancora miliardi di euro all’Ucraina, altri miliardi di euro al riarmo e alle spese militari, e ancora miliardi al controllo della e sull’informazione per impedire “la guerra ibrida russa sulla diffusione delle notizie che danneggiano la sicurezza e la stabilità nazionale”.

Ne deriva che se sul fronte esterno – la guerra in Ucraina – si continua a mandare al macello migliaia di uomini e al macero miliardi di euro, sul fronte interno la priorità del “Partito Trasversale della Guerra (PTG) – da Fratelli d’Italia al PD – è innanzitutto quello di imbavagliare l’informazione. Non solo. Se oggi si insulta ogni commentatore critico verso l’impegno italiano nella guerra in Ucraina come filorusso, già da domani questa accusa potrebbe diventare quella assai più pesante di “intelligenza con il nemico”.

Il problema che il PTG non vuole riconoscere, anzi vuole eliminare, è che l’opinione pubblica non è ancora disposta ad arruolarsi nelle pruderie guerrafondaie ispirate da Bruxelles (dalla UE e dalla Nato).

Per quanto giornali, telegiornali e discorsi di Mattarella continuino a martellare, alimentando informazioni e linguaggi russofobici, e in fondo anche anticomunisti, la gente non si fa convincere ad indossare l’elmetto né a legittimare le spese militari a discapito delle immense priorità sociali del paese.

Dunque ogni voce che rafforza questa diffusa convinzione antibellicista, per quanto coniugata in modo e su esigenze diverse, deve essere zittita non per quello che dice ma perché è “intelligente con il nemico”: la Russia, per il momento, altri all’occorrenza.

Chi dissente diventa quindi un “traditore” e come tale deve essere additato, bandito da ogni spazio pubblico e tendenzialmente perseguito, come viene ormai viene richiesto da Bruxelles, dal rapporto del ministro Crosetto sulle guerre ibride o da alcuni disegni di legge depositati nel Parlamento italiano.

L’“ora più buia” non è ancora scoccata nel nostro paese, ma è bene individuare le forze che stanno spingendo le lancette dell’orologio in quella direzione e organizzare una vasta opposizione popolare, democratica e alternativa contro il Partito Trasversale della Guerra e i suoi apparati politici-mediatici e giudiziari.

Prima se ne ha piena consapevolezza, meglio è. Sarà una battaglia politica, culturale, ideologica e democratica durissima.

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