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23/11/2025

Guerra in Ucraina - Bloccare ogni trattativa di pace... E poi?

Puntuali come la grandine in primavera ecco i “volenterosi” in movimento per sabotare qualsiasi prospettiva di pace in Ucraina.

I “consiglieri per la sicurezza nazionale” dei Capi di Stato e di governo francese, tedesco e britannico incontrano i loro omologhi americano e ucraino stamattina a Ginevra per discutere il piano presentato dalla Casa Bianca.

Per gli Stati Uniti saranno presenti il Segretario di Stato americano Marco Rubio e l’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff. Probabile anche la presenza del sottosegretario alla Difesa con delega all’esercito, Daniel Driscoll, che giovedì ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev e che era già arrivato ieri nella città svizzera.

Il problema è che i tre europei da barzelletta – “c’erano un francese, un tedesco e un inglese” – vedono questa come l’ultima possibilità di fermare nuovamente tutto, contando sull’ovvia contrarietà della junta di Kiev, che peraltro risulta stretta nella tripla tenaglia della situazione negativa sul campo di battaglia, lo scandalo corruzione e la fretta trumpiana di scaricare la “guerra di Biden”.

Il presidente francese Emmanuel Macron, non pago dell’essere costretto a cambiare più presidenti del consiglio che camerieri a tavola, per giustificare la propria ansia guerrafondaia ormai parla come un visionario invasato. Si è detto per esempio sicuro che, “se non ci saranno elementi di deterrenza”, la Russia “tradirà” comunque gli eventuali accordi e dunque “tornerà” ad attaccare l’Ucraina se questa fosse costretta a ridurre il suo esercito, come proposto dl un piano statunitense. Glielo ha detto Rasputin in sogno, si vede... 

I colloqui a Ginevra, insomma, avranno come oggetto eventuali modifiche del “piano in 28 punti” così radicali da rovesciare la “resa ucraina” in “sconfitta russa”.

I punti considerati inaccettabili dagli europei sono peraltro il cuore del “piano”: cessione del Donbass, un esercito ridimensionato, lo sforzo economico per la ricostruzione sulle spalle degli europei, la pretesa “assenza di garanzie di sicurezza capaci di proteggere l’Ucraina”. Tra i non ingurgitabili c’è però anche il punto secondo cui i partner continentali – senza neanche essere stati consultati – dovranno contribuire con 100 miliardi alla ricostruzione dell’Ucraina; ma per ora si fa finta di nulla. Tolti questi, però, resta una cornice vuota... 

Quanto sia realistico l’obbiettivo di riscrivere il piano da capo è presto detto. In un primo momento – ora, in pochi giorni, visto che l’“ultimatum” di Trump a Zelenskij scade ufficialmente il 27 novembre (ma non bisogna mai prendere alla lettera il tycoon...) – bisogna convincere almeno in parte gli interlocutori statunitensi.

Compito già complicato, perché se è vero che The Donald ha fatto una piccola apertura (“Non è la mia offerta definitiva”) ha anche circoscritto lo spazio di trattativa degli europei (e di Kiev): «se le cose vanno bene, le scadenze si possono sempre allungare. Ma la guerra deve finire, in un modo o nell’altro».

Tradotto: potete suggerire qualcosa, ma non pensate di presentare proposte irrealistiche, altrimenti ve la vedete da soli... 

Ma anche se, con un “miracolo” di equilibrismo lessicale, si riuscisse ad inventare la formula che trova gli Stati Uniti consenzienti resta comunque il “problemino” che la trattativa vera si deve fare con la Russia. Che i suoi obiettivi irrinunciabili li ripete sempre uguali, con invidiabile costanza, da ben prima dell’inizio della guerra.

Anche Mosca, in altri termini, pretende “garanzie di sicurezza” che coincidono con l’arresto definitivo dell’espansione della Nato ad est e un’Ucraina sostanzialmente smilitarizzata.

Ma mentre gli Stati Uniti, fatti esperti dalla gestione della “guerra fredda” con l’URSS, sembrano in grado di capire che un qualsiasi “affare” con un avversario forte implica il riconoscimento almeno minimo dei suoi interessi, i “tres tenores” europei mostrano una logica degna dei colonialisti che sono stati ma non sono più: gli interessi altrui “non esistono”, come dicono i sionisti dei palestinesi.

Eppure non dovrebbe essere difficile vedere le differenze di potenza (economica, diplomatica, militare, ecc.) tra i nativi di secoli fa e la Russia odierna.. Specie per chi, come la Francia, ha dovuto fare i bagagli ed andarsene da quel poco che ancora controllava nel Sahel.

Al dunque, la situazione appare in pericoloso stallo.

L’amministrazione Usa, dopo aver cambiato le propri priorità strategiche in direzione dell’Asia, ha incartato un “piano” scritto con i piedi e pieno di ambiguità che andrebbero sciolte con una trattativa seria.

Ucraina ed “europei” (da notare che Londra sarebbe teoricamente fuori dalla UE, dopo la Brexit) ancora inseguono il sogno della “vittoria”, anche se gli ascari di Kiev hanno ormai problemi irrisolvibili di scarsità di uomini e sono incerti sul da farsi. Fare i conti con la realtà sembra precluso a certe menti...

La Russia, lungi dall’essere stata indebolita (qualcuno lo spieghi a Kaja Kallas o la sostituisca con qualcuno meno cieco) prevale sul campo di battaglia e ha irrobustito i propri rapporti con il resto del Mondo, specie dopo l’esibizione criminale di un Occidente che ha appoggiato-finanziato-armato il genocidio dei palestinesi. E dunque può permettersi di attendere che la controparte (UE e Usa) arrivi a sedersi sul serio al tavolo della trattativa, altrimenti procede sul piano militare.

Ogni mossa non attentamente soppesata rischia di innescare il disastro. E gli Stranamore, da sempre, sono un’esclusiva dell’Occidente imperialista...

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