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17/09/2013

Onu: “In Siria usate armi chimiche”. Ma da chi?


Nella tabella di marcia di Washington quello di ieri doveva essere il ‘giorno x’: la diffusione del rapporto degli ispettori dell’Onu sull’eventuale uso di armi chimiche a Damasco il 21 agosto del 2013. Nella strategia di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna avrebbe dovuto rappresentare la copertura internazionale a una guerra pensata e preparata da anni, con l’obiettivo di rimuovere il regime di Damasco e isolare l’Iran, indebolendo al tempo stesso una parte della resistenza palestinese e sicuramente quella libanese.
Ma non è stato così. Perché il protagonismo di Russia e Cina – sul fronte militare, oltre che su quello diplomatico – ha cambiato le carte in tavola, ed ha convinto almeno per ora l’amministrazione Obama a sospendere i piani di battaglia, in attesa di tempi migliori. A bloccare il governo britannico ci aveva già pensato il riottosissimo parlamento di Londra.

Cosa hanno detto gli ispettori dell’Onu ieri ai 15 rappresentanti dei paesi che formano il Consiglio di Sicurezza? Molte cose, ma per sintetizzare potremmo dire che il messaggio principale è stato: “A Damasco sono state usate armi chimiche su larga scala ma non è possibile stabilire da chi”. E' ciò che ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Che poi ha fatto la voce grossa – ma con chi? – affermando che “i criminali che hanno utilizzato le armi chimiche e qualsiasi altra arma di distruzione di massa dovranno essere giudicati secondo i principi dell’Onu “. Dovendo poi ammettere che “questa situazione sarà oggetto di future discussioni e siamo pronti ad analizzare il tema delle responsabilità ma non ho ora un’idea chiara di come si procederà”. Poi il teleguidato segretario generale ha informato che il team di ispettori tornerà in Siria per “continuare l’inchiesta e ottenere un giudizio finale”.
Gli ispettori affermano che circa l’80-85% dei campioni di sangue e capelli raccolti in alcuni zone della periferia di Damasco dove sarebbe avvenuta la strage del 21 agosto sono positivi al gas sarin (cioè il famigerato gas nervino) e le prove ambientali confermerebbero questo risultato.

Il documento siglato da Ake Sellstrom (capo missione), Scott Cairns (capo del Opcw) e Maurizio Barbeschi (rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità) afferma che l’attacco chimico del 21 agosto sarebbe stato sferrato tra le 2 e le 5 del mattino, cosa che ne ha massimizzato le conseguenze. Le basse temperature e la presenza di vento che dall’alto spirava verso il basso avrebbero permesso al gas velenoso di penetrare nei rifugi dove tentavano di trovare riparo i civili. Nel documento gli ispettori affermano di poter giungere ad alcune conclusioni, che riassumono in punti:

1) Missili terra-terra sono stati esplosi nella zona, ed erano stati armati con gas Sarin, la cui traiettoria sembra indicare provenissero da Nord-Ovest;
2)Vicino all’impatto dei missili, dove si trovavano gran parte dei pazienti affetti dal gas, l’ambiente è risultato contaminato dal Sarin;
3)Oltre cinquanta interviste sono state condotte a persone affette o a personale medico che confermano quanto concluso dai risultati medici e scientifici;
4)A un certo numero di pazienti e sopravvissuti è stato diagnosticata una intossicazione da organofosfati;
5) Campioni di sangue e urine dai pazienti sono stati trovati positivi al Sarin o con tracce di Sarin presenti».

In un primo tempo le anticipazioni della stampa, in particolare della statunitense ed embedded CNN, avevano segnalato che sarebbe stato possibile, dai campioni raccolti, stabilire se le testate che contenevano armi chimiche siano state sparate da razzi in dotazione all’esercito o ai cosiddetti ribelli. Addossando la responsabilità al regime di Assad, in base alla ricostruzione della presunta traiettoria di un razzo terra-terra forse utilizzato per spargere il sarin o la scritta in cirillico trovata su un frammento di un altro ordigno.
Ma ciò non è possibile, con somma frustrazione di chi insiste ancora nel voler utilizzare il tema delle armi proibite per dare il via all’aggressione della Siria. E così, nel dubbio, ognuno potrà mantenere le sue opinioni su chi sia l’autore di una strage di cui non è possibile conoscere neanche il numero di vittime: dalle 300 alle 500, come affermano ong siriane e servizi sanitari, oppure le 1400 della versione di Washington?
Insomma niente ‘giorno x’, ma un ennesimo tassello di difficile interpretazione in un braccio di ferro che per ora sembra aver ritardato l’aggressione internazionale ma non la guerra civile. Se è vero che gli USA hanno accettato la mediazione russa – mettere le armi chimiche siriane sotto il controllo internazionale – è anche vero che sul terreno si continua a combattere. E le milizie dell’opposizione siriane e i gruppi di mercenari jihadisti hanno inasprito gli attacchi, potendo contare su rifornimenti di armi e denaro più consistenti. E l’abbattimento, ieri, di un elicottero di Damasco da parte dei caccia turchi riapre di nuovo il fronte nord.

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