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16/04/2014

Algeria - L’eterno Bouteflika verso il quarto mandato

Il presidente Abdelaziz Bouteflika, un candidato invisibile e malconcio a causa di un ictus, ha esortato gli algerini a recarsi alle urne, domani, per una tornata elettorale che appare quasi surreale agli occhi degli osservatori internazionali e forse degli stessi algerini.

Il risultato è scontato: Bouteflika, 77 anni, sarà confermato alla guida del Paese per il quarto mandato consecutivo, senza avere fatto neanche un giorno di campagna elettorale. Non ha nemmeno annunciato di persona la sua candidatura. Una situazione umiliante sia per il presidente sia per gli stessi cittadini. Resta però l’incognita dell’affluenza alle urne, visto che parte dell’opposizione, consapevole di potere poco o nulla contro l’uomo designato dal Fronte di liberazione nazionale che domina la vita pubblica dall’indipendenza, nel 1962, ha esortato i nigeriani a non votare. Sono in 22 milioni gli aventi diritto.

Al contrario, il principale sfidante del presidente, Ali Benflis, ex premier tornato in politica dopo dieci anni di assenza, ha assicurato che sarà schierato un “esercito” di sostenitori per controllare che il voto si svolga in maniera regolare. Il rischio brogli è stato agitato anche da un altro candidato, Abderezak Mokri, leader del Movimento per la Società della Pace (MSP), braccio algerino dei Fratelli Musulmani. Sono sei i contendenti, quasi tutti volti noti della politica algerina. Tra questi l’unica donna è Louisa Hanoune, 59 anni, parlamentare esponente della sinistra e attivista. Il più giovane, alla sua prima elezione, è Abdelaziz Belaid, fuoriuscito dal Fronte di liberazione nazionale.

Ma c’è una parte dell’opposizione che non vuole prendere parte alla farsa e ha scelto il boicottaggio. È il caso del movimento di protesta Barakat (basta), composto da giovani algerini, le prime vittime di uno stallo che significa disuguaglianza, povertà diffusa, corruzione, ingiustizia, disoccupazione. Una beffa in un Paese che custodisce risorse preziosissime, dalle coste pescose, ai terreni fertili fino alle riserve di gas e petrolio, ma da cui i giovani sognano di fuggire. Barakat è sceso in piazza a protestare contro la candidatura dell’anziano leader algerino, che molti ritengono sia stata orchestrata da un partito incapace di rinnovarsi e alle prese con beghe interne. Ma la candidatura di Bouteflika, che la stessa stampa algerina ha insinuato essere stata decisa a sua insaputa, è anche il segno di una continuità in un momento delicato nella regione, con la vicina Libia in subbuglio e l’Egitto che attraversa una complessa e poco pacifica fase di transizione. Il presidente è il fedele alleato di Washington, veterano della guerra d’indipendenza, uomo sostenuto dalle Forze armate, dall’apparato amministrativo che ha costruito nei suoi 15 anni al potere, e dal partito di governo (il Fronte di liberazione nazionale).

Nonostante il risultato del voto sia dato per scontato, le autorità algerine si sono impegnate a mettere il bavaglio a ogni forma di dissenso. Reporter senza Frontiere ha denunciato le limitazioni imposte ai giornalisti e i visti rilasciati in ritardo per la stampa straniera. Molti reporter sono stati arrestati durante le manifestazioni seguite all’annuncio della candidatura di Bouteflika. Proteste che non hanno fatto breccia sulla stampa internazionale, ma che parlano di un’Algeria che ha voglia di voltare pagina.

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