Il presidente Abdelaziz Bouteflika, un candidato invisibile e
malconcio a causa di un ictus, ha esortato gli algerini a recarsi alle
urne, domani, per una tornata elettorale che appare quasi surreale agli
occhi degli osservatori internazionali e forse degli stessi algerini.
Il risultato è scontato: Bouteflika, 77 anni, sarà confermato
alla guida del Paese per il quarto mandato consecutivo, senza avere
fatto neanche un giorno di campagna elettorale. Non ha nemmeno
annunciato di persona la sua candidatura. Una situazione
umiliante sia per il presidente sia per gli stessi cittadini. Resta però
l’incognita dell’affluenza alle urne, visto che parte dell’opposizione,
consapevole di potere poco o nulla contro l’uomo designato dal Fronte
di liberazione nazionale che domina la vita pubblica dall’indipendenza,
nel 1962, ha esortato i nigeriani a non votare. Sono in 22 milioni gli
aventi diritto.
Al contrario, il principale sfidante del presidente, Ali Benflis,
ex premier tornato in politica dopo dieci anni di assenza, ha
assicurato che sarà schierato un “esercito” di sostenitori per
controllare che il voto si svolga in maniera regolare. Il rischio brogli
è stato agitato anche da un altro candidato, Abderezak Mokri,
leader del Movimento per la Società della Pace (MSP), braccio algerino
dei Fratelli Musulmani. Sono sei i contendenti, quasi tutti volti noti
della politica algerina. Tra questi l’unica donna è Louisa Hanoune, 59 anni, parlamentare esponente della sinistra e attivista. Il più giovane, alla sua prima elezione, è Abdelaziz Belaid, fuoriuscito dal Fronte di liberazione nazionale.
Ma c’è una parte dell’opposizione che non vuole prendere
parte alla farsa e ha scelto il boicottaggio. È il caso del movimento di
protesta Barakat (basta), composto da giovani algerini, le prime
vittime di uno stallo che significa disuguaglianza, povertà diffusa,
corruzione, ingiustizia, disoccupazione. Una beffa in un Paese
che custodisce risorse preziosissime, dalle coste pescose, ai terreni
fertili fino alle riserve di gas e petrolio, ma da cui i giovani sognano
di fuggire. Barakat è sceso in piazza a protestare contro la
candidatura dell’anziano leader algerino, che molti ritengono sia stata
orchestrata da un partito incapace di rinnovarsi e alle prese con beghe
interne. Ma la candidatura di Bouteflika, che la stessa stampa algerina
ha insinuato essere stata decisa a sua insaputa, è anche il segno
di una continuità in un momento delicato nella regione, con la vicina
Libia in subbuglio e l’Egitto che attraversa una complessa e poco
pacifica fase di transizione. Il presidente è il fedele alleato
di Washington, veterano della guerra d’indipendenza, uomo sostenuto
dalle Forze armate, dall’apparato amministrativo che ha costruito nei
suoi 15 anni al potere, e dal partito di governo (il Fronte di
liberazione nazionale).
Nonostante il risultato del voto sia dato per scontato, le autorità algerine si sono impegnate a mettere il bavaglio a ogni forma di dissenso.
Reporter senza Frontiere ha denunciato le limitazioni imposte ai
giornalisti e i visti rilasciati in ritardo per la stampa straniera.
Molti reporter sono stati arrestati durante le manifestazioni seguite
all’annuncio della candidatura di Bouteflika. Proteste che non hanno
fatto breccia sulla stampa internazionale, ma che parlano di un’Algeria
che ha voglia di voltare pagina.
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