Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

01/04/2014

Italia. Inflazione troppo bassa, un pessimo segnale

“I dati sull'inflazione italiana hanno fatto suonare il campanello d'allarme” scrive oggi il quotidiano economico Sole 24 Ore. Secondo i dati ufficiali, a marzo il tasso di inflazione è sceso allo 0,4% annualizzato, contro lo 0,5% di febbraio. Ormai siamo ai minimi dall'ottobre del 2009. Secondo i templari del capitalismo mercantilista e i custodi della Bundesbank la situazione sarebbe eccellente, ma invece c’è il rischio che anche l'Italia, come altri paesi Pigs europei, entri in deflazione. E qui vengono i dolori. Le aspettative di inflazione stanno sfuggendo di mano alla stessa Bce (ancora fortemente influenzata dalla Bundesbank).

Questo rischio ha una storia incubata negli ultimi venti anni. Già nel 1992, all’indomani del Trattato di Masstricht,  Le Monde Diplomatique sottolineava giustamente che i governi europei avevano dichiarato guerra ad una inflazione già abbondantemente ridotta. Le politiche di aggiustamento di bilancio imposte da Maastricht prima e dagli altri Trattati poi, hanno continuato ad evocare il pericolo dell’inflazione ed a piegare ad esso – secondo i dogmi della Bundesbank – le politiche economiche dei paesi aderenti all’Unione Europea e all’Eurozona soprattutto.

Ma essersi accaniti contro l’inflazione (soprattutto colpendo i salari dei lavoratori) ha creato tutte le condizioni, in particolare nei paesi Pigs europei, per l’affacciarsi di un indicatore ancora peggiore dell’inflazione: la deflazione. Per paradosso la prima è un problema ma è anche un indicatore di crescita economica, che il sistema gira, mentre la seconda è un indicatore di stagnazione, di un motore che non gira e che non riesce neanche a stimolare i prezzi.

Oggi il quotidiano confindustriale ammette che “La deflazione, se può "disossare" il già debole sistema produttivo basato sulla domanda interna, ha un effetto potenzialmente non meno pericoloso per la élite dell'imprenditoria italiana”.  Ma anche gli effetti della deflazione segnalano profonde disuguaglianze tra i paesi aderenti all’Eurozona, in particolare – ancora una volta – tra il sistema industriale italiano e quello tedesco. Il Sole 24 Ore porta come esempio le differenze tra due distretti industriali, quello piemontese della meccatronica, imperniato sul centro servizi Mesap e il cluster della meccatronica nel land tedesco del Baden Wuttemberg. Il primo, quello piemontese ha 215 imprese aderenti, 30mila addetti e un fatturato aggregato di 35 miliardi di euro, il 35% da export e una dipendenza dalla domanda interna del 65 per cento. In uno scenario di deflazione – secondo Il Sole 24 Ore, – si aprirebbe una breccia in uno dei fortilizi della manifattura italiana. Nel distretto della meccatronica del Baden-Württemberg  ci sono invece 2.500 imprese in cui lavorano 150mila addetti, con un fatturato di circa 50 miliardi di euro, il 60% da export e nel quale la domanda interna vale il 40 per cento (il 25% in meno che nel distretto italiano). "La Germania non solo non ha lo stesso rischio deflazione ma la meccatronica del Baden è strutturalmente più tutelata, da una quota di export più alta, dalle dinamiche dei prezzi più incisive".

L’allarme deflazione lanciato dalle imprese italiane, anche da quelle ritenute più competitive, indica che la situazione si sta facendo sempre più pesante e che per mettere in moto una controtendenza servirebbero misure forti. Ma le uniche che al momento vengono evocate sembrano più confacenti alla propaganda intorno al governo Renzi (con la scarpa destra degli 80 euro in busta paga prima delle elezioni e forse della scarpa sinistra dopo le elezioni). Oggi l’Istat ha reso noto che ci sono in media mille occupati in meno al giorno. A febbraio sono stati  registrati -365mila occupati in un anno. Secondo le stime provvisorie dell'Istat, gli occupati, a febbraio, sono 22 milioni 216 mila: è il dato più basso dal primo trimestre del 2003. Ritenere che l’abolizione delle Province e del Senato siano delle priorità è fumo negli occhi – tra l’altro anche con pericolose involuzioni autoritarie ampiamente denunciate in questi giorni – mentre la subalternità ai parametri imposti dai diktat dell’Unione Europea impedisce ogni serio provvedimento contro tendenziale in materia di sviluppo, lavoro, occupazione e... inflazione buona.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento