Mansur Yavas, il candidato sindaco ad Ankara del CHP, ha chiesto al Consiglio Supremo Elettorale di esaminare le “irregolarità”
dopo che un gruppo di 1.000 volontari ha scoperto casi di brogli. Dello
stesso avviso anche il collega di partito Aykan Erdemir. “Abbiamo prove
di irregolarità” ha tuonato ieri. “Faremo appello al Consiglio Supremo
Elettorale per centinaia di urne elettorali”.
Ieri, però, il Consiglio Elettorale, tramite
il suo Presidente Sadi Guven, ha negato l’illegittimità del voto e ha
parlato di processo legale invitando “i cittadini e i politici a restare
calmi”. Secondo i risultati ufficiali, il sindaco dell’AKP,
Melik Gokcek, ha vinto con una maggioranza risicata (44,79%) contro il
44,77% del candidato dell’CHP Yavas. Convinto dei brogli, il leader del
CHP, Kemal Kilicdaroglu ha ribadito ieri che il suo partito contesterà i
risultati sia nella capitale che in altre aree del Paese tra cui Adalia
(Antalya). Riconteggi sono già iniziati in diverse parti della Turchia.
Ma le proteste ieri non si sono limitate alla
capitale turca. Centinaia di sostenitori del partito curdo “Pace e
Democrazia” (BDP) hanno contestato i risultati delle municipali della città
di Ceylanpinar, un distretto nella provincia meridionale di
Sanliurfa. La risposta della polizia in tenuta antisommossa non si è
fatta attendere. Con lacrimogeni e cannoni ad acqua hanno disperso i
manifestanti. Un incendio ha distrutto parti del parco Musa Anter della
cittadina che dista pochi chilometri dal confine siriano. Anche a
Ceylanpinar, in modo molto simile a quanto è accaduto ad Ankara, il
candidato dell’AKP al governo ha vinto con pochi voti di scarto rispetto
a quello del BDP. “Pace e Democrazia” non accetta i risultati del voto e
denuncia brogli e irregolarità durante le elezioni. L’AKP nega le
accuse e afferma di aver vinto in modo pulito.
Il Consiglio elettorale, intanto, fa sapere che i
risultati finali non saranno annunciati finché tutte le denunce di
irregolarità non saranno esaminate. Alle elezioni di domeniche,
vinte dal partito di Erdogan, hanno votato 45 milioni di turchi su un
totale di 52 milioni di aventi diritto. Le elezioni hanno registrato
otto morti negli scontri scoppiati in alcuni seggi elettorali tra i
sostenitori dei candidati rivali. Il partito di governo
dell’AKP si è aggiudicato oltre il 40% dei voti, contro il quasi 30% del
CHP. Al terzo posto il partito nazionalista con poco meno del 20%.
I candidati del premier turco si sono assicurati la vittoria in 49 città e province, contro i 32 seggi vinti dall’opposizione. Ma il margine di vittoria è stato minore ad Istanbul, dove l’AKP ha superato il principale partito di Opposizione con un vantaggio di soli 7 punti percentuali. Ad Ankara come detto la forbice tra i due partiti è stata minima. La vittoria di domenica dell’AKP registra anche il calo in termini di preferenze del premier se si pensa che nel 2009, Erdogan aveva incassato l’85% dei voti. In certe aree il Paese appare profondamente spaccato ma continua saldamente ad essere nelle mani del padre padrone Erdogan che, restio a concedere aperture alle opposizioni, promette vendette trasversali.
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