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02/04/2014

Turchia - Contestazioni e proteste dopo le amministrative

La polizia turca ha usato ieri cannoni ad acqua e granate stordenti per disperdere migliaia di manifestanti del partito popolare repubblicano (CHP) radunate davanti alla sede del Consiglio Supremo Elettorale per protestare contro le “irregolarità” avvenute durante le elezioni municipali di domenica. Alla carica di primo cittadino della capitale è stato eletto per pochissimi voti Melik Gokcek del “Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP), compagine politica del premier Erdogan.

Mansur Yavas, il candidato sindaco ad Ankara del CHP, ha chiesto al Consiglio Supremo Elettorale di esaminare le “irregolarità” dopo che un gruppo di 1.000 volontari ha scoperto casi di brogli. Dello stesso avviso anche il collega di partito Aykan Erdemir. “Abbiamo prove di irregolarità” ha tuonato ieri. “Faremo appello al Consiglio Supremo Elettorale per centinaia di urne elettorali”.

Ieri, però, il Consiglio Elettorale, tramite il suo Presidente Sadi Guven, ha negato l’illegittimità del voto e ha parlato di processo legale invitando “i cittadini e i politici a restare calmi”. Secondo i risultati ufficiali, il sindaco dell’AKP, Melik Gokcek, ha vinto con una maggioranza risicata (44,79%) contro il 44,77% del candidato dell’CHP Yavas. Convinto dei brogli, il leader del CHP, Kemal Kilicdaroglu ha ribadito ieri che il suo partito contesterà i risultati sia nella capitale che in altre aree del Paese tra cui Adalia (Antalya). Riconteggi sono già iniziati in diverse parti della Turchia.

Ma le proteste ieri non si sono limitate alla capitale turca. Centinaia di sostenitori del partito curdo “Pace e Democrazia” (BDP) hanno contestato i risultati delle municipali della città di Ceylanpinar, un distretto nella provincia meridionale di Sanliurfa. La risposta della polizia in tenuta antisommossa non si è fatta attendere. Con lacrimogeni e cannoni ad acqua hanno disperso i manifestanti. Un incendio ha distrutto parti del parco Musa Anter della cittadina che dista pochi chilometri dal confine siriano. Anche a Ceylanpinar, in modo molto simile a quanto è accaduto ad Ankara, il candidato dell’AKP al governo ha vinto con pochi voti di scarto rispetto a quello del BDP. “Pace e Democrazia” non accetta i risultati del voto e denuncia brogli e irregolarità durante le elezioni. L’AKP nega le accuse e afferma di aver vinto in modo pulito.

Il Consiglio elettorale, intanto, fa sapere che i risultati finali non saranno annunciati finché tutte le denunce di irregolarità non saranno esaminate. Alle elezioni di domeniche, vinte dal partito di Erdogan, hanno votato 45 milioni di turchi su un totale di 52 milioni di aventi diritto. Le elezioni hanno registrato otto morti negli scontri scoppiati in alcuni seggi elettorali tra i sostenitori dei candidati rivali. Il partito di governo dell’AKP si è aggiudicato oltre il 40% dei voti, contro il quasi 30% del CHP. Al terzo posto il partito nazionalista con poco meno del 20%.
 
I candidati del premier turco si sono assicurati la vittoria in 49 città e province, contro i 32 seggi vinti dall’opposizione. Ma il margine di vittoria è stato minore ad Istanbul, dove l’AKP ha superato il principale partito di Opposizione con un vantaggio di soli 7 punti percentuali. Ad Ankara come detto la forbice tra i due partiti è stata minima. La vittoria di domenica dell’AKP registra anche il calo in termini di preferenze del premier se si pensa che nel 2009, Erdogan aveva incassato l’85% dei voti. In certe aree il Paese appare profondamente spaccato ma continua saldamente ad essere nelle mani del padre padrone Erdogan che, restio a concedere aperture alle opposizioni, promette vendette trasversali.

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