26 anni fa la Thatcher con il Water Act dette vita ad uno dei più grandi furti di un bene pubblico. “Il più grande furto legalizzato della nostra storia”, come lo ha definito persino il conservatore Daily Mail
La
legge sull'acqua (Water Act), approvata dal governo Thatcher nel 1988,
oltre ad essere considerata il fiore all'occhiello del programma di
privatizzazioni del governo, rappresentava un evento senza precedenti,
poiché in altri paesi, anche quando il servizio era stato privatizzato,
ciò era avvenuto attraverso concessioni o licenze di gestione, senza
trasferimento di proprietà delle reti. La Gran Bretagna è stato l'unico
paese ad aver trasferito completamente al settore privato sia il sistema
fognario che quello della distribuzione dell'acqua.
Dopo
un primo tentativo nel 1984, abbandonato in seguito alle proteste
popolari, il processo andò in porto quattro anni dopo, trasformando in
primo luogo i dieci enti erogatori regionali unitari del servizio idrico
(Regional Water Authorities RWAs) in aziende private, e successivamente
mettendole in vendita. Le nuove imprese divennero proprietarie
dell'intero sistema delle acque e dei beni delle vecchie RWAs ed
ottennero la concessione monopolistica del servizio di rifornimento
idrico e di depurazione per 25 anni. Le aziende furono poste in vendita
ad un prezzo del 22% inferiore al loro valore di mercato; per aumentare
la remuneratività delle stesse, il governo si fece carico
dell'ammortamento di tutto l'indebitamento pregresso (oltre 5 miliardi
di sterline) e concesse alle aziende un regime molto favorevole di
fissazione delle tariffe, nonché un'esenzione speciale dal pagamento di
tasse sui profitti. “Il più grande furto legalizzato della nostra
storia” come lo ha definito persino il conservatore Daily Mail.
E
i risultati per i cittadini sono stati più che evidenti: un
esponenziale aumento delle tariffe (50% nei primi quattro anni e una
media del 18% negli anni successivi), con un quinto delle famiglie
indebitate nei confronti della loro azienda idrica, mentre i profitti
dei gestori salirono alle stelle (+142%). Un trend senza soluzione di
continuità anche con il ritorno al governo del partito laburista, come
segnala un rapporto dell'ottobre 2003 della Commissione della Camera dei
Comuni preposta: “Mentre i profitti operativi e i dividendi nel settore
idrico in tutto il mondo sono in discesa a partire dagli anni '90, i
dividendi delle imprese inglesi continuano a crescere”. Con margini di
profitto in Gran Bretagna di tre o quattro volte superiori a quelli
delle medesime imprese in altri paesi europei. Un secondo effetto delle
privatizzazioni ha riguardato l'occupazione del settore, con un taglio
del 21,5% degli addetti, e la drastica caduta della qualità del
servizio, riscontrabile da diversi fattori convergenti: dal
deterioramento della rete idrica, passata in cinque anni dal 9% all'11%
delle condutture definite “in stato sfavorevole”, al netto del
peggioramento della qualità dell'acqua erogata (oltre il 20% senza
rispetto dei cinque parametri fondamentali), fino all'inquinamento, con
tutte e dieci le aziende del servizio idrico, che nel biennio 1997-98
furono riconosciute dai tribunali colpevoli di violazione delle leggi
ambientali e di inquinamento delle acque. Questi brillanti risultati non
hanno ovviamente impedito di premiare il management, gli stipendi del
quale hanno visto un aumento del valore reale tra il 50% e il 200%.
La
trasformazione di un servizio pubblico essenziale alla vita stessa in
un asset ad altissima redditività per i grandi capitali finanziari non
poteva trovare semplificazione migliore. Se nel Cile di Pinochet il
modello neoliberista è stato creato con la violenza di Stato e la
repressione, in Gran Bretagna avvenne per via pacifica ed elettorale ma,
dato il rivolgimento sociale che si prefiggeva, assunse da subito e
nella pratica concreta i caratteri di una “guerra” sociale, con la
necessità di una forte connotazione ideologica. Grazie signora Thatcher!
Articolo
tratto da un capitolo di ”CatasTroika. Le privatizzazioni che hanno
ucciso la società”, scritto da Marco Bersani, edizioni Alegre, 2013
Ennesimo motivo per andare a pisciare sulla tomba della cara Margaret, ricordatevelo nello sventurato caso in cui decideste di trascorrere qualche giorno di vacanza in quel di Londra.
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