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29/09/2014

Il riarmo nucleare del Premio Nobel per la pace


di Manlio Dinucci

Cinque anni fa, nell’ottobre 2009, il presidente Barack Obama fu insignito del Premio Nobel per la Pace in base alla «sua visione di un mondo libero dalle armi nucleari, e al lavoro da lui svolto in tal senso, che ha potentemente stimolato il disarmo». Motivazione che appare ancora più grottesca alla luce di quanto documenta oggi un ampio servizio del New York Times: «L’amministrazione Obama sta investendo decine di miliardi di dollari nella modernizzazione e ricostruzione dell’arsenale nucleare e degli impianti nucleari statunitensi». A tale scopo è stato appena realizzato a Kansas City un nuovo enorme impianto, più grande del Pentagono, dove migliaia di addetti, dotati di futuristiche tecnologie, «modernizzano» le armi nucleari, testandole con avanzati sistemi che non richiedono esplosioni sotterranee. L’impianto di Kansas City fa parte di un «complesso nazionale in espansione per la fabbricazione di testate nucleari», composto da otto maggiori impianti e laboratori con un personale di oltre 40mila specialisti. A Los Alamos (New Mexico) è iniziata la costruzione di un nuovo grande impianto per la produzione di plutonio per le testate nucleari, a Oak Ridge (Tennessee) se ne sta realizzando un altro per produrre uranio arricchito ad uso militare. I lavori sono stati però rallentati dal fatto che il costo del progetto di Los Alamos è lievitato in dieci anni da 660 milioni a 5,8 miliardi di dollari, quello di Oak Ridge da 6,5 a 19 miliardi.

L’amministrazione Obama ha presentato complessivamente 57 progetti di upgrade di impianti nucleari militari, 21 dei quali sono stati approvati dall’Ufficio governativo di contabilità, mentre 36 sono in attesa di approvazione. Il costo stimato è allo stato attuale di 355 miliardi di dollari in dieci anni. Ma è solo la punta dell’iceberg. Al costo degli impianti si aggiunge quello dei nuovi vettori nucleari.

Il piano presentato dall’amministrazione Obama al Pentagono prevede la costruzione di 12 nuovi sottomarini da attacco nucleare (ciascuno in grado di lanciare, con 24 missili balistici, fino a 200 testate nucleari su altrettanti obiettivi), altri 100 bombardieri strategici (ciascuno armato di circa 20 missili o bombe nucleari) e 400 missili balistici intercontinentali con base a terra (ciascuno con una testata nucleare di grande potenza, ma sempre armabile di testate multiple indipendenti).

Viene così avviato dall’amministrazione Obama un nuovo programma di armamento nucleare che, secondo un recente studio del Monterey Institute, verrà a costare (al valore attuale del dollaro) circa 1000 miliardi di dollari, culminando come spesa nel periodo 2024-2029. Essa si inserisce nella spesa militare generale degli Stati Uniti, composta dal bilancio del Pentagono (640 miliardi di dollari nel 2013), cui si aggiungono altre voci di carattere militare (la spesa per le armi nucleari, ad esempio, è iscritta nel bilancio del Dipartimento dell’Energia), portando il totale a quasi 1000 miliardi di dollari annui, corrispondenti nel bilancio federale a circa un dollaro su quattro speso a scopo militare. L’accelerazione della corsa agli armamenti nucleari, impressa dall’amministrazione Obama, vanifica di fatto i limitati passi sulla via del disarmo stabiliti col nuovo trattato Start, firmato a Praga da Stati Uniti e Russia nel 2010 (v. il manifesto del 1° aprile 2010). Sia la Russia che la Cina accelereranno il potenziamento delle loro forze nucleari, attuando contromisure per neutralizzare lo «scudo anti-missili» che gli Usa stanno realizzando per acquisire la capacità di lanciare un first strike nucleare e non essere colpiti dalla rappresaglia.

Viene coinvolta direttamente nel processo di «ammodernamento» delle forze nucleari Usa anche l’Italia: le 70-90 bombe nucleari statunitensi B-61, stoccate ad Aviano e Ghedi-Torre, vengono trasformate da bombe a caduta libera in bombe «intelligenti» a guida di precisione, ciascuna con una potenza di 50 kiloton (circa il quadruplo della bomba di Hiroshima), particolarmente adatte ai nuovi caccia Usa F-35 che l’Italia si è impegnata ad acquistare. Ma di tutto questo, nei talk show, non si parla.

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