Mentre i combattenti curdi del YPG avrebbero arrestato l’avanzata
dell’Isis nella zona di Kobani (Ayn al-Arab in arabo) al confine con la
Turchia dopo giorni di combattimenti, il PKK ha lanciato un appello ai
curdi residenti in Turchia per attraversare la frontiera e combattere lo
Stato islamico, accusando Ankara di collaborare con l’Isis. Lo
riferisce l’AFP, ricordando che il governo turco è stato a
lungo criticato per aver indirettamente contribuito alla nascita
dell’Isis per il sostegno dato agli elementi islamisti nella lotta
contro il regime di Bashar al-Assad.
Kobani, la terza più grande città curda in Siria, e una ventina di
villaggi circostanti sono stati attaccati nella notte tra giovedì e
venerdì dai miliziani dell’Isis e difesi per settantadue ore dai
guerriglieri curdi del YPG, che hanno annunciato di aver arrestato
l’avanzata islamista questa notte aiutati da “alcuni giovani combattenti
provenienti dalla Turchia”. Decine di migliaia di persone sono
fuggite dagli scontri rifugiandosi entro le frontiere di Ankara: oggi
Melissa Fleming, portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati, ha
annunciato che nei giorni scorsi 130 mila profughi provenienti da Kobani
hanno attraversato il confine.
E’ il secondo assedio messo in atto dallo Stato islamico nell’enclave
curda stretta tra i territori conquistati dal Califfato al sud e la
Turchia a nord: a luglio i combattenti del YPG, come ha spiegato il suo
portavoce Redur Xelil alla Reuters, erano stati aiutati da
centinaia di curdi provenienti dalla Turchia. Ora il leader del PKK
Dursun Kalkan ha invitato il popolo curdo a “unire tutte le proprie
forze per aumentare la resistenza”, accusando le autorità turche di
connivenza con lo Stato islamico.
La risposta di Ankara è stata la chiusura di tutti i valichi
di frontiera con la Siria, ufficialmente per evitare ulteriori scontri
con la popolazione curda rifugiata e arrabbiata – ieri l’esercito ha lanciato lacrimogeni e sparato con cannoni ad acqua contro una manifestazione – e ufficiosamente per impedire lo sconfinamento dei “suoi” curdi verso la Siria per combattere l’Isis. Una
delle paure di Ankara, come è stato spiegato questo mese al segretario
Usa per la Difesa Chuck Hagel, è che le armi donate dalla coalizione
internazionale alle formazioni che combattono l’Isis – e quindi anche al
YPG – finiscano nelle mani dei separatisti curdi di Turchia. E intanto migliaia di profughi curdi e siriani arrivati davanti ai valichi chiusi aspettano al di là del filo spinato.
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