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22/09/2014

L’austerità si abbatte su Belgrado: tagli a pensioni e salari

Il governo serbo di centrodestra ha deciso di imporre al paese un pesante pacchetto di misure di austerità dirette “a risanare” l'economia dissestata del Paese balcanico, che soffre per un crescente debito pubblico, un alto deficit di bilancio, una disoccupazione superiore al 20% e un allargarsi delle disuguaglianze sociali. Che ovviamente i tagli non faranno altro che accrescere.

Il premier conservatore Aleksandar Vucic, alla guida di un governo scaturito dalle elezioni del marzo scorso, ha affermato che il Paese “non può più permettersi di spendere più di quanto incassi”, e che è quindi giunto il momento di passare a misure dolorose ma non più procrastinabili.
In un intervento realizzato alla televisione pubblica Rts, Vucic ha annunciato in particolare tagli alle pensioni e ai salari nel pubblico impiego, risparmi generalizzati nella pubblica amministrazione, un forte contrasto all'economia sommersa, riduzioni dei sussidi alle compagnie pubbliche e un rafforzamento del settore privato (cioè nuove privatizzazioni).
Dai tagli saranno tuttavia escluse le pensioni e gli stipendi del pubblico impiego inferiori ai 25 mila dinari (circa 210 euro), quota già largamente insufficiente a vivere in un paese in cui i prezzi stanno rapidamente crescendo.

I salari pubblici superiori a tale quota subiranno però una riduzione del 10%-10,5%, mentre per le pensioni i tagli saranno progressivi: fra 25 mila e 30 mila dinari la riduzione sarà del 3,1%, fra 30 mila e 35 mila del 6%, fra 35 mila e 40 mila del 9%. Le pensioni superiori a 40 mila dinari subiranno tagli maggiori, e quelle di 100 mila dinari (840 euro circa) saranno ridotte del 15%-16%.

Dai tagli a pensioni e stipendi nel pubblico impiego - ha osservato il premier - lo stato conta di ottenere 400 milioni di euro, che saliranno a 700 milioni con le altre misure di risparmio previste. "Dobbiamo risparmiare il più possibile, a cominciare dai ministeri, dai servizi", ha detto Vucic, secondo il quale le misure di austerità riguarderanno anche i consumi energetici e di carburante nelle Forze armate e in polizia. Il governo, ha aggiunto, ridurrà i sussidi alla compagnia nazionale del gas (Srbijagas) e alle Ferrovie statali (Zeleznice Srbije), con un conseguente aumento delle tariffe per consumatori e passeggeri.

Misure che piacciono al governo italiano, in attesa delle reazioni politiche, sociali e sindacali a Belgrado. “Un passo positivo e coraggioso per la soluzione della crisi economica” è stato infatti il commento a caldo dell'ambasciatore di Roma a Belgrado, Giuseppe Manzo. In alcune dichiarazioni concesse all’agenzia di stampa Tanjug, Manzo ha elogiato il pacchetto lacrime e sangue del governo serbo, ribadendo il pieno appoggio al cammino europeo della Serbia da parte dell'Italia, che è il maggior partner economico del Paese balcanico. "Credo che si debba incoraggiare il governo serbo a continuare il suo lavoro, attraverso le riforme e le misure di risanamento economico, che andranno a vantaggio dei cittadini serbi e dell'avanzamento della Serbia verso la Ue", ha detto l'ambasciatore d'Italia.

Nonostante la serietà della situazione economica e di bilancio, Vucic ha tuttavia rassicurato sui timori di insolvenza del Paese, affermando che la Serbia è ben lontana dalla bancarotta, ipotizzata da alcuni analisti e parte dei media. "La Serbia è solvente, e noi abbiamo fondi a sufficienza fino al prossimo aprile, anche senza fare nuovi debiti", ha detto.

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