22/09/2014
L’ Aghanistan follia Chi vince è Presidente chi perde è Premier
La lottizzazione perfetta. Chi vince fa il Presidente della Repubblica e chi perde fa il Capo del Governo. Quando mai potranno sperare di vincere i cittadini afghani non l’ha scritto nessuna delle infinite guerre che hanno martirizzato il Paese. L’immobilismo tra i Signori della guerra e dell’oppio.
L’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani Ahmadzai è il nuovo presidente dell’Afghanistan. Ghani, che ha sconfitto Abdullah Abdullah, succede ad Hamid Karzai nel primo trasferimento formalmente democratico dei poteri presidenziali della storia afghana. «La Commissione ha verificato in base ai voti espressi che Ghani è il nuovo presidente e Abdullah il ‘Chief executive’ del futuro governo». Poi il presidente della Commissione elettorale indipendente si è congedato senza ufficializzare i risultati elettorali contestati, secondo cui Ghani aveva oltre 750.000 voti di vantaggio su Abdullah.
Qualche ora prima i due candidati del ballottaggio presidenziale, Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani, avevano firmato un’intesa per la costituzione, una volta annunciato il nome del successore di Hamid Karzai, di un governo di unità nazionale guidato da un ‘Chief Executive’ che sarà designato dallo sconfitto. La firma sul documento, frutto di molte settimane di trattative, ha l’avallo anche della casa Bianca perché, “aiuta a chiudere la crisi politica e riporta fiducia per il futuro”. Formule diplomatiche per un pateracchio che - azzarda Washington - “rispetta la volontà del popolo afgano”.
Il Segretario di Stato americano Kerry non si contiene ed esagera. «I due candidati nel ballottaggio presidenziale hanno mostrato di avere realmente una levatura da statisti e hanno assicurato che la prima transizione democratica nella storia del Paese cominci con un progetto di unità nazionale». Kerry celebra il suo ruolo di mediatore nella crisi scatenata dalla “ribellione” di Abdullah contro la Commissione elettorale indipendente. E ammette: «Gli americano sanno bene che la strada verso la democrazia è piena di ostacoli e di sfide, ma che è la strada che porta al posto migliore». Applausi.
Dopo di che, il capo della diplomazia americana ha dovuto anche dire qualche cosa di sensato prima della fuga di tutte le truppe Usa e Nato. «Non sono alla fine di tutto. Deve invece essere un inizio, in cui l’Afghanistan e la sua gente avanzano in una agenda di riforme e migliorano questo sistema elettorale». Tradotto: datevi da fare voi perché il sistema che abbiamo messo in piedi fa veramente schifo. Secondo Kerry, infine, «La firma di un Accordo bilaterale per la sicurezza, uno con gli Usa e uno con la Nato, apriranno un nuovo capitolo nella nostra duratura partnership con l’Afghanistan».
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