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22/09/2014

Alcune considerazioni sulla guerra civile in Ucraina

1) La guerra popolare nell’est dell’Ucraina è una guerra di classe, nazionale (contro l’imperialismo americano ed europeo) e sociale (rovesciamento del potere oligarchico ed avvio di un sistema politico fondato sulla democrazia diretta ed il potere popolare) insieme. Come ebbe ad intuire già Lenin e poi come riaffermato con forza da Stalin, quando la borghesia abbandona la bandiera dell’indipendenza nazionale spetta ai comunisti raccoglierla e saldarla con la lotta di classe. Ed infatti, dopo la rivoluzione d’Ottobre, tutte le rivoluzioni vittoriose hanno saldato la lotta per l’indipendenza e la dignità nazionali dall’oppressione imperialistica con la lotta per la trasformazione socialista della società: è successo in Cina, in Corea, in Vietnam, a Cuba, in Algeria, in Angola e Mozambico ed in altri paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, anche se poi in alcuni di questi paesi (Algeria, Egitto, Indonesia, ecc.) la rivoluzione sociale non è stata portata a termine o addirittura si è avviato un processo controrivoluzionario (Egitto e Indonesia). E’ successo recentemente, tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI in Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua che costruiscono un nuovo modello di società socialista e vi sono le condizioni in altri paesi dell’America Latina per unire la lotta per l’indipendenza economica dall’imperialismo con le trasformazioni sociali (Brasile, Argentina, Cile, Uruguay).

2) In nuce dallo scontro di classe che si sta sviluppando nell’Ucraina dell’est si determineranno le condizioni oggettive, che richiedono però l’altrettanto sviluppo delle condizioni soggettive (costruzione o rafforzamento del partito comunista) per un’inversione rivoluzionaria in Europa.

3) La borghesia russa che ha preso il potere dopo il crollo dell’Urss si trova tra due fuochi: da un lato deve subire questa guerra popolare che può creare le condizioni per la rinascita dei Soviet e per la ricostituzione dell’Unione Sovietica; dall’altro con il colpo di stato in Ucraina e con l’adesione dell’Ucraina all’UE e poi alla Nato si completa l’accerchiamento militare della Russia. E questo per la Russia è inaccettabile, pena la sottomissione definiva agli USA ed il suo ridimensionamento come grande potenza. Di fatto dopo il crollo dell’Urss vi è stato un ridimensionamento della Russia, ma con Putin è iniziato un processo di riaggregazione dello spazio ex-sovietico che sta entrando in conflitto con l’egemonia Usa e con l’aspirante egemonia dell’UE. Ed infatti sia gli Usa che l’UE sono accomunati per impedire questa aggregazione, come la futura Unione Doganale Euro-Asiatica.

4) Lo spirito nazionale in Russia è molto forte e si basa su uno storico retroterra culturale che affonda le radici nella storia del mondo slavo, del quale la Russia è stata ed è protagonista principale. Ma le vicende della Russia moderna e contemporanea sono state e sono interessate non solo dall’espressione di questa cultura bensì dall’importazione ad ondate di aspetti ideologici e culturali del capitalismo occidentale, prima dall’Europa, oggi dagli Usa, per schiacciare la tradizione slava. In Russia esistono ed hanno però scarsi consensi elettorali partiti e circoli culturali legati all’influenza dell’imperialismo americano ed europeo. Nell’ultima fase e dopo il crollo dell’Urss erano più forti, ma con il fallimento di Eltsin si sono molto indeboliti.

5) La borghesia monopolistica di stato e privata della Russia si deve dimenare tra la necessità di mantenere il potere e difendere l’unità nazionale per impedire una nuova rivoluzione sovietica da un lato e dall’altro per impedire di sottomettersi all’egemonia Usa. Per questo sostiene con molta prudenza la ribellione nell’est dell’Ucraina auspicando una soluzione politica e diplomatica. Ma nel popolo russo la solidarietà con i fratelli russi e russofoni che stavano per essere sottomessi dalla dittatura nazifascista di Kiev è molto più forte di quanto manifesta il governo. Per questi motivi ex ufficiali e soldati dell’Armata rossa sono andati a difendere le nascenti repubbliche popolari del Donbass. Si sta profilando una nuova “guerra di Spagna”: due campi di classi opposte con opposte solidarietà internazionali. Se vincerà la coalizione antinazista ed antimperialista si creeranno le condizioni per uno spostamento a sinistra della Russia e per la crisi politica della Unione Europa (quella economica da tempo fa il suo corso ed ovviamente si riflette sulla politica), espressione del grande capitale finanziario e dei grandi monopoli privati e semi-pubblici (e non visione illuministica dei popoli europei che tanto seduce o fa comodo dire ai gruppi tipo SEL ed altri in Europa!) protesi a realizzare grandi profitti, soprattutto attraverso la riduzione dei livelli salariali europei e la conquista di nuovi mercati per competere con Usa e Cina. Il Giappone è stato con le varie crisi finanziarie abbastanza ridimensionato ed il desiderio delle classi dominanti di pensare al revanscismo trova fertile terreno nella politica americana protesa a contenere la Cina, ma rimane nulla più che un desiderio. E sulla crisi in Ucraina, la Cina ha però preso una posizione distaccata, apparentemente neutrale, a differenza dei paesi socialisti latino-americani che si sono apertamente schierati con le repubbliche popolari del Donbass. Bisogna riconoscere che la Cina è impegnata in un grande sforzo  di crescita economica nella convinzione di superare nell’arco di qualche decennio gli Usa. L’accento principale sulla lotta economica tra socialismo e capitalismo che è un aspetto reale della lotta di classe a livello internazionale, ma non il solo, sembra riduttivo rispetto alla complessità dello scontro.

Fonte

Il punto 2, al momento, lo vedo molto al di là da venire, giusto per usare un eufemismo.

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