02/10/2014
Documenti rivelano: “Kissinger voleva distruggere Cuba”
Chi conosce la storia della pluridecennale aggressione statunitense contro Cuba socialista probabilmente non si stupirà più di tanto, ma i documenti emersi recentemente sui piani dell’amministrazione di Washington per ‘distruggere Cuba’ negli anni ’70 chiariscono ancor meglio la tracotanza della Casa Bianca contro la piccola ‘isla rebelde’ a poche decine di miglia dai propri confini.
Henry Kissinger, all’epoca Segretario di Stato, nel 1976 ordinò l’elaborazione di un piano urgente per sferrare bombardamenti aerei contro l’Avana in segno di rappresaglia per l’intervento delle forze armate cubane a fianco dei patrioti angolani dell’Mpla che cercavano di difendere l'appena conquistata indipendenza dal Portogallo contro gli assalti di due movimenti reazionari – l’Unita e l’Flna – attivamente sostenuti proprio dagli Stati Uniti e dal regime segregazionista sudafricano.
I piani di Kissinger sono stati resi noti al grande pubblico dal ‘New York Times’ che ha avuto accesso ad alcuni documenti governativi custoditi finora nella Biblioteca Presidenziale di Gerald Ford e pubblicati su richiesta del gruppo di ricerca National Security Archive. Spiega il quotidiano che i documenti in questione sono stati pubblicati e raccolti in un libro intitolato 'Black channel to Cuba' curato dagli esperti William M. LeoGrande, docente all’Università Americana, e Peter Kornbluh, direttore dell’archivio del Progetto di Documentazione su Cuba.
Le carte rivelano che Kissinger era letteralmente imbestialito per la decisione di Fidel Castro di sostenere gli indipendentisti angolani mettendosi di traverso rispetto alla strategia di Washington nell’Africa Australe, al punto da predisporre piani per bombardare e invadere l’isola. Il progetto approntato da alcuni generali prevedeva un bombardamento a tappeto dei porti, degli aeroporti e delle installazioni militari cubane, e poi l’invio di alcuni battaglioni di marines tramite la base Usa di Guantanamo allo scopo di ‘distruggere’ Cuba. “Prima o poi dovremmo colpire i cubani” avrebbe detto Kissinger al presidente Gerald Ford nel corso di una riunione nella Sala Ovale della Casa Bianca nel febbraio del 1976, almeno stando alle trascrizioni di quanto i due si dissero allora. "Se decidiamo di usare la nostra potenza militare dobbiamo avere successo” disse Kissinger, aggiungendo: "Non ci devono essere mezze misure: non otterremo nessun risultato se usiamo la nostra forza militare con moderazione. Se decidiamo per il blocco militare questo deve essere spietato, rapido ed efficiente” spiegò al Presidente che manifestò il suo consenso, e ai massimi responsabili del Pentagono e della Cia. Tra i quali, secondo il 'New York Times', c’era anche Donald Rumsfeld.
Nel periodo precedente Henry Kissinger, che fu Ministro degli Esteri dal 1973 al 1977, cercò di portare avanti trattative riservate con l’Avana per migliorare, almeno apparentemente, le relazioni tra Stati Uniti e Cuba, e secondo quanto affermano i due estensori del libro che raccoglie i documenti finora riservati l’intervento militare cubano in Angola intralciò i piani della Casa Bianca e del Pentagono a tal punto da convincere il Segretario di Stato della necessità di imporre al presidente Ford una ‘soluzione drastica’ nei confronti di Castro e della Rivoluzione Socialista.
“Kissinger, il giocatore globale di scacchi, si sentì insultato perché un piccolo paese stava rovinando i piani (di Washington, ndr) in Africa ed era quindi disposto a scatenare la forza imperiale degli Stati Uniti contro Fidel Castro” scrive Kornbluh.
Alla fine però i piani di Kissinger contro Cuba vennero accantonati dopo che le elezioni presidenziali del 1976 le vinse Jimmy Carter. Che non era certo un pacifista, ma aveva semplicemente altri piani in altre zone del pianeta. Anche perché lo stesso Kissinger aveva avvertito che i suoi progetti – bombardamenti a tappeto e blocco militare dell’isola – avrebbero potuto scatenare una forte reazione dell’Unione Sovietica e condurre addirittura ad un conflitto diretto con Mosca.
Contattato dal New York Times, Kissinger, che ha 91 anni, ha preferito non commentare, così come Donald Rumsfeld.
Fonte
Una superpotenza nucleare diretta ed amministrata da pazzi scriteriati, il bello è che poi si consumano fiumi d'inchiostro per denunciare quanto fosse fuori di testa Stalin.
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