In un comunicato postato su Twitter da
an-Nusra due giorni fa, il gruppo qaedista ha detto di aver presentato
ad un negoziatore del Qatar tre proposte per la liberazione di ciascun
soldato libanese: il rilascio di 10 “fratelli” (come li
definisce il movimento jihadista) detenuti in Libano; libertà per sette
fondamentalisti reclusi nelle celle libanesi e 30 donne “prigioniere” in
Siria; rilascio di 6 militanti arrestati da Beirut e di 50 donne
attualmente nelle carceri del regime siriano. Secondo la nota la
consegna delle donne rilasciate dovrà avvenire in Qatar o in Turchia
mentre quella degli uomini avrà luogo nei pressi di Ersal. Il gruppo
qaedista ha dichiarato, inoltre, di aver trasmesso al negoziatore di
Doha la lista dei nomi dei prigionieri che i jihadisti vorrebbero
liberare. Secondo alcuni fonti intervistate dalla Reuters, tra i
nomi dovrebbero esserci anche quelli dei fondamentalisti islamici
arrestati durante gli scontri del 2007 nel campo rifugiati palestinesi
di Nahr al-Bared.
Non è ancora chiaro se tra i soldati rapiti vi siano
anche quelli catturati dallo “Stato islamico” (Is) nella stessa
battaglia di Ersal [cittadina a confine con la Siria, ndr]
Le famiglie dei militari nelle mani dei gruppi
jihadisti protestano da tempo per la liberazione dei loro cari. La loro
rabbia ha spesso dato vita a veri e propri pogrom contro i rifugiati
siriani (oltre un milione quelli presenti in Libano) ritenuti tout
court complici di Is e Nusra. Nel tentativo di fare pressioni su una
indifferente classe politica, i parenti dei soldati hanno bloccato in
più occasioni le strade del Paese. Sono poco meno di una trentina i
militari rapiti dai fondamentalisti islamici a Ersal. Tre di questi sono
stati assassinati (due di loro decapitati).
Una decina di giorni fa duri scontri sono scoppiati nella città di Tripoli (nord del Libano) tra forze armate libanesi e miliziani jihadisti. La battaglia è durata per tre giorni consecutivi e ha lasciato sul terreno oltre 40 morti. Tra le vittime anche 8 civili.
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