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03/11/2014

Turchia - La maggior parte dei turchi è favorevole al processo di pace con i curdi

Secondo un recente sondaggio condotto dall’organizzazione Metropoll, la maggior parte dei cittadini turchi (54,9%) si oppone alla politica estera del governo Davutoglu in Siria e ritiene che il dialogo tra Ankara e il partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) – fuorilegge per le autorità locali – debba continuare (58%). Il 49,8%, inoltre, considera infruttuosi i “negoziati di pace” iniziati nel 2013 per porre fine al trentennale conflitto tra turchi e curdi.

Al sondaggio hanno partecipato 2.752 persone di 28 province differenti del Paese.

Altro dato interessante che emerge dallo studio di Metropoll è che la quasi totalità dei cittadini turchi (92,5%) è contraria allo “Stato Islamico d’Iraq e Levante” (Isil). Voci leggermente fuori dal coro sono i sostenitori del Partito Felicità (Saadet), noti per i loro valori religiosi radicali. Il 14,3% di loro, infatti, mostra simpatia per i fondamentalisti islamici. Tuttavia, il 43,7% ritiene il Pkk più pericoloso dell’Isil per lo stato turco (il 41,6% afferma il contrario). Il 4%, invece, pone la pericolosità del partito di Ocalan e dei jihadisti sullo stesso livello.

In seguito ai recenti attacchi ai soldati turchi il “processo di pace” tra Ankara e i curdi è ormai moribondo. Il governo turco ha congelato il dialogo sia con il partito rivale dell’HDP (Partito democratico del Popolo) sia con il leader del PKK incarcerato Abdullah Ocalan. Già da mesi i negoziati tra le due parti sono in una fase di stallo.
 
Secondo più della metà dei turchi la situazione nel Paese sta peggiorando (il 34,4% afferma il contrario). Il 13,3 sostiene, invece, che è rimasta immutata. Il dato è ancora più interessante se lo si confronta a quello del dicembre 2011 (anno in cui sono iniziate le “primavere arabe”). Allora il 53,6% si mostrava fiducioso sul futuro del Paese, mentre solo il 39,7% si dichiarava pessimista.

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