Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/09/2015

Bahrein - Il confine tra interessi e diritti umani

di Francesca La Bella

Con una dichiarazione congiunta presso la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, 32 Paesi mondiali hanno espresso la loro preoccupazione per lo stato della tutela dei diritti umani in Bahrein. Secondo il portavoce del gruppo, l’ambasciatore svizzero Alexandre Fasel, nonostante alcune piccole migliorie introdotte di recente come la nomina di un difensore civico o la creazione di una commissione per i diritti dei detenuti, nel piccolo Paese del Golfo esisterebbe un grave deficit di tutela per quanto riguarda i diritti fondamentali: violazioni sistematiche della libertà di opinione e di associazione; mancata garanzia di giusto processo; condizioni di detenzione inadeguate; detenzione di minori per reati di opinione o di piazza; segnalazione di casi di tortura e di trattamenti degradanti non penalmente perseguiti.

A questi dati si aggiungano quelli forniti in questi anni da agenzie internazionali e organizzazioni interne al Paese. I report sullo stato dei diritti in Bahrein parlano di arresti arbitrari, di discriminazioni della popolazione sciita, di violenze e torture dentro e fuori dalle carceri. Dal 2011 circa 90 sono stati i morti accertati negli scontri e centinaia gli arrestati, molti partiti sono stati messi fuori legge e leader politici di rilievo sono stati condannati per incitazione della violenza e sovvertimento dell’ordine. Da molto tempo, associazioni e forze di opposizione interne denunciano questa situazione e la presa di posizione internazionale potrebbe dar loro nuova forza a fronte di un panorama d’area poco propizio.

A questo proposito, infatti, è necessario sottolineare come le dinamiche interne al Bahrein siano strettamente collegate a quelle dei vicini d’area, Arabia Saudita in primis. In questo senso, è significativo che, mentre a livello internazionale si discute sullo stato dei diritti bahreiniti, il re del Bahrein Hamad bin Isa Al-Khalifa venga accolto in Arabia Saudita dal re Salman bin Abdel Aziz e che durante la visita venga ribadita la vicinanza e la cooperazione tra i due Paesi. Fin dalle prime manifestazioni contro il Governo nel 2011, l’appoggio saudita alla corona bahreinita è stato uno dei fattori che maggiormente ha garantito solidità del potere centrale a fronte della crescita di movimenti di opposizione e della partecipazione popolare alle proteste.

I sauditi non sono, però, gli unici partner della corona del Bahrein. E’ notizia di pochi giorni fa di una nuova commessa per l’italiana Finmeccanica-Selex Es di oltre 50 milioni di euro per l'ammodernamento di sei unità navali della Royal Bahrein Naval Force. Questo non sarebbe, però, il primo contratto tra l’azienda italiana e il governo di Manama. In passato, Selex Es avrebbe, infatti, fornito sistemi radar di sorveglianza per l’aviazione civile e per la Bahrein Air Force. Alla luce di questo fatto, spicca ancor di più la mancata adesione italiana alla denuncia dello stato dei diritti Bahreiniti. A tal proposito Human Rights Watch, esprimendo plauso per la dichiarazione e aderendo all’appello per l’invio in Bahrein del commissario speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, avrebbe sottolineato con delusione come Paesi come la Spagna e l’Italia abbiano scelto di dare priorità alla politica anziché ai diritti.

Nonostante si tratti di un piccolo Paese, gli interessi in campo trascendono, dunque, dalle dinamiche interne andando ad investire questioni più ampie. In tal senso è utile ricordare che anche in Bahrein trova espressione la più ampia contrapposizione tra Arabia Saudita e Iran. La pervasività del problema è tale che domenica scorsa la portavoce del ministero degli Esteri iraniano Marzieh Afkham ha affermato che il governo del Bahrein alzerebbe il livello di tensione nel Paese accusando l’Iran di sostenere e armare le opposizioni. A fronte di questo contesto, la possibile soluzione delle questioni interne e la liberazione dei molti prigionieri politici ospitati nelle prigioni del Regno sembra ancora molto lontana.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento