La campagna elettorale che si chiuderà con le elezioni anticipate del 20 settembre potrebbe essere per Syriza assai più complicata di quanto previsto dal suo stato maggiore al momento delle dimissioni del governo.
Uno scoglio è sicuramente rappresentato dalla decisione, da parte del Consiglio della Regione delle Isole Ioniche, di sottoporre a referendum la misura approvata dall’esecutivo di Atene sotto dettatura di Berlino e Bruxelles che impone la privatizzazione degli aeroporti del paese. Ben quattro degli scali sono situati nelle Isole i cui rappresentanti hanno deciso di chiamare la popolazione a esprimersi sulla svendita su proposta del presidente della Regione, Theo Galiatsatou.
"La decisione affrettata del Consiglio di politica economica del 13 agosto per l'assegnazione di 14 aeroporti greci al consorzio tedesco Fraport per la loro gestione è uno sviluppo molto negativo per le isole Ionie. Come sappiamo quattro degli aeroporti in vendita, quelli di Corfù, Aktion, Cefalonia e Zante sono cruciali per le comunicazioni nella regione e per l'economia del turismo locale. L'impatto sull'economia sarà estremamente negativo. Vogliamo riaffermare la nostra opposizione, visto che è una decisione contraria agli interessi locali e nazionali" ha detto Galiatsou. L’unica consolazione per Tsipras e la Troika è che il referendum dovrebbe essere tenuto dopo le elezioni legislative del 20 settembre, ma certo il fatto stesso che sia stato convocato rappresenta una grana non secondaria per chi vorrebbe che le decisioni degli eurocrati rimanessero blindate nei propri uffici.
Intanto gli ultimi sondaggi danno un testa a testa tra Syriza e Nea Dimokratia, accreditati rispettivamente al 26 e al 25%, con una quota di indecisi pari a circa il 10%. Almeno così dice la rilevazione effettuata dalla società Pulse per Action 24 Tv.
Difficilmente Tsipras potrà stravincere come era avvenuto lo scorso 25 gennaio, e anche se Syriza si piazzasse in testa arriverebbe assai lontana dalla maggioranza assoluta e dovrebbe quindi allearsi con altre forze politiche per poter governare. Tenendo conto che i suoi ex alleati di Anel – destra nazionalista – sono addirittura dati sotto al 3% e quindi fuori dal parlamento, Tsipras dovrebbe chiedere il sostegno dei cosiddetti ‘partiti dell’establishment’, con i quali però l’ex primo ministro ha affermato di non voler assolutamente governare.
Posizione smentita ieri da alcuni suoi stretti collaboratori che invece hanno fatto capire di non disdegnare una possibile collaborazione con i centristi di To Potami o con i socialisti del Pasok alleati con ciò che rimane di Sinistra Democratica (Dimar). Secondo alcuni leader di Syriza, tra i quali Nikos Voutsis e Olga Gerovasili, la decisione di chiudere a possibili coalizioni di governo potrebbe ritorcersi contro il partito e fargli perdere voti. Allarme raccolto dall'ex sottosegretario alla Presidenza Nikos Pappas che ha fatto sapere che se dalle elezioni non uscirà un verdetto univoco “tutte le possibilità restano aperte”.
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