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02/09/2016

Libia: vincere una battaglia non significa vincere la guerra

di Francesca La Bella

Il mandato statunitense per i bombardamenti in Libia è ufficialmente scaduto: 104 raid in 30 giorni che avrebbero indotto un arretramento significativo delle forze dello Stato Islamico (IS) a Sirte, secondo quanto riportato dalla rivista statunitense Stars and Stripes. L’operazione non sembra, però, destinata a concludersi date le difficoltà in cui versa il Governo di Fayez al Sarraj e l’indeterminatezza della situazione sul campo di battaglia. In quest’ottica si legga l’incontro del 25 agosto a Stoccarda (Germania) tra il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) libico, il comandante in capo del comando USA per l’Africa (Africom), Thomas Waldhauser, e l’inviato speciale di Washington in Libia, Jonathan Winer. Un incontro per ribadire la necessità del Governo libico di un supporto diplomatico e militare da parte degli alleati stranieri per riuscire a contenere le forze islamiste nel nord del Paese e mantenere un efficace controllo del territorio.

Per quanto la battaglia finale per Sirte sia ormai alle porte, il percorso verso una reale risoluzione del conflitto sembra, infatti, ancora molto lontano. Da un lato l’attacco definitivo contro le forze dell’IS a Sirte rischia di risultare inutile, come dichiarato dal Generale Mohammed Al-Ghasri delle forze di Misurata, se non dovesse riuscire ad impedire l’esodo dei miliziani verso altre aree dove potrebbero riorganizzarsi come fu con lo spostamento da Derna a Sirte. Dall’altro un’eventuale sconfitta delle forze islamiste priverebbe i due principali attori della contesa libica, GNA e Governo di Tobruk, di un nemico comune con conseguenze disgregative di ampia portata. Per quanto in questi lunghi mesi, la battaglia contro lo Stato Islamico non sia riuscita a cementare un fronte comune e il presidente del Parlamento libico di Tobruk Aquila Saleh e il Generale Khalifa Haftar abbiano agito in maniera indipendente, ponendosi in netta contrapposizione con il GNA, una fase di maggiore tranquillità dei campi di battaglia potrebbe aprire ad una nuova pagina del conflitto di potere tra le due parti.

A seguito dell’ennesimo voto contrario da parte di Tobruk, il GNA, nonostante le vittorie sul campo, continua a perdere legittimità agli occhi della popolazione. Per quanto le strutture economiche e la quasi totalità delle forze internazionali si siano schierate al fianco di Tripoli, infatti, la fiducia interna sembra essere in netto calo a causa della mancanza di politiche di miglioramento delle condizioni socio-economiche mentre aumenta il radicamento di Haftar in Cirenaica. La sostituzione dei sindaci di Ajdabiya and Benghazi con dei governatori militari e la sempre più massiccia presenza di unità militari fedeli al Generale nell’area petrolifera di Zuetina, danno la dimensione di un’occupazione tangibile dei centri politici ed economici della regione.

La forza di Tobruk, in buona parte dipendente dal legame privilegiato con l’Egitto di Al Sisi, rischia, però, di essere anche la sua debolezza. La necessità del supporto egiziano è risultata evidente in questi mesi. Nei giorni scorsi, il Capo di Stato maggiore della Camera dei Rappresentanti di Tobruk (HoR), Abdelraziq Al-Nathori, ha, ad esempio, dichiarato di voler delegare alle forze armate egiziane il controllo del confine Libia-Egitto e di quello Libia-Sudan, dati gli impegni militari sul campo delle forze libiche. Parallelamente, però, il Cairo sembra aver parzialmente modificato il proprio approccio al GNA, avviando un percorso di colloqui e di aperture verso Sarraj e il suo Governo. Così, se da un lato, il vice-premier del Governo libico, Ahmed Maitig, condannando le politiche di Tobruk nel Paese, non stigmatizza l’atteggiamento del Cairo e apre alla mediazione con l’Egitto, lo stesso Governo di Al Sisi dimostra la propria disponibilità al compromesso. Durante gli incontri del 27 agosto della commissione Libia, si è giunti ad un accordo sulla circolazione di cittadini libici in Egitto senza visto e, a seguito dell’incontro con l’inviato ONU in Libia, Martin Kobler, il Ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abou Zaid ha espresso la soddisfazione dell’Egitto per la decisione del GNA di modificare la propria lista dei parlamentari.

Il rischio è, dunque, che, una volta indotto l’arretramento dello Stato Islamico, la dipendenza dal supporto internazionale possa ridefinire le alleanze e le politiche dei due attori o ad una recrudescenza delle tensioni qualora manchi una convergenza di interessi tra le parti.

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