di Francesca La Bella
Il mandato statunitense per i bombardamenti in Libia è ufficialmente scaduto:
104 raid in 30 giorni che avrebbero indotto un arretramento
significativo delle forze dello Stato Islamico (IS) a Sirte, secondo
quanto riportato dalla rivista statunitense Stars and Stripes.
L’operazione non sembra, però, destinata a concludersi date le
difficoltà in cui versa il Governo di Fayez al Sarraj e
l’indeterminatezza della situazione sul campo di battaglia. In
quest’ottica si legga l’incontro del 25 agosto a Stoccarda (Germania)
tra il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) libico, il
comandante in capo del comando USA per l’Africa (Africom), Thomas
Waldhauser, e l’inviato speciale di Washington in Libia, Jonathan Winer.
Un incontro per ribadire la necessità del Governo libico di un
supporto diplomatico e militare da parte degli alleati stranieri per
riuscire a contenere le forze islamiste nel nord del Paese e mantenere
un efficace controllo del territorio.
Per quanto la battaglia finale per Sirte
sia ormai alle porte, il percorso verso una reale risoluzione del
conflitto sembra, infatti, ancora molto lontano. Da un lato
l’attacco definitivo contro le forze dell’IS a Sirte rischia di
risultare inutile, come dichiarato dal Generale Mohammed Al-Ghasri delle
forze di Misurata, se non dovesse riuscire ad impedire l’esodo dei
miliziani verso altre aree dove potrebbero riorganizzarsi come fu con lo spostamento da Derna a Sirte. Dall’altro
un’eventuale sconfitta delle forze islamiste priverebbe i due
principali attori della contesa libica, GNA e Governo di Tobruk, di un
nemico comune con conseguenze disgregative di ampia portata.
Per quanto in questi lunghi mesi, la battaglia contro lo Stato Islamico
non sia riuscita a cementare un fronte comune e il presidente del
Parlamento libico di Tobruk Aquila Saleh e il Generale Khalifa Haftar
abbiano agito in maniera indipendente, ponendosi in netta
contrapposizione con il GNA, una fase di maggiore tranquillità dei campi
di battaglia potrebbe aprire ad una nuova pagina del conflitto di
potere tra le due parti.
A seguito dell’ennesimo voto contrario
da parte di Tobruk, il GNA, nonostante le vittorie sul campo, continua a
perdere legittimità agli occhi della popolazione. Per quanto le
strutture economiche e la quasi totalità delle forze internazionali si
siano schierate al fianco di Tripoli, infatti, la fiducia interna sembra
essere in netto calo a causa della mancanza di politiche di
miglioramento delle condizioni socio-economiche mentre aumenta il
radicamento di Haftar in Cirenaica. La sostituzione dei sindaci
di Ajdabiya and Benghazi con dei governatori militari e la sempre più
massiccia presenza di unità militari fedeli al Generale nell’area
petrolifera di Zuetina, danno la dimensione di un’occupazione tangibile
dei centri politici ed economici della regione.
La forza di Tobruk, in
buona parte dipendente dal legame privilegiato con l’Egitto di Al Sisi,
rischia, però, di essere anche la sua debolezza. La necessità
del supporto egiziano è risultata evidente in questi mesi. Nei giorni
scorsi, il Capo di Stato maggiore della Camera dei Rappresentanti di
Tobruk (HoR), Abdelraziq Al-Nathori, ha, ad esempio, dichiarato di voler
delegare alle forze armate egiziane il controllo del confine
Libia-Egitto e di quello Libia-Sudan, dati gli impegni militari sul
campo delle forze libiche. Parallelamente, però, il Cairo sembra
aver parzialmente modificato il proprio approccio al GNA, avviando un
percorso di colloqui e di aperture verso Sarraj e il suo Governo.
Così, se da un lato, il vice-premier del Governo libico, Ahmed Maitig,
condannando le politiche di Tobruk nel Paese, non stigmatizza
l’atteggiamento del Cairo e apre alla mediazione con l’Egitto, lo stesso
Governo di Al Sisi dimostra la propria disponibilità al compromesso.
Durante gli incontri del 27 agosto della commissione Libia, si è giunti
ad un accordo sulla circolazione di cittadini libici in Egitto senza
visto e, a seguito dell’incontro con l’inviato ONU in Libia, Martin
Kobler, il Ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abou Zaid ha espresso la
soddisfazione dell’Egitto per la decisione del GNA di modificare la
propria lista dei parlamentari.
Il rischio è, dunque, che, una volta indotto l’arretramento dello Stato Islamico, la
dipendenza dal supporto internazionale possa ridefinire le alleanze e
le politiche dei due attori o ad una recrudescenza delle tensioni
qualora manchi una convergenza di interessi tra le parti.
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