di Stefano Mauro
Sono sempre più numerosi e
cruenti gli scontri tra le diverse fazioni jihadiste nella provincia di
Idlib. La sconfitta di Aleppo e l’evacuazione di diversi miliziani
nella stessa zona hanno, infatti, causato un progressivo aumento delle
frizioni tra i “ribelli” salafiti. Emergono in questi giorni due fazioni contraddistinte che si contendono il primato ad Idlib: Fatah al Sham (ex Al Nusra, legato ad Al Qaida) e Ahrar al Sham
(finanziato dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dal Qatar). “Due
blocchi rivali stanno emergendo in questi giorni”, riporta l’agenzia
stampa AFP ricordando che i due gruppi, paradossalmente, erano
fino a poco tempo fa alleati nella coalizione denominata “Jaish al
Fatah” contro l’esercito siriano nelle province di Aleppo e Idlib.
Mobilitazione e attacchi confermati dal messaggio audio del leader di
Ahrar al Sham, Abu Ammar Al Omar, che ha decretato “la mobilitazione
generale contro Al Nusra” visto che ormai Ahrar al Sham viene attaccato
quotidianamente perché è diventato la “destinazione finale di tutti quei
gruppi minori, sconfitti in questi giorni dalle milizie di Al Qaida”.
Altro motivo di contrasto sarebbe la sostanziale differenza politica tra i due movimenti circa la tregua ed i colloqui di Astana,
nei giorni scorsi. Ahrar Al Sham, infatti, avrebbe accettato la tregua e
le condizioni poste da Russia, Iran e Turchia. Sarebbe, in effetti,
favorevole ad una possibile apertura per un’eventuale mediazione
politica e non militare del conflitto. Dall’altra parte il Fronte Fatah
Al Sham, vicino all’organizzazione terroristica di Al Qaida, che è stato
escluso dai colloqui, non partecipa alla tregua e viene quotidianamente
combattuto, come Daesh, dalla coalizione militare a guida russa
(siriani, iraniani ed Hezbollah).
Proprio per evitare un isolamento a livello internazionale e continuare ad utilizzare i fondi e le armi provenienti dai Paesi del Golfo,
il gruppo Al Nusra aveva tentato di distanziarsi da Al Qaida, cambiando
il proprio nome in Fatah Al Sham a fine luglio del 2016. Stesso tentativo reiterato alcuni giorni fa. In un comunicato, infatti, il vecchio fronte Fatah Al Sham si scioglie e confluisce nel neo gruppo denominato Tahrir Al Sham (“Liberazione del Levante” in arabo, ndr).
L’ennesima operazione di restyling che mira a riunificare, attraverso l’adesione di altri cinque gruppi ribelli, il fronte dei gruppi salafiti più sanguinari e decisi a combattere contro chiunque:
il governo, Bashar Assad, Daesh (Isis) e gli altri gruppi “ribelli”
discordi dalla propria visione radicale e politica. Una pratica non
proprio sconosciuta ad Al Nusra (Al Qaida). Dal 2014, infatti, il gruppo
qaedista non ha mai cessato la propria pulizia interna ed ha
ripetutamente combattuto ed eliminato decine di gruppi”ribelli” non
allineati alla sua volontà.
“Visto il clima di complotto e la guerra interna (tra le diverse fazioni, ndr), annunciamo lo scioglimento di tutti i gruppi qui di seguito (Fatah Al Sham, Noureddine al Zenki, Liwa
al-Haq, Ansar al-Din, Jaish al-Sunna, Jund al-Aqsa) e la loro fusione
nel nuovo raggruppamento con il nome di Tahrir Al Sham” indica il comunicato ufficiale del gruppo. Il “nuovo” raggruppamento sarà guidato da Hashem Al Sheikh, alias Abu Jaber, vecchio militante di Al Qaida ed ex leader, fino alla sua fuoriuscita nel 2015, proprio di Ahrar Al Sham.
Abu Jaber, siriano di nascita, aveva militato in Al Qaida e
combattuto in Iraq con Abu Musab Al Zarqawi – fondatore
dell’organizzazione Stato Islamico in Iraq poi diventata Daesh (Isis)
sotto la guida di Abu Bakr al Baghdadi – dove aveva il compito di
reclutare miliziani jihadisti dalla Siria verso lo stato iracheno.
Incarcerato nel 2005 da Al Assad e condannato per “terrorismo” era
uscito grazie all’amnistia presidenziale decretata nel 2011, proprio
all’inizio della guerra civile. La nuova guida del gruppo è diventata
celebre per il fatto di essere stato il primo leader a combattere, nel
2013, contro Daesh, acerrimo nemico di Al Qaida in Siria, ed a negare
qualsiasi apertura nei confronti dell’occidente (Turchia) voluta dal suo
ex gruppo Ahrar al Sham.
Gli scontri tra questi due raggruppamenti evidenziano,
infine, il clima di confusione e declino che regna tra le diverse
fazioni ribelli all’interno dell’arena siriana. In questi
giorni, ad esempio, oltre mille miliziani di Daesh si sono arresi alle
truppe governative nella zona di Hajar Aswad, al confine con il campo
profughi palestinese di Yarmouk, a sud di Damasco. Secondo il segretario
della Coalizione delle forze palestinesi in Siria, Khaled Abdel Majid,
intervistato dall’agenzia Sputnik “presto i miliziani presenti a Yarmouk
si arrenderanno e lasceranno il campo (dopo anni di distruzione, guerra
e fame, ndr), grazie agli accordi di resa di Beit Saham, Yelda e
Bebella”. Come negli altri casi di riconciliazione i miliziani che si
arrendono possono deporre le armi e godere dell’amnistia presidenziale o
essere evacuati verso la provincia di Idlib.
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