Un po’ tutti, quando abbiamo attraversato i teneri anni della nostra fanciullezza, ci siamo sentiti spesso raccontare delle fulgenti favole. Nessuno non può, e non potrà mai, dimenticare il fascino perpetuo che sulla nostra anima hanno esercitato quelle fiabe che ci raccontavano con dolcezza le nostre madri, magari prima di andare a dormire e farci perdere nel dorato mondo dei sogni. Sfogliando la vecchia ma sempre utile enciclopedia “Rizzoli – Larousse” possiamo leggere che il termine “ fiaba” viene definito come “racconto immaginario”, mentre il “fiabesco” è “splendido e suggestivo come una fiaba”. Molto spesso, però, non ci rendiamo conto che fatti ed argomenti totalmente reali, che appartengono al nostro passato ed alla nostra storia, ci vengono raccontati e perpetrati proprio con un metodo del tutto “fiabesco”.
Fatti veri e tangibili che, nel corso del tempo, sono stati totalmente distorti da alcune bugie colossali, costringendo la verità ad inchinarsi al fascino indiscutibile delle “ favole” o di quelle che potremmo anche definire le classiche “leggende metropolitane”. Una di queste plumbee bugie riguarda la storia delle Brigate Rosse, ormai letteralmente sbranata dalla dietrologia ed imbevuta, grazie a film, fiction e pubblicazioni di stampo complottista di ogni genere, da tetre falsità.
Tra le tante “filastrocche” (ormai questo termine credo sia il più adatto) che girano qua e la, una riguarda Mario Moretti, l’uomo che dopo la morte di Mara Cagol e l’arresto di Alberto Franceschini e Renato Curcio (arrestato una prima volta nel 1974 e poi nel 1976 dopo la sua evasione) divenne il massimo esponente dell’organizzazione.
Il suo nome rimbalza ancora oggi da tutte le parti soprattutto quando si parla del “caso Moro”, una vicenda vista e rivista, soggetta a ben cinque processi e messa ai “raggi x” da ben tre commissioni parlamentari di inchiesta. Su Moretti ne sono state dette di cotte e di crude, accusato di volta in volta di essere stato una spia della CIA, del KGB, della STASI, del MOSSAD, del SISMI e dei servizi segreti di mezza Europa dell’est. All’appello mancano le forze interplanetarie di Vega, ma almeno quelle sappiano con certezza che provenivano da un celebre cartone animato (concedetemi la battuta).
Sul suo conto viene molto spesso tirata in ballo un’imbarazzante illazione: quella che l’oggi settantunenne marchigiano sia totalmente “libero” e che abbia un “lavoro ben retribuito dallo Stato italiano”. Manco a dirlo , il tutto è completamente falso. Mario Moretti venne arrestato a Milano il 4 aprile 1981, e da allora non ha mai lasciato il carcere, per ben 36 anni di fila. Condannato all’ergastolo, dal 1997 è in semilibertà. Ha solo la possibilità di giorno di svolgere il lavoro esterno ed ha l’obbligo di tornare a trascorre la notte nel carcere di Opera. Non può neanche allontanarsi da Milano, città in cui risiede. Ha sempre ammesso e riconosciuto le proprie responsabilità, senza mai rinnegare la sua adesione alle Brigate Rosse.
E, inutile sottolinearlo, non dispone di nessun stipendio “pagato dallo Stato”, ne tanto meno in sede giudiziaria è emersa mai una prova che fosse un oscuro ed inquietante agente di chissà quale servizio segreto. Vi è anche chi afferma che sia stato “premiato”. Ben 36 anni di prigione, sarebbe questo il premio? Le filastrocche continuano. E le cavolate pure.
da https://annidipiomboenonsolo.wordpress.com/
Autore tra l’altro di https://www.ibs.it/caso-moro-misteri-segreti-svelati-libro-nicola-lofoco/e/9788898286270
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