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22/08/2017

A volte ritornano... Maggioritari e presidenzialisti

Sta prendendo di nuovo forma e sostanza l’iniziativa politica raccolta attorno ai temi del sistema elettorale maggioritario e del presidenzialismo.

Mi rivolgo pertanto a coloro che nel corso di questi mesi non hanno sostenuto soltanto il “NO” nel referendum difendendo così i punti essenziali del dettato costituzionale ma, nello stesso tempo, hanno lavorato per favorire l’adozione di un sistema elettorale proporzionale: primi fra questi quanti hanno preso parte alla battaglia in Corte Costituzionale avverso il “Porcellum” e successivamente il famigerato “Italikum”.

Intendo lanciare un vero e proprio segnale d’allarme, in questo senso.

Oggi, 21 Agosto, infatti, compare sulle colonne del “Corriere della Sera” un articolo di Ernesto Galli della Loggia che pare preludere a una vera e propria controffensiva da parte delle forze sostenitrici insieme del sistema maggioritario e del presidenzialismo.

Sotto il titolo “Come risvegliare nelle urne un paese troppo indeciso” Galli della Loggia, prima di tutto, sottolinea la necessità di un rafforzamento del ruolo del Presidente del Consiglio collegando questa ipotesi con l’adozione di un sistema elettorale maggioritario (premio di maggioranza alla lista oppure collegio uninominale maggioritario) ma soprattutto attaccando direttamente la Costituzione, all’articolo 1, agli articoli 55, 56, 57 e all’articolo 92.

Un attacco diretto che si esplicita con le parole conclusive dell’articolo che qui si riportano: “In realtà bisognerebbe finalmente convincersi che le elezioni (e quindi anche le leggi elettorali) dovrebbero servire a far decidere agli elettori non già da chi vogliono essere rappresentati, bensì soprattutto da chi vogliono essere governati. E dunque dovrebbero servire soprattutto a eleggere e a mandare a casa i governi”.

Appare evidente l’attacco alla Costituzione, in dispregio anche allo stesso esito del referendum del 4 dicembre 2016.

E’ necessaria una risposta immediata che deve essere risposta politica.

Poco e probabilmente nulla, in materia di riforma elettorale, è accettabile se non fornisce con una qualche credibilità risposte a un obiettivo che deve essere ricordato: quello della centralità del Parlamento e la rappresentanza di tipo proporzionale da realizzarsi proprio in quella sede attraverso l’espressione delle sensibilità politiche attive e organizzate nella società.

Non si capirebbe d’altronde, perché si dovrebbe ingaggiare una battaglia politica su questo argomento se non per ampliare la democrazia dei cittadini, per migliorare il rendimento del sistema politico, per restituire la speranza di cambiamenti di fondo coerenti con le preferenze degli elettori, incisivamente espresse.

Questa deve essere la filosofia politica di qualsiasi riforma elettorale.

L’obiettivo di fondo dovrà essere quello della politica che recupera i criteri della legittimazione sociale, nell’idea di una rappresentanza quale fattore fondamentale dei processi d’inclusione.

Un cammino che siamo convinti valga la pena di percorrere, non certo in forma isolata, ma costruendo interesse collettivo, capacità di dibattito, costanza di un’iniziativa tale da produrre effettivi momenti di crescita nella conoscenza, nella consapevolezza, nella realtà di una proposta rivolta verso il futuro.

Per questi motivi l’obiettivo deve essere quello di una legge elettorale proporzionale in pieno rispetto con le idealità di fondo e i contenuti della Costituzione Repubblicana.

Occorrono iniziativa politica e, tanto per usare un linguaggio d’altri tempi, vigilanza democratica.

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