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25/08/2017

“Se tirano qualcosa, spaccategli un braccio”


A Roma oggi torna la macelleria messicana, così un funzionario di polizia definì le violenze di stato durante il G8 di Genova. Contro poveri rifugiati regolari, che occupavano da anni uno stabile della grande proprietà immobiliare in attesa di una sistemazione che non c’è, prima lo sgombero, poi la violenza. Devono sparire, urla il poliziotto spaccabraccia, sparire dove?

Ecco, i getti degli idranti contro chi vuol solo far sapere che esiste e che non sa dove andare dopo lo sgombero, quei getti feroci vogliono cancellare, davvero far sparire delle persone. È una violenza di classe a tutela dei ricchi contro i poveri, che devono imparare a non farsi vedere per quanti siano, è una violenza razzista contro migranti soprattutto africani, è una violenza di stato contro ogni forma di vero dissenso e protesta.

Il ministro Minniti ha dato piena rappresentanza istituzionale e migliore organizzazione a queste tre violenze e ora la sua polizia esegue. Con il conseguente fanatismo di quei funzionari che sanno, qualunque cosa dicano o facciano, di essere coperti.

Ora sentiremo le solite giustificazioni di regime, da parte di chi in Venezuela giustifica chi spara contro la polizia, ma qui considera violenza il solo protestare per avere una casa. D’altra parte uno stato che cancella i diritti del lavoro e non spende in diritti sociali deve investire sempre di più in repressione poliziesca. Se lo stato sociale viene cancellato al suo posto subentra lo stato di polizia. È ciò che abbiamo visto a Termini, ma nessuno pensi che colpiranno solo qualche povero rifugiato, come annuncia euforico il fascista Salvini.

No, tutte le lotte, tutte le persone che non si rassegnano a sparire per far felici lor signori, tutti noi siamo sotto tiro. Per questo bisogna resistere e organizzarci sempre di più. E ora rompeteci le braccia a tutti.

Foto di apertura di Patrizia Cortellessa

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