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29/08/2017

Zelo in condotta

Sul funzionario “Spezzabraccia”, protagonista del pestaggio di massa di Piazza Indipendenza, addirittura prossimo alla promozione a questore (non certo un grado da pivelli...), si potrebbero scrivere fiumi di inchiostro, da punti di vista molto diversi. Questo post Facebook di Marco Ferri, copy writer dalla battuta fulminante, assume quello “democratico senza se e senza ma”. Ossia analizza le farfuglianti parole dello stesso funzionario, consegnate a Repubblica nel tentativo di sminuire le sue responsabilità e salvare il prossimo avanzamento di carriera, come se andassero prese sul serio. L’effetto, per il funzionario, è forse peggiore del peggiore insulto. E l’intera struttura dirigente del ministero dell’interno...

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Come sia possibile che un funzionario di polizia, sottoposto a procedimento disciplinare risponda con un’intervista al Capo della polizia che sulle stesse pagine aveva annunciato l’inchiesta su di lui è, più che un mistero, un segno dei tempi. Un brutto segno. Ma andiamo con ordine.

L’autodifesa a mezzo stampa del vicequestore “beccato” dalle telecamere di un cronista di fanpage.it mentre dice ai suoi uomini “se tirano qualcosa spezzategli un braccio” è un disastro dal punto di vista delle norme, un atto di arroganza dal punto di vista politico.

A Federica Angeli di Repubblica, egli dice: “Non dovevo essere lì, ero fuori servizio, ho sentito via radio i miei uomini in difficoltà, sono accorso”. Efficace, se si trattasse di una puntata di Law&Order, la mitica serie tv della Nbs.

In realtà, la dichiarazione fa venire la prima domanda: non c’era nessuno al comando di quegli uomini in quel momento? Il funzionario ha preso il posto di un altro? È così che funzionano le cose: uno piglia, va e si “butta nella mischia”, come viene definito lo sgombro del palazzo occupato e i successivi incidenti in piazza Indipendenza?

Credo di no. E mi auguro che di questo egli dia spiegazioni alla commissione d’inchiesta. Anche perché con queste parole si dà al pubblico un’immagine di disorganizzazione che forse le forze dell’ordine non meritano. E che dice con chiarezza che il numero di identificazione sulle uniformi degli agenti impiegati in operazioni di ordine pubblico diventa una necessità, non solo a garanzia della legalità dell’uso della forza, ma anche un freno a iniziative personali.

È però la seconda affermazione a risultare la più grave, quasi una confessione. Dice il funzionario intervistato: “Lo so, quella frase è infelice, presa da sola ha un sapore sinistro, ma bisogna contestualizzarla (...) bisogna trovarsi nella mischia, in mezzo alla bolgia, esposti a rappresaglie imprevedibili. Bisogna viverli quei momenti per comprendere di cosa stiamo parlando”.

Ora “se tirano qualcosa spezzategli un braccio” non è stato detto in caserma, allo spaccio o durante la pausa caffè. In una situazione di tensione, alla guida di uomini preoccupati della loro stessa incolumità, all’inseguimento di manifestanti in fuga verso la Stazione Termini, obiettivo sensibile, una frase del genere ha un significato molto preciso: è un “incitamento” alla violenza. Ma il funzionario adombra l’ipotesi, autoassolutoria, che si trattasse di una frase “in libertà”.

Eccolo il punto vero, su cui la commissione d’inchiesta è chiamata a prendere una decisione: il funzionario regge ancora la tensione? È in grado di comandare i suoi uomini senza farli incorrere in reati contro la persona? È capace di autocontrollo durante quelle situazioni delicate in cui il gesto inconsulto o una parola sbagliata di chi comanda può far degenerare la situazione?

Il funzionario che ha rilasciato l’intervista ha in qualche modo chiamato una levata di scudi a sua protezione. Ha sollecitato lo “spirito di corpo”. Nelle inchieste precedenti in cui fu coinvolto, questo atteggiamento ha funzionato. Stavolta ha esagerato: l’eccesso di zelo che lo ha accompagnato finora, magari per accelerare la promozione, rischia proprio di essere una firma sulla sanzione.

Una sanzione disciplinare che, a leggere le sue stesse parole raccolte e virgolettate da Federica Angeli per Repubblica, sembrerebbe più che giustificata.

https://www.facebook.com/Repubblica/posts/10156029014081151

http://www.repubblica.it/…/parla_il_funzionario_della_car…/…

Fonte

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