Come rappresentante del governo del presidente Donald Trump, Mike Pence questa settimana ha iniziato il suo tour in America Latina con l’intenzione di formare alleanze per “isolare il Venezuela”.
Il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence terminerà in settimana il suo giro in diversi paesi dell’America Latina, dove ha visitato Colombia, Argentina, Cile e infine Panama.
Durante il tour, Pence ha detto che una delle priorità è stata quella di “unire gli sforzi” per quello che ha definito “ripristino della democrazia in Venezuela”, il che implica la caduta del governo del presidente Nicolás Maduro, democraticamente eletto dal popolo venezuelano nelle elezioni presidenziali del 2013.
“Il presidente Trump ha molte opzioni disponibili, ma crediamo che con l’aumento della pressione diplomatica ed economica su Maduro, non solo sul continente, ma in tutto il mondo, potremo realizzare con mezzi pacifici il ritorno della democrazia”, ha spiegato il funzionario degli Stati Uniti nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente argentino Mauricio Macri.
In precedenza, durante la sua permanenza in Colombia, e insieme al presidente di quel paese, Juan Manuel Santos, Pence detto di “cercare alleanze in America Latina per isolare il Venezuela”.
“Continueremo i nostri sforzi per isolare il Venezuela economicamente e diplomaticamente e credo che ci saranno ulteriori sanzioni abbastanza presto”, ha detto il funzionario degli Stati Uniti.
Il giro di Pence ha generato una serie di proteste nei paesi visitati dal vicepresidente, in cui il popolo ha dimostrato il suo rifiuto, in particolare per quanto riguarda la sua posizione sulla situazione in Venezuela.
In Cile, un folto gruppo di manifestanti si è radunato mercoledì fuori del Palacio de la Moneda, sede del governo, e ha condannato la storia di interventismo degli Stati Uniti nei paesi latini, esortando Washington ad abbandonare l’aggressione contro paesi come il Venezuela e le politiche ostili verso Cuba.
Anche il movimento di Panama Frente Amplio per la democrazia (FAD) ha annunciato una marcia per giovedi, per protestare contro la visita di Pence a Panama “perché il suo paese continua a seminare odio in America Latina.”
Con l’avvento al potere dei diversi leader che rispondono agli interessi degli Stati Uniti in America Latina, la nazione yankee ha cercato di rafforzare la sua posizione in quella parte del continente. Questa intenzione si riflette nei paesi che sono oggetto della visita di Pence.
Dichiarazioni di leader come Santos (“Noi sosteniamo le misure adottate dal governo degli Stati Uniti e sosterrò misure supplementari”) o Macri (“Dobbiamo esercitare una pressione politica ed economica estrema al più presto possibile perché venga ripristinata la democrazia“), in relazione al Venezuela, mostrano un atteggiamento interventista di questi governi.
Pur manifestando preoccupazione per quello che è successo in altri paesi, ci sono varie azioni contro i diritti umani commesse da questi governi nel loro paese.
Sia in Argentina che in Cile, le aggressioni nei confronti della comunità mapuche, che reclama la terra che gli appartiene, sono state ripetute. Sulla terra cilena, soprattutto, è stata usata anche una legge anti-terrorismo per criminalizzare le iniziative degli attivisti mapuche.
Recentemente, la scomparsa in Argentina dell’attivista mapuche Santiago Maldonado, avvenuta ai primi di agosto, ha prodotto un’ondata di rifiuto della nazione nei confronti delle autorità.
Inoltre, in Colombia, le minacce e gli attacchi subiti dai leader sociali sono costanti. Oltre un centinaio di attivisti di primo piano sono stati assassinati negli ultimi anni, senza che il governo sia riuscito a frenare la situazione. Anche le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per “la persistenza di elevati livelli di impunità”.
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