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03/08/2018

Noi sappiamo


2 agosto 1980, ore 10.25: l’orrenda strage alla stazione di Bologna. Noi (quelli che non dimenticano) vogliamo ancora verità e giustizia, ma la congiura del tempo e dell’ignavia appare oggi insormontabile, almeno sul piano della verità giudiziaria, anche e più dei tentativi di depistaggio messi in opera da solerti funzionari dello Stato a libro paga dei servizi segreti.

Non così sul piano della verità storica, sia per quelli della mia generazione, sia per tutti coloro che, venuti dopo, si sono sforzati di conoscere e comprendere quanto accadde allora.

Pier Paolo Pasolini, sul Corriere della Sera del 14 novembre 1974, in uno dei suoi pezzi più noti (“Cos’è questo golpe? Io so”) scrisse: ”Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti...”.

Pier Paolo Pasolini venne ucciso un anno dopo (forse anche per queste parole coraggiose) e non ebbe il tempo di assistere a quanto avvenne dopo. Tuttavia, quello scritto, prezioso ed abbagliante, aveva messo nero su bianco ciò che stava succedendo nel nostro paese ed aveva indicato la via maestra ad una magistratura che, a quel tempo complice, non si sogno’ minimamente di seguire.

Ebbene, anche noi (i sopravvissuti) sappiamo che la strage di Bologna – la più terribile – fu la conclusione di una lunga catena di stragi che servì ai detentori del potere per creare le condizioni perfette per la messa in atto di un “golpe bianco”.

Un golpe che non ebbe bisogno di carri armati. Quelli li aveva tirati fuori a titolo dimostrativo Cossiga a Bologna tre anni prima, ma tanto bastò a far capire ai più che aria tirava. Un golpe strisciante e subdolo (ma efficiente) che venne ordito da politici, padroni, alti ufficiali, faccendieri e fascisti che volevano farla finita, una volta per tutte, con quel poco che era rimasto ancora in piedi di quel grande movimento di studenti ed operai che li aveva tenuti in scacco per un decennio e, pertanto, decisero di seminare il terrore in tutto il paese per mezzo di stragi di tanta povera gente innocente.

Noi sappiamo chi furono i mandanti della strage alla stazione di Bologna (come delle altre) e sappiamo pure che furono gli stessi che, in nome della “lotta al terrorismo” e per mezzo di tribunali e leggi speciali, polizia politica, detenzioni illegali, torture ed esecuzioni sommarie, misero in atto una repressione violenta, feroce, capillare che causò la fine del più vasto e longevo movimento di classe di tutto l’occidente.

Noi sappiamo chi furono i mandanti dell’orrenda strage alla stazione di Bologna e sappiamo pure chi fu ad ordinare anche tutte le altre, anche se non abbiamo le prove. Le unisce un filo rosso di sangue: quello di civili inermi presi a caso, come nelle più moderne guerre. Se esiste qualcosa che possiamo chiamare “terrorismo” non può che essere questo. E siamo stufi di decenni di chiacchiere vuote, di presunti “misteri d’Italia” e di commemorazioni rituali, mentre vige, ancora, il “segreto di Stato” anche su questa strage. I mandanti stanno (o stavano) certamente lì e (noi sappiamo) non erano di certo “corpi estranei allo Stato”.

*piccola postilla: sono scampato alla strage di Bologna per puro caso

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