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18/11/2018

Se l’alternativa “di sinistra” è l’estrema destra: rispunta Minniti



“Devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio”. Questo fu l’ordine che alti funzionari agli ordini dell’allora ministro degli interni del governo Gentiloni, Marco Minniti, impartirono alle forze dell’ordine che, il 19 agosto 2017, stavano sgomberando gli sgomberati. Avvenne in piazza Indipendenza, a Roma, a pochi passi dalla stazione Termini, dove erano accampati da cinque giorni centinaia di rifugiati e richiedenti asilo eritrei, mandati via da un palazzo occupato da tempo in via Curtatone.

L’operazione di sgombero si concluse con il ferimento di 5 persone e 4 arresti.

L’operazione fu avviata all’alba, quando la polizia in assetto antisommossa si presentò in piazza Indipendenza per disperdere i rifugiati eritrei che stavano ancora dormendo o si erano appena svegliati, usando idranti e manganelli.
«Sono venuti questa mattina presto e ci hanno detto di andarcene. Ci hanno picchiato», raccontò tra le lacrime una ragazza eritrea. «Hanno picchiato diverse persone, anche delle donne», raccontò un rifugiato eritreo che al momento dello sgombero si trovava al primo piano del palazzo insieme a una cinquantina di persone, tra cui venti bambini. Una violenza inaudita documentata anche da un video di Repubblica, dai medici di MSF e da tanti testimoni presenti.

Ecco, Marco Minniti ha ufficializzato stamattina la sua candidatura alla guida del #PD. L’ex ministro dell’Interno di Paolo Gentiloni si presenta come “autonomo e indipendente da tutte le correnti”, ma è il candidato alla segreteria di Matteo Renzi e del suo gruppo cui viene affidato il compito di compattare attorno a sé anche altri pezzi del partito. O come volete chiamarlo...

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