Troviamo abbastanza stucchevole la polemica su Imagine definita – da una leghista che non menzioniamo neppure – una canzone marxista, cioè in pratica, nella loro visione della politica simile ai pesci rossi in una boccetta piccola di vetro, comunista.
Ma da maniaci deviati beatlesiani e contemporaneamente da comunisti, ci pare tuttavia utile spiegare alcune cose.
John Lennon nasce come working class hero e generico ribelle. E – diventato famoso – emergono sempre più i suoi caratteri anarcoidi e antisistema. Ma è pur sempre un machoist Liverpudlian, ne sa qualcosa la prima moglie Cynthia.
Poi arriva il ciclone Yoko Ono, e molto cambia. Matura, diciamo meglio.
In Revolution del ’68 canta contro chi sfila per le strade con l’effige del Chairman Mao, ma poi affiora il famoso verso modificato:
“But when you talk about destruction, don’t you know that you can count me out... IN“. Da “fuori” il movimento, a “dentro“, con una parola. Meraviglioso: e da quel momento, John (e Yoko) non si sarebbero più fermati.
Lennon si trasferisce a NY, frequenta Angela Davis, John Sinclair e la scena radical newyorkese, si spende con Yoko in molte cause.
Esce Power to the people, nel 1971.
“A million workers working for nothing, you better give ‘em what they really own. We got to put you down, when we come into town, singing power to the people!”. Tutti la cantano, nelle manifestazioni, nel mondo anglosassone.
John in copertina è ritratto a pugno chiuso, con l’elmetto del movimento rivoluzionario studentesco Zengakuren, mitico per chi conosce l’incredibile ’68 in Giappone.
Lennon viene schedato dall'FBI, Nixon fa di tutto per cacciarlo, poi nel ’75 nasce Sean e arriva la green card.
Ciononostante, Imagine è un grande capolavoro e inno pacifista. Anche anticonfessionale (and no religion too, above us, only sky), ma ha un linguaggio troppo alto, troppo bello per essere capito da un leghista.
Ma basterebbe che avessero guardato una volta il video, lui con Yoko, tutti in bianco, grande pace e calma in quegli occhi miopi dietro gli occhialini tondi, per capire come Imagine sia qualcosa di etereo e visionario: imaggina che non ci sia proprietà privata, che non ci siano confini e nazioni.
Qui sì, certo, è almost Marxist: come lo siamo un po’ tutti. Parlo di quelli con un minimo di decenza interna, ovviamente. Immagina tutto il mondo come una cosa sola: sarò anche un visionario, ma spero che un giorno anche tu ti unirai a noi. È sottinteso un approccio nonviolento, mica la lotta armata, mi sembra.
Quindi anche l’arruolamento postumo di Lennon come “comunista” è a nostro parere una forzatura. Se proviene da destra, paceamen. Se arriva da sinistra, ad essere un po’ cattivi verrebbe da chiedere: sì, ma di quale dei settantasette partiti e partitini italiani, esattamente? Ma non facciamoci del male: già ride la gazza, nera sugli aranci.
Lennon, grazie a Yoko, divenne un radical, un rivoluzionario, un pacifista, un femminista, un antirazzista, una figura di riferimento nelle battaglie per i diritti civili in USA.
Chi conosce almeno un po’ la politica in USA sa cosa vuol dire tutto questo: a chiamarlo “communist” c’erano solo Elvis Presley, Edgar Hoover, Nixon ed – ora – i leghisti italiani.
Ridiamoci su, magari dando loro ragione, ma scherzosamente e senza prenderci troppo sul serio, mi raccomando. “Sììì, Lennon era comunista cosììì“, come Mario Brega, attenti a voi, che cantando Imagine i bambini diventano subito comunisti! Ed iniziano a mangiarsi fra loro.
PS – Qui in nota, per chi frequenta l’idioma inglese, un bell’articolo su come Lennon fu il riferimento per tantissimi giovani rivoluzionari, negli USA. E la sua foto con elmetto e pugno chiuso, che, come abbiamo visto, va contestualizzata.
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