di Alessandra Daniele
“Per
bloccare la revoca della concessione autostradale ai Benetton
dovrebbero passare sul mio cadavere” aveva promesso solennemente Luigi
Di Maio nell’agosto 2018, mentre i social si concentravano sulle papere
di Toninelli.
La concessione non è stata revocata.
Lo Stato ha promesso di ricomprarsela a rate dai Benetton, mentre i magliari si godono il rialzo in Borsa del titolo Atlantia.
Non sul cadavere metaforico di Luigi Di Maio, ma sui cadaveri reali delle 43 vittime del Ponte Morandi.
Perché, ormai è ovvio, non c’è promessa che il Movimento 5 Stelle non
sia disposto a rimangiarsi e tradire, pur di restare al governo insieme a
quel PD che lo stesso Di Maio definiva “il partito di Bibbiano”, e col
quale giurava di non voler avere “niente a che fare”.
Diamo da sette anni – giustamente – del cazzaro a Renzi e Salvini, ma
non ci sono peggiori cazzari dei cinquestelle. Dietro la cortina
fumogena dei loro birignao finto ingenui e delle stucchevoli gaffe
da neofita, si annidano livelli di cinismo, opportunismo, trasformismo e
doppiezza degni della peggiore Democrazia Cristiana. Tradimenti
reciproci compresi.
Di Maio già lavora a un governissimo con Mario Draghi premier e
l’ex socio Salvini, che usava il tricolore per “pulirsi il culo”, e
adesso per coerenza se lo mette in faccia, come mascherina.
Intanto Giuseppe Conte, “l’avvocato degli italiani” si prepara a vendere
cara la poltrona, prorogando lo stato d’emergenza per poterli rimettere
tutti agli arresti domiciliari.
Gli elettori del Movimento 5 Stelle dovrebbero organizzare una class
action, e denunciare Grillo e Casaleggio per truffa aggravata. E
dovrebbero farlo al più presto possibile. Prima della prossima porcata, e
della prossima tragedia della quale il Movimento si renderà complice.
“Ogni menzogna che diciamo, contraiamo un debito con la verità. Presto o tardi quel debito va pagato”.
Valery Legasov, Chernobyl
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