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31/07/2020

Bolivia - Mobilitazione di massa e sciopero a oltranza per esigere le elezioni

Il 28 luglio c’è stata una oceanica marcia nazionale in Bolivia per esigere che si tengano le elezioni del 6 settembre, che sono state posticipate, per la terza volta, al 18 ottobre con la scusa della pandemia, anche se sono numerosi i paesi che in questo contesto hanno svolto le loro elezioni con adeguate misure di bio-sicurezza.

La mobilitazione è stata convocata per le prime ore del mattino nel simbolico luogo di Senkata, La Paz dove il 19 novembre del 2019 c’è stato un massacro, da lì verso la regione della Ceja, dove si è tenuta un’assemblea oceanica.

Questa massiccia mobilitazione è l’inizio di una nuova tappa di lotta nel paese, hanno partecipato tutte le organizzazioni sociali della Bolivia con a capo la Central Obrera Boliviana (C.O.B.) e il Patto di Unità delle organizzazioni indigene e cittadine, a loro si sono unite migliaia di persone a piedi, non facenti parte di un’organizzazione sociale o partito politico che dimostrano il malcontento della società in generale di fronte alle politiche e all’agire antidemocratico del governo di fatto. Inoltre, la mobilitazione è stata replicata in differenti punti del paese.

Nell’assemblea la Centrale operaia boliviana (C.O.B.) condotta da Juan Carlos Huarachi, ha dato un termine di 72 ore al Tribunale Supremo Elettorale (T.S.E.) per ritirare il posticipo delle elezioni e affinché si tengano il 6 di settembre. Qualora questa richiesta non fosse accolta, a partire da lunedì 3 agosto si inizierà uno sciopero generale a tempo indeterminato con blocco nazionale di strade nei 9 dipartimenti della Bolivia.

Il suo discorso di fronte alla folla è consistito nell’esprimere il sentire del popolo: “Il problema nel paese non è il Covid-19, il problema è questo governo incapace che non ha dato attenzione al momento opportuno (...) politicizzano la pandemia e giocano con la salute e la vita delle persone”. D’altra parte, Huarachi ha respinto le accuse del governo che le manifestazioni implicano contagio di Covid-19. Ha precisato che “i responsabili dei contagi che ci sono nel paese sono i governanti che non aver fatto scorte di materiali di bio-sicurezza e respiratori per gli ospedali”.

D’altro canto, Orlando Gutiérrez, segretario esecutivo della Federazione Sindacale dei lavoratori delle miniere, ha sostenuto in un’intervista: “Oggi stanno cominciando a suonare i tamburi di lotta e comincerà a suonar il clarino della vittoria dei movimenti sociali del paese (…) Siamo contro questo governo tiranno (…) questa marcia è un piccolo esempio del fatto che noi lavoratori siamo più uniti che mai contro questi governanti, che sono il peggior errore politico della storia della Bolivia. Il popolo reclamerà i suoi diritti e pertanto il popolo unito non sarà mai vinto”.

In relazione al posticipo delle elezioni da parte del T.S.E., Gutiérrez ha preteso il rispetto delle vie legali: “Esigiamo che rispettino la costituzione politica dello stato, il cammino legale di passare per l’assemblea legislativa che è quella che deve promulgare una legge per modificare un’altra legge, (rispetto alla decisione unilaterale del T.S.E. di posticipare le elezioni) noi siamo per la difesa del sistema democratico del paese”.

La Bolivia è il paese che ha avuto più dittature nella regione, è anche un paese d’avanguardia di resistenza con un’esperienza di lotta di oltre 500 anni con un trionfo storico travolgente nel 2005, che ha inaugurato un processo rivoluzionario inedito a livello mondiale partorito dalle viscere del continente di Abya Yala.

Il popolo boliviano deve riscattare la memoria di lunga data di lotta ancestrale e la memoria di corta data delle lotte per il gas e per l’acqua che hanno consacrato Morales come presidente e che tracceranno il cammino del Paese. Gutiérrez a questo proposito ha ricordato la storia della Bolivia: “Non esiste alcuna dittatura che sia stata contro il popolo che ce l’abbia fatta contro il popolo, la storia ci canterà il movimento di lotta”.

Le richieste del popolo: democrazia, salute, istruzione e lavoro

In difesa della democrazia: La principale richiesta durante l’assemblea è stata l’esigenza che si tengano le elezioni il 6 settembre per eleggere un governo democratico e legittimo al fine di poter affrontare la crisi politica, sociale, economica e sanitaria che attraversa il paese.

Questi successivi posticipi della data elettorale permettono al governo di fatto di perpetrarsi al potere al fine di prendere tempo e dispiegare diverse strategie che gli garantiscano di restare indefinitamente al governo. Tra queste, far passare la proscrizione del M.A.S. o pianificare la grande frode tipo Honduras, fare un auto-golpe militare e se non possono chiudere l’assemblea legislativa come hanno provato in varie opportunità, quello che vogliono è governare solo mediante decreti e utilizzare questa come facciata “democratica” per una dittatura.

Altra alternativa è cercare difficoltà legali per ottenere una nuova convocazione per il processo elettorale, cosa che implicherebbe un tempo indefinito e darebbe tempo alla destra di presentare un’alleanza che unisca tutto il suo arco politico e ottenere migliori condizioni.

L’obiettivo è consolidare un progetto politico neoliberista e uno stato terrorista, poliziesco e militare armi in pugno con repressione, persecuzione politica e giudiziaria (Lawfare), tortura, sequestri, detenzioni illegali di dirigenti, militanti e di chiunque reclami i propri diritti o pensi differentemente. Promette anche alti livelli di violenza stile colombiano con auto attentati, gruppi paramilitari, creazione di gruppi terroristi, falsi positivi, detenzioni selettive di dirigenti, omicidi inclusi, etc., per creare caos nel paese e sospendere le elezioni.

Questo è il panorama che si intravede dagli ultimi fatti nella diga di Misicuni, Kara Kara e il tropico di Cochabamba.

Salute

Una richiesta è che si stabilisca un piano di contingenza contro il Covid-19, che ad oggi non esiste nell’agenda del ministero della salute, quello che c’è è una mera amministrazione dei contagi e dei morti. La situazione è di estrema gravità con corpi per strada, ospedali collassati, mancanza di medicine, di medici, equipe di bio-sicurezza, materiali per la salute, etc.

È sempre più evidente che il governo di fatto ha pianificato un genocidio indigeno lasciando il popolo senza assistenza medica di fronte al Covid-19 per utilizzare la crisi sanitaria al fine di evitare le elezioni. I pazienti supplicano assistenza medica negli ospedali senza riceverla perché sono collassati. La Bolivia a più di quattro mesi dall’inizio della quarentena, il 22 marzo scorso, ancora aspetta i 500 respiratori promessi dai vari ministri della salute che sono passati per il governo di fatto. Non ci sono medicine, la popolazione ha fatto ricorso all’uso di erbe medicinali come il wira wira, l’eucalipto, etc., e la medicina ancestrale.

In questo contesto il livello di sadismo e ignoranza de parte dei golpisti è fenomenale. Murillo, ministro di fatto deride quelli che utilizzano queste alternative: “Questa gente che crede alle favole e crede che il Covid-19 si cura con erbe medicinali, il wira wira e altro, questa gente è stupida”. D’altro canto, la direzione della medicina ancestrale è stata chiusa.

Istruzione

Il settore docente ha preteso le dimissioni di Víctor Cárdenas, ministro dell’istruzione, e l’abrogazione del decreto 4.260 sull’educazione virtuale che favorisce un piano di privatizzazione e esclusione dall’educazione delle comunità indigene rurali, la distruzione della scuola fiscale e rurale. Non c’è una norma che regoli i privati in tutti i livelli educativi dove i costi sono saliti alle stelle.

Economia

Dall’implementazione della quarantena si conoscono tre casi di suicidio per fame. I buoni d’aiuto che sono stati consegnati grazie al la pressione del popolo sono una miseria e non bastano. Sono stati annunciati crediti bancari per imprese con requisiti irraggiungibili. La recessione nel paese ha cominciato a farsi sentire persino nelle famiglie di classe medio alta che hanno appoggiato il golpe, i licenziamenti di massa e i tagli ai salari sono all’ordine del giorno e niente indica che si riattiverà l’economia, anzi che peggiorerà ancora di più.

Il 24 giugno è stato annunciato il decreto 4.272 di riattivazione dell’economia, che non destina alcun ammontare alle imprese statali con lo scopo di farle fallire e successivamente privatizzarle, ponendo a rischio il fondo che garantisce il bonus Juancito Pinto d’incentivo scolastico. D’altra parte, il decreto destinerebbe solo una minima somma alla creazione di impieghi temporanei e non permanenti. Il fantasma della svalutazione e dell’iperinflazione è in agguato, il 22 luglio si è saputo che l’esecutivo vuole flessibilizzare il tipo di cambio con il dollaro che si mantiene inamovibile da novembre del 2011 nel paese, facendo sì che il 92% dei depositi e crediti bancari siano in bolivianos, rafforzando la moneta nazionale.

La dollarizzazione dell’economia boliviana porterebbe al limite la situazione. E intanto il paese s’indebita con prestiti dal F.M.I. a un ritmo senza precedenti e questi soldi spariscono senza arrivare al popolo con politiche sociali o investimenti pubblici, che sono paralizzati. Medesimo destino hanno le numerose donazioni che sono arrivate da parte di differenti paesi e organismi internazionali per la lotta contro il Covid-19.

Bolivia, l’unico paese che attraversa la pandemia con una dittatura


Le immagini dell’oceanica mobilitazione sono incredibili, dato che è difficile da accettare per altri popoli di altri paesi, che in piena pandemia un paese si convochi nella sua totalità e si mobiliti in maniera tanto organizzata, rispettando le norme di bio-sicurezza, mascherine, distanziamento sociale, utilizzo di alcool gel, etc., c’era pure la presenza di personale specifico per far sì che si rispettino queste misure di bio-sicurezza. Qui i contesti e le motivazioni della lotta sono opposti e differenti da quelli delle marce anti quarantena dirette da settori della destra in USA, Argentina, Brasile, etc.

La spiegazione risiede nel fatto che la Bolivia, a differenza degli altri paesi, è l’unico paese che attraversa la pandemia con un colpo di stato che è arrivato al potere con la violenza e un saldo di tre massacri. Questo comporta che il governo, invece di aiutare e proteggere la popolazione, la abbandona alla deriva; lo Stato è assente e/o semplicemente non si interessa alla vita degli propri cittadini, e meno ancora di quelli che considera oppositori, del MAS o indigeni.

E, come se non bastasse, la cosa macabra è che il governo stesso, mediante un piano sistematico, fomenta e manipola i contagi al fine di peggiorare il collasso sanitario per poter continuare a rimandare le elezioni. La prima data delle elezioni era programmata per il 3 maggio, poi è stata spostata al 6 settembre perché Eidy Roca, la ministra della salute sosteneva che si attendeva un picco di 130 mila contagi per quella data.

Appena si è saputa la nuova data elettorale del 18 ottobre, la stessa ministra ha informato che a La Paz, Cochabamba e Chuquisaca il picco arriverà in ottobre. Ogni volta che si stabilisce una data elettorale, simultaneamente si rende pubblica una proiezione di contagi da Covid-19 con picchi che casualmente coincidono con la data elettorale. D’altro canto, l’agenzia boliviana (A.B.I.) e il periodico Bolivia, amministrato dal governo boliviano, ha pubblicato in una nota che la “Bolivia arriverà ai picchi massimi in Settembre, Ottobre e Novembre”.

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