Se il ministro dell’Interno Lamorgese un mese fa informava su un probabile allarme “autunno caldo” e 10 giorni fa Massimo Cacciari, da decenni collaterale al Pd, parlava della necessità di una “dittatura democratica”, dato che in autunno verranno al pettine i nodi economico sociali post Covid, occorre analizzare cosa ci sia dietro la proroga dello stato d’emergenza, definito da noti costituzionalisti “illegittima e inopportuna”.
Dall’entrata in vigore dell’euro, nel 1999 (nella circolazione effettiva dal 2002) il nostro Paese ha basato la sua strategia, simile a quella tedesca, sul “mercantilismo”. Vale a dire: comprimere salari e domanda interna e basarsi sull’export, essendo le aziende considerate il “motore principale” e proprio per questo esaltate dal mondo politico. Come fanno tutti, e proprio come fa da un anno a questa parte (lo ha ribadito ieri stesso) il ministro degli esteri Di Maio.
Secondo l’Istituto del commercio estero, il commercio mondiale riprenderà i suoi valori, se tutto va bene, nel 2024, dunque il nostro Paese subirà una caduta profonda delle esportazioni, l’unico motore che tirava.
In primavera, a capo di Confindustria si è insediato Bonomi, che riprende in toto, e molto più ferocemente dei suoi predecessori, il modello mercantilista.
Secondo questa visione, se si vogliono accorciare i tempi del recupero, occorre battere con ancora più forza sull’aumento della disoccupazione e dunque sulla riduzione ulteriore dei salari. Ciò provocherà una riduzione della domanda interna molto più profonda dell’epoca Monti perché questa volta, assieme ai salariati, ci sarà la platea dei microimprenditori, dei professionisti, dei negozianti, insomma il “popolo delle partite Iva”.
I fondi europei serviranno nel 2021, semmai ci saranno, e c’è da dubitarne, a sostenere la massa dei profitti delle imprese esportatrici, come misura di protezionismo fiscale atta ad aumentare quote di mercato all’estero, assieme al mercantilismo.
È il “modello europeo”, utilizzato con più ferocia da noi, vincente anche perché storicamente c’è un enorme bacino di disoccupati e sottooccupati al Sud, strumento di deflazione salariale nazionale, quello che spesso gli operai del nord non afferrano.
Ora ,Usa, Germania, Francia, Uk, Spagna (i nostri migliori clienti) sono in profonda crisi e ci sarà una battaglia mondiale per penetrare in questi mercati, visto che di dare seguito al Memorandum con la Cina, che ci farebbe enormemente respirare, non ne se parla proprio.
La strategia di Confindustria nei prossimi due anni potrebbe però fallire, proprio perché è arduo attualmente pronosticare una ripresa in alcuni mercati. Dunque si flessibilizzerà ancor di più il mercato del lavoro e, se dovessero venire meno i grillini al governo, subito il Rdc verrebbe eliminato o ridotto.
La massa salariale che costituisce il salario sociale globale di classe verrebbe ridotta a favore della massa dei profitti, una misura che rallenta la caduta tendenziale del saggio di profitto. Si sostiene la massa dei profitti, proprio perché il saggio crolla.
Per farlo è necessario eliminare i piccoli operatori con operazioni di cannibalismo. È la concentrazione, misura altrettanto valida di contrasto alla caduta del saggio di profitto.
Nei prossimi anni potrebbe venire meno un’altra tendenza antagonistica alla caduta del saggio di profitto: il commercio estero.
A questo punto entrano in gioco personaggi come Lamorgese e Cacciari: contenere la protesta, con il Covid tutti sospettano di tutti.
Ma la realtà economica non la cambi per questo verso, dovrai dare risposte. Non ce ne saranno, l’assetto europeo non le prevede.
Attendiamo dunque di capire che succederà sul fronte sociale, ma la prospettiva che si apre pone serie riflessioni.
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