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13/08/2020

Avviso di garanzia per Conte e sei ministri. Un atto dovuto ma...

Il premier Conte e sei ministri hanno ricevuto un avviso di garanzia per i tempi e le modalità dei provvedimenti adottati dal governo per fronteggiare l’epidemia di Covid 19.

In una nota diffusa da Palazzo Chigi è scritto che “Il Presidente del Consiglio Conte e i Ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza hanno ricevuto una notifica riguardante un avviso ex art. 6, comma 2, legge cost. n. 1/1989 da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma”.

L’avviso di garanzia riguarda la trasmissione al Collegio di cui all’art. 7 della citata legge cost. n. 1/1989 degli atti di un procedimento penale che “origina da varie denunce da parte di soggetti terzi provenienti da varie parti d’Italia per i reati di epidemia, delitti colposi contro la salute, omicidio colposo, abuso d’ufficio, attentato contro la Costituzione, attentato contro i diritti politici del cittadino (artt. 110, 438, 452 e 589, 323, 283, 294 c.p.)”. è specificato nella nota della presidenza del Consiglio.

La stessa nota precisa però che la trasmissione da parte della Procura al Collegio, in base alle previsioni di legge, è un atto dovuto. Nel caso specifico tale trasmissione è stata accompagnata da una relazione nella quale l’Ufficio della Procura ritiene le notizie di testo infondate e dunque da archiviare.

Nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione di cinque note da parte della Fondazione Einaudi, molti osservatori hanno sottolineato l’impressione che nei primi giorni dell’emergenza si fosse creata una sorta di spaccatura tra le indicazioni degli scienziati del Comitato Tecnico Scientifico e l’esecutivo. Nel mirino, in particolare, è finito il verbale del 7 di marzo, in cui il Cts parlava di due livelli di misure di contenimento da mettere in campo (per la Lombardia e per le province del Nord più colpite dal Covid-19) e che dimostrerebbe come Conte e i ministri competenti avrebbero deciso diversamente, disattendendo il parere dei tecnici e, a nostro avviso, facendosi condizionare da Confindustria e dal partito trasversale del Pil contrario ad ogni provvedimento di chiusura delle attività in alcuni territori. Una scelta rivelatasi poi inevitabile e doverosa nei giorni successivi.

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