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02/09/2020

I paraculissimi del gioco d’azzardo legalizzato

La tassa da 500 milioni per slot e videolottery introdotta nella Legge di Stabilità del 2015 “appare ispirata esclusivamente ad un’esigenza economica di aumentare gli introiti dello Stato, e quindi di “fare cassa” e non è “ispirata dai motivi imperativi di interesse generale che la renderebbero legittima”.

Incredibile a dirsi ma questo è quanto si legge nelle ordinanze con cui il Consiglio di Stato ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea i ricorsi delle società concessionarie relative all’addizionale extra per slot e vlt, prevista dalla legge di stabilità 2015.

Secondo i giudici la tassa è stata introdotta “anche in contrasto con il principio di tutela dell’affidamento”, perché “va ad incidere sui rapporti di concessione già in corso in modo da peggiorarne i termini economici e quindi da alterare in modo a lui sfavorevole i calcoli di convenienza fatti dal concessionario nel momento in cui si è accordato con l’amministrazione”.

Non vale secondo i giudici quanto previsto dalla stessa legge, secondo cui la tassa era motivata in vista del riordino organico del settore e della relativa legge delega che però “non ha avuto alcuna altra attuazione”. L’imprenditore dunque, non può farsi carico “di prevedere interventi autoritativi della controparte pubblica di un rapporto di concessione”, a meno di circostanze del tutto particolari che in questo caso non sono state rilevate. Non solo. Anche la circostanza che ha visto la tassa abrogata l’anno successivo, viene ritenuta irrilevante e anzi “mantiene la necessità di una pronuncia della Corte di giustizia europea”.

Consapevoli che questa parte della sentenza sia fortemente discutibile, i giudici del Consiglio di Stato hanno aggiunto a parziale compensazione che “nulla impedisce che il legislatore, con interventi successivi, possa riproporre una misura identica”.

Ora appare del tutto singolare che i giudici del Consiglio di Stato ritengano improprio che la logica di “fare cassa” sia illegittima solo nei confronti delle società concessionarie dei giochi, mentre è stata la logica dominante quando si è “fatto cassa a man bassa” con le privatizzazioni dei servizi pubblici, le cartolarizzazioni degli alloggi degli enti previdenziali ecc.

È vero che il nostro è il paese degli azzeccagarbugli e della imprevedibilità delle sentenze, ma su questa materia le parole pesano e i fatti ancora di più.

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