L’infame accordo concluso questa settimana a Washington tra USA, Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein è una pugnalata alla schiena del popolo palestinese.
Questo prevede la normalizzazione degli accordi diplomatici e il consolidamento delle relazioni a più livelli – compreso quello militare – tra l’entità sionista e gli Stati Arabi in questione. È un pericoloso precedente, che da un lato apre la strada a quella “Nato araba” in funzione anti-iraniana ipotizzata dall'amministrazione Trump, e dall’altro lato – sebbene formalmente venga fatta accettare all’enità sionista la “sospensione” dell’annessione dei territori della West Bank da parte di Israele – apre la strada all’annichilimento delle rivendicazioni storiche palestinesi.
Se è chiaro il profilo “propagandistico” e contingente di tale accordo per Trump – a poco meno di due mesi dalle elezioni – così come per il leader israeliano alle prese con inchieste giudiziarie che lo riguardano e con la seconda ondata di Covid-19, le sue ripercussione avranno conseguenze significative e durature anche nella riconfigurazione delle future alleanze e conflitti nel martoriato “Medio-Oriente”.
Dopo Giordania ed Egitto, che hanno riconosciuto Israele rispettivamente nel 1994 e nel 1979, sono due nuovi stati arabi formalmente non in conflitto con Israele a riconoscerla ed avviare attività di cooperazione sulle spalle di un popolo, quello palestinese, che vive la costante espansione delle colonie nella West Bank, l’assedio permanente a Gaza ed ha visto minato alla base la possibilità di costruire uno Stato Indipendente, così come previsto dagli Accordi di Oslo di metà anni '90. Questa situazione insopportabile per il popolo palestinese si è consumata con il sostanziale complice silenzio della comunità internazionale, tra cui l’UE.
Come Rete dei Comunisti denunciamo con forza questo accordo infame e salutiamo la resistenza unitaria con cui le forze politiche palestinesi vogliono opporsi, pronti a mobilitarci in questo senso ovunque sia possibile. Siamo a fianco del popolo palestinese e sosteniamo le sue storiche rivendicazioni di auto-determinazione: la liberazione dei prigionieri che affollano le carceri sioniste, la possibilità del ritorno dei profughi del 1948 e del 1967, e la creazione di uno Stato Palestinese con contiguità territoriale, sovrano ed indipendente.
FINO ALLA VITTORIA!
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento