Quindi, come i nostri lettori sanno, per noi non è affatto un paradiso. Però qualche differenza con l’Italia si nota.
Questa notizia, pubblicata in pratica solo dal quotidiano cattolico Avvenire (organo dei vescovi, niente di rivoluzionario o “teologia della liberazione”), chiarisce in cosa consista questa differenza.
29 poliziotti sono stati arrestati per aver espresso, nelle loro chat private, “simpatie neonaziste”. La decisione è stata completamente appoggiata anche da politici democristiani, nessuno si è azzardato a “minimizzare”, a parlare di “ragazzate” o stronzate simili che sono “normalità” in Italia.
Non che anche lì manchino i casi di complicità istituzionale con le formazioni neonaziste, specie a livello di servizi segreti. Ma quando vengono fuori, come si suol dire, un po’ di “pulizia” viene fatta. Qui, invece, si premiano (ricordiamo le carriere dei condannati per Bolzaneto e la Diaz, a Genova 2001).
Di rilevante c’è soprattutto il fatto che il reato – il nazismo, come il fascismo casareccio italico, non è un’opinione ma un crimine contro l’umanità – è avvenuto nella “sfera privata”.
Nelle caserme e nei commissariati italiani, invece, foto e busti del duce campeggiano en plain air. Vengono esibiti con orgoglio, mostrati ai fermati per far capire che lì si usano mezzi brutali, volendo anche la tortura.
Buona lettura.
*****
Simboli nazisti, foto di Adolf Hitler e selfie con saluto nazista. Sono alcuni dei contenuti che si scambiavano via chat 29 agenti di polizia del land del Nord Reno Westfalia. «Una vergogna per chiunque indossi o abbia indossato una divisa della polizia in questo Paese, ma anche una vergogna per il nostro land e per tutta la Germania», ha sottolineato ieri in conferenza stampa il ministro degli Interni del land, il cristiano-democratico Hebert Reul.
Le indagini sono partite lo scorso anno dopo la denuncia di un agente che aveva visto simboli e foto naziste sul cellulare privato di un collega. «Tutti i coinvolti hanno sempre utilizzato pc e telefonini privati e non quelli delle caserme di polizia o di servizio», ha aggiunto Reul. Questo ha reso più complicate le indagini, ma all’alba di ieri è scattata l’operazione che ha visto coinvolti ben 200 agenti, pronti ad arrestare i loro colleghi.
Tutti sono stati immediatamente sospesi dal servizio e sottoposti a provvedimenti disciplinari. Per 14 di loro è stata disposta la radiazione. Sul totale dei sospettati, 25 erano in servizio a Essen, cittadina non lontano dal capoluogo del land, Düsseldorf. Perquisizioni si sono svolte anche in appartamenti e commissariati di Duisburg, Mülheim, Moers e Oberhausen.
L’indagine ha avuto un grande risalto su tutti i media tedeschi. «I poliziotti della vergogna», ha subito titolato ieri la Bild sul su sito on-line, sottolineando che secondo gli inquirenti tra le immagini che si sono scambiati i “nazi-poliziotti” la più indegna era quella di un «fotomontaggio che ritraeva un rifugiato in una camera a gas».
La dimensione dello scandalo, secondo alcuni esperti di estremismo di destra tedeschi, lascia immaginare che dietro alle chat possa esserci qualcosa di più grosso e pericoloso, ossia che i poliziotti facessero parte di gruppi di estrema destra o neonazisti.
Ieri è stato ricordato che nel 2018, a Francoforte sul Meno, cinque poliziotti sono stati sospesi con l’accusa di appartenere a un network neonazista. Inoltre, nell’ultimo rapporto sull’estremismo di destra del ministero degli Interni, per la prima volta è stato dedicato un capitolo alla diffusione dell’estremismo di destra nell’esercito e in polizia.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento