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14/09/2020

Gli Stati Uniti rimettono il naso nel Mediterraneo orientale

Mentre si apprende che Grecia, Cipro e Israele hanno concluso un accordo sul programma per la cooperazione militare trilaterale per l’anno 2021, proprio a Cipro è arrivato in visita ufficiale il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo.

“Gli Stati Uniti sono molto preoccupati dalle operazioni della Turchia nel Mediterraneo orientale per l’esplorazione delle risorse energetiche in aree sotto giurisdizione di Cipro e della Grecia” ha dichiarato il segretario di Stato Usa nel corso della visita a Nicosia. Pompeo e il ministro degli Esteri cipriota Christodoulides hanno siglato un memorandum d’intesa per il rafforzamento della cooperazione nella difesa. Obiettivo del memorandum è creare un centro di addestramento a Larnaca, che sarà denominato “Cyprus Centre for Land, Open Seas and Port Security” (Cyclops).”

Ma la visita statunitense avviene in un contesto assai turbolento nel Mediterraneo orientale e segna, in qualche modo, una riattivizzazione Usa nell’area dopo un lungo periodo giocato a bassa intensità che già aveva dato qualche segnale sulla crisi in Libia. Ma è nella accresciuta tensione scatenata dalla Turchia anche verso i partner della Nato che gli Stati Uniti vogliono rimettere il naso e far sentire il proprio peso.

Secondo Pompeo, la Repubblica di Cipro – che su questo ha un contenzioso aperto con la Turchia – ha il pieno diritto di sfruttare le risorse naturali nelle proprie acque territoriali. Come noto le relazioni tra Stati Uniti ed Erdogan, dopo il sostegno Usa al tentato colpo di stato per deporlo nel 2015, non sono tornate quelle di una volta.

“I paesi della regione devono risolvere le loro incomprensioni, incluse quelle sulle risorse energetiche, sulla sicurezza e sulle questioni marittime, diplomaticamente e pacificamente”, ha dichiarato l’inviato di Trump con una sottolineatura particolare, ovvero che le tensioni militari nell’area “non aiutano nessuno se non gli avversari che vorrebbero vedere divisione nell’unità transatlantica”.

Il problema infatti è proprio l’indebolimento delle relazioni di partnership all’interno della Nato, con toni sempre più pesanti tra Grecia e Francia da una parte e Turchia dall’altra. Al momento l’oggetto dello scontro sono le delimitazioni delle Zone Economiche Esclusive nel Mediterraneo e le esplorazioni/perforazioni sui giacimenti di gas nei fondali marini.

Ma l’espansionismo della Turchia e l’avventurismo francese, stanno creando serissimi problemi di tenuta e, se volete, di rimessa in discussione della ragione di esistenza in vita di un apparato della guerra fredda come la Nato.

Una crisi della Nato si sta palesando sotto gli occhi di tutti, sia per le picconate inferte da Macron per un verso e da Trump dall’altro, sia per l’ambizioso gioco solitario che è venuta assumendo la potenza che dispone, per numero, del secondo esercito Nato: la Turchia

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