Una clamorosa indagine di una testata on-line americana ha mostrato questa settimana quali e quanto profondi siano i legami tra le principali banche del pianeta, le istituzioni governative deputate al loro controllo e le attività finanziarie criminali condotte a livello internazionale. La ricerca pubblicata da BuzzFeed News documenta, anche se in minima parte, la totale inefficacia dei meccanismi creati per individuare e reprimere le rotte del riciclaggio di denaro, ma, ancor più, racconta di un sistema che finisce per favorire in modo deliberato queste stesse operazioni illegali, diventate ormai una parte fondamentale del business delle più importanti istituzioni finanziare del pianeta.
Il lavoro di BuzzFeed, in collaborazione con il Consorzio dei Giornalisti Investigativi, si basa su oltre 21 mila segnalazioni inviate tra il 1999 e il 2017 dalle banche all’ufficio del dipartimento del Tesoro americano incaricato di vigilare sulle reti del crimine finanziario (FinCEN). Queste segnalazioni sono chiamate ufficialmente “rapporti sulle attività sospette” (SARs) e vengono obbligatoriamente richieste alle istituzioni finanziarie che registrano operazioni potenzialmente criminali eseguite dai loro clienti. I SARs riguardano le transazioni in dollari americani ed è per questo che sono indirizzati al governo degli Stati Uniti.
Il dato più sconvolgente dell’indagine è la quantità di segnalazioni sospette e, perciò, di traffici illeciti di denaro che avvengono nei circuiti bancari internazionali, senza che vi siano in pratica interventi delle autorità governative e nella quasi totale impunità delle stesse banche. I dati raccolti e analizzati da BuzzFeed rappresentano appena lo 0,02% degli svariati milioni di SARs emessi dalle banche, ma valgano comunque una cifra pari a circa 2000 miliardi di dollari. Lo studio si estende a 170 paesi e coinvolge 90 istituzioni finanziarie.
Deutsche Bank è una delle più rappresentate, con 982 segnalazioni di attività sospette per un valore di 1.300 miliardi di dollari. I numeri sono elevatissimi anche per JPMorgan, New York Mellon, Standard Chartered, Barclays, HSBC, Bank of China, Bank of America, Wells Fargo e Citibank. Un singolo rapporto sottoposto da JPMorgan a FinCEN nell’agosto del 2014 elencava ad esempio più di 100 mila operazioni sospette, effettuate nell’arco di un decennio, per un totale movimentato di 355 miliardi di dollari dalla compagnia svizzera del settore del commercio di metalli preziosi MKS.
Altri casi testimoniano di come queste banche abbiano favorito il riciclaggio di somme enormi da parte di organizzazioni o governi che gli Stati Uniti e molti altri paesi considerano di natura terroristica o sono sottoposti a sanzioni, come, rispettivamente, i Talebani e la Corea del Nord. Notizie sporadiche sulla complicità delle banche in queste attività erano peraltro già apparse negli ultimi anni, come nel caso della britannica HSBC, che nel 2012 finì al centro di uno scandalo per avere permesso ai cartelli del narcotraffico colombiani e messicani di “ripulire” svariati miliardi di dollari.
Del caso HSBC si è occupato anche il rapporto di BuzzFeed, spiegando come il governo USA decise di sospendere per cinque anni l’incriminazione del colosso bancario in cambio del pagamento di una sanzione da 1,9 miliardi di dollari e della promessa di interrompere queste attività. In questo periodo di tempo, tuttavia, HSBC ha continuato a riciclare denaro derivante da attività criminali, ma nel dicembre del 2017 il dipartimento di Giustizia americano dichiarò che la banca aveva rispettato gli impegni e tutte le accuse vennero archiviate.
Ciò che emerge in maniera più evidente dalla recente indagine è appunto l’assenza di conseguenze per le banche che pure individuano movimenti di denaro sospetti e non prendono alcun provvedimento. Tutt’al più, come dimostra la vicenda HSBC, se viene dimostrata la volontà di occultare transazioni illegali, le cause si chiudono con il pagamento di multe che hanno un impatto irrisorio sulle banche coinvolte e che, incredibilmente, non comportano uno stop a queste stesse attività. Anzi, e il caso HSBC non è nemmeno lontanamente l’unico, le banche continuano a servire i loro clienti “sospetti” e a incassare lucrose commissioni.
L’intero sistema dei “rapporti sulle attività sospette” e la stessa creazione di un apposito ufficio presso il dipartimento del Tesoro USA, che sulle segnalazioni dovrebbe indagare, sembrano servire a liberare le banche da qualsiasi responsabilità. Come spiega BuzzFeed, “una volta che gli istituti finanziari hanno sottoposto una notifica [al FinCEN] perché hanno probabilmente facilitato un’operazione illegale”, queste ultime e i loro vertici sono di fatto “esonerate da qualsiasi procedura di incriminazione”. L’allerta emessa sulle transazioni sospette, in altre parole, “permette alle banche di ottenere il via libera per continuare a movimentare denaro [riciclato] e incassare commissioni”.
Non è dunque inesatto parlare di un sistema messo in piedi al preciso scopo di facilitare la circolazione di denaro proveniente da traffici criminali dietro la facciata della prevenzione e della repressione del riciclaggio. Sempre gli autori dell’indagine di BuzzFeed sottolineano infatti che “le leggi fatte per ostacolare i crimini finanziari hanno finito per consentire loro di dilagare”. Le collusioni delle banche con i soggetti che riciclano miliardi di dollari non avvengono in definitiva in un clima di clandestinità o malgrado l’opera di contrasto delle autorità governative, bensì al contrario con il sostanziale consenso di queste ultime.
La ragione di ciò è da ricondurre al fatto che le attività di riciclaggio legate a crimini di varia natura sono da tempo parte integrante del sistema finanziario e permettono alle banche di ottenere da esse quote di profitti fondamentali. Per comprendere la portata di questi movimenti di denaro è utile citare una stima fatta dalle Nazioni Unite, secondo la quale ogni anno sarebbero qualcosa come 2.400 miliardi i dollari riciclati attraverso il sistema bancario internazionale, vale a dire una cifra pari al 2,7% del PIL globale. Sempre secondo l’ONU, solo l’1% di questi traffici illegali viene intercettato dalle autorità.
È interessante notare, a proposito dell’inconsistenza dei provvedimenti del dipartimento del Tesoro americano, che il FinCEN non mette a disposizione del pubblico le segnalazioni ricevute sulle operazioni bancarie sospette, ma, pur facendo poco o nulla per contrastare la mole di denaro riciclato, è particolarmente zelante nel minacciare incriminazioni nei confronti di coloro che divulgano dati come quelli pubblicati da BuzzFeed. La recente fuga di notizie è stata infatti oggetto di una segnalazione da parte del Tesoro USA al dipartimento di Giustizia di Washington.
L’indifferenza di governi e organi di sorveglianza per le operazioni criminali avallate dalle banche è perfettamente coerente con l’atteggiamento tenuto verso l’industria finanziaria in questi anni. Basti pensare a come banche e top manager responsabili del tracollo finanziario del 2008 siano usciti indenni dal punto di vista penale, grazie alla protezione garantita dall’amministrazione Obama, nemmeno in grado di mettere un tetto a bonus e compensi dei dirigenti a capo delle banche beneficiarie del salvataggio pubblico.
D’altra parte, in un’audizione al Senato nel 2013, l’allora ministro della Giustizia, Eric Holder, aveva formulato la dottrina non ufficiale del “too big to fail”, escludendo cioè di fatto la possibilità di perseguire penalmente le grandi banche per il timore che il tentativo di far pagare loro le conseguenze delle attività criminali commesse possa mettere a rischio la stabilità del sistema economico dell’intero pianeta.
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