Uno dopo l’altro, e in modo assolutamente trasversale, i personaggi politici con una spiccata “vocazione al maggioritario” stanno andando alla carica per ipotecare la nuova legge elettorale dopo il referendum sul taglio dei parlamentari.
Obiettivo dichiarato l’eliminazione del sistema proporzionale, anche di quello che con quorum elevati e tetti alti per la raccolta di firme necessarie, di fatto introduce ben due sbarramenti ad un accesso più ampio alla rappresentanza in Parlamento. Inoltre dopo il referendum e con la riduzione del numero dei parlamentari, tale accesso sarà proibitivo per le istanze di base e blindato dalle oligarchie di interessi e partiti maggiori.
E nessuno dei vocazionisti al maggioritario nasconde il fatto di avere una concezione del meccanismo elettorale teso più a imporre la governance che la democrazia rappresentativa. In particolare quelli più subalterni ai diktat che vengono dall’Unione Europea.
“Io sono un irriducibile tifoso del Mattarellum, che ha dato la miglior governabilità al Paese” ha affermato in un’intervista a La Stampa l’ex premier Enrico Letta, il quale rilevando che dopo referendum ed elezioni il governo si è stabilizzato, è “il momento di fare le cose necessarie” perché in ogni caso “il fronte euroscettico è tutt’altro che morto”.
Con una premessa diversa sull’esito del referendum, alla stessa conclusione arriva anche Giorgetti della Lega. “Purtroppo il sì ha aperto la strada a una legge elettorale che è il contrario di quello che ci serve. Il proporzionale contiene tutti gli elementi più negativi e deleteri per un Paese a cui invece occorrerebbero stabilità, governi certi, con deputati e senatori che rispondano ai cittadini e ai territori”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche, Giorgia Meloni, la leader del partito neofascista Fratelli d’Italia. “Non provino nemmeno a proporre un ritorno a una legge elettorale proporzionale che altro non sarebbe che una legge salva inciucio”. Il sistema maggioritario ha senso “sempre di più. Questo voto ha reso ancora più chiaro che il sistema sta tornando a uno schema bipolare, con il M5S sempre più debole, destinato a perdere ogni ruolo”.
Le agenzie riportano che sulla legge elettorale nella maggioranza c’è chi non esclude che si possa rimettere tutto in discussione, a partire dall’accordo siglato lo scorso autunno su un sistema proporzionale, anche se nel Pd viene esclusa questa eventualità.
Intanto è stato reso pubblico l’appello di dieci costituzionalisti – tra cui figurano Lorenza Carlassare, Ugo De Siervo, Enzo Cheli, Roberto Zaccaria – contro le liste bloccate e una soglia di sbarramento eccessivamente alta. “Da troppo tempo le nostre leggi elettorali – spiegano i firmatari dell’appello – hanno imposto sistemi di liste bloccate e la proposta oggi in discussione in commissione Affari costituzionali non può rischiare di cadere nello stesso errore, nè in quello di privare molti elettori di rappresentanza con soglie troppo elevate”. Dunque, “riteniamo essenziale favorire una effettiva scelta da parte degli elettori valorizzando i principi costituzionali, superando liste bloccate e candidature multiple”, è l’auspicio dei costituzionalisti.
Come noto da sempre sosteniamo l’inscindibile legame tra democrazia rappresentativa e sistema elettorale proporzionale. Tutti gli altri discorsi vanno guardati con sospetto ed ostilità. I danni provocati dal Mattarellum (la legge elettorale maggioritaria introdotta dal 1994, ndr) in poi sono ancora sotto gli occhi di tutti. Le varianti successive hanno sempre mantenuto la vocazione bipolarista e maggioritaria, sia con l’eterno duello tra Berlusconi e Prodi (e dunque tra i gruppi finanziari/editoriali Finivest versus De Benedetti/La Repubblica), sia nella versione di Monti, Letta e Renzi.
Non sappiamo se ne siano pienamente consapevoli il M5S e la maggioranza popolare che ha votato per il SI nel referendum. Anche in questo caso abbiamo assistito ad una sorta di “voto per vendetta” contro la classe politica soprattutto nelle periferie. Un sentimento comprensibile ma non lungimirante.
Le conseguenze pratiche della legge confermata costituzionalmente con il referendum, e che prevede il taglio dei parlamentari, sta spalancando la strada al ritorno del sistema maggioritario e al bipolarismo cioè ai “governi dei peggiori”, che potranno godere di una stabilità di cui nessun altro ha potuto godere se non con la dittatura. È veramente questo ciò di cui il paese ha bisogno o è una esigenza stringente delle classi dominanti?
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