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15/09/2020

Livorno, molo Italia, ore 19, 13 settembre 2020


Con i colori del tramonto s’imbarcano, provenienti da Camp Darby (Tombolo, Pisa) gli MRAP (Mine Resistant Ambush Protected), veicoli corazzati da combattimento progettati dalla società americana Navistar International filiale Navistar Difesa insieme alla israeliana Plasan Sasa, che ha progettato e produce l’armatura del veicolo.

La nave Liberty Pride è arrivata al mattino presto di sabato 12 settembre, ma l’armatore aveva omesso il suo scalo di Livorno nella pagina, pubblicata in rete, dedicata ai viaggi delle sue navi.

Per questo non si sapeva su quale nave s’imbarcassero i blindati che avevamo visto entrare in porto a Livorno dal Varco Valessini già il 7 febbraio.

Da qualche tempo i trasporti via terra da Camp Darby al porto di Livorno si fanno utilizzando in genere solo un paio di Tir, per evitare lunghe colonne, che sono sempre “vistose”.

Si tratta, quando i carichi sono importanti come in quest’occasione, di ripetere il viaggio, anche per più giorni.

La destinazione di questo carico ce la dice l’armatore: presumibilmente o Aqaba per la guerra in Siria o Jeddah per quella in Yemen.

Lo spostamento del materiale bellico di produzione statunitense sul pianeta fa capo al “Surface Deployment & Distribution Command” (SDDC) che – come si legge nel suo sito – “laddove e ovunque sono schierati soldati, marinai, aviatori, marines e guardie costiere ... è impegnato nella pianificazione e nella esecuzione della consegna “surface” delle loro attrezzature e forniture”.

Il Surface Deployment & Distribution Command (SDDC) ha sede presso la base dell’aeronautica militare di Scott, Illinois, e Fort Eustis, in Virginia, ed è comandato dal generale James Hodge.

“Senza possedere un solo camion, treno, chiatta o nave, il successo di SDDC nell’implementazione e ridistribuzione delle risorse del Dipartimento della Difesa è ottenuto coordinando e sfruttando la capacità dell’industria dei trasporti commerciali e di altre risorse per creare un flusso efficiente di materiali in tutto il mondo”. Lo SDDC ha una media di circa un milione di metri cubi di movimentazione di carichi ogni anno e circa 314 operazioni marittime all’anno.

Via mare, la distribuzione del materiale bellico si dà con la flotta de Maritime Security Program (MSP).

L’ingresso di navi nel Maritime Security Program si dà con una partnership pubblico-privato riservata a navi di proprietà statunitense, con bandiera statunitense ed equipaggio di marinai statunitensi.

Si legge in un comunicato del marzo 2017 del Segretario del Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, signora Elaine L. Chao, che il Maritime Security Program (MSP) “Gestito dall’Amministrazione Marittima, garantisce accesso al trasporto marittimo commerciale e le capacità intermodali necessarie per soddisfare le esigenze degli Stati Uniti in tempo di guerra” ... “Creato dal Congresso nel 1996, il MSP ha dato da allora dimostrazione di essere una parte chiave delle capacità di trasporto marittimo degli Stati Uniti ed è riconosciuto dal Congresso come la quarta arma cruciale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti”.

Al luglio del 2017, le navi dalla flotta del Maritime Security Program (MSP) erano una settantina, in un Report del dell’Amministrazione Marittima USA del marzo del 2019 ne troviamo 150.

Essendo navi civili, è possibile rilevare la loro posizione sui siti dedicati come Marine Traffic o Vessel Finder. Navi della flotta del Maritime Security Program (MSP) fanno regolarmente scalo al porto di Livorno.

Coordina da Livorno tutte le attività di spedizione di materiale bellico in oltre 180 porti di 22 Paesi l’839th Transportation Battalion – SDDC, di stanza a Camp Darby come parte del Surface Deployment & Distribution Command (SDDC), avendo, come si legge in un loro sito, “la missione di fornire supporto strategico per il trasporto alle forze militari congiunte in tutto il Mediterraneo, il Mar Caspio e il Mar Nero, nonché la grande maggioranza del continente africano”.

Per avere un’idea della mole di questa movimentazione d’armi dal porto di Livorno abbiamo qualche numero sui “soldati, marinai, aviatori, marines e guardie costiere” per i quali Camp Darby “è impegnato nella pianificazione e nell’esecuzione della consegna “surface” delle loro attrezzature e forniture”.

Gli USA nel 2018 in Corno d’Africa, Sahel e Libia contano 34 basi. In obiettivo i soliti gruppi di estremisti islamici: al Shebaab in Somalia e nel Corno d’Africa, al Qaeda in Libia e nel Sahel, Boko Haram nella zona del Lago Ciad e i pirati nel Golfo di Guinea.

La rete di basi con cui gli Stati Uniti circondano l’Iran da tutte le direzioni è molto consistente.

Sono almeno 7.000 i soldati statunitensi nella base permanente in Bahrain. In Kuwait, dove il Comando Centrale dell’Esercito degli Stati Uniti ha il suo posto di comando, si trovano circa 13.000 soldati. La base aerea di Al Dhafra di Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti "ospita" oltre 5.000 addetti degli Stati Uniti, mentre l’imponente base aerea di Al Udeid del Qatar ha circa 10.000 soldati statunitensi.

Insieme alle basi, gli Stati Uniti hanno truppe di forze speciali che operano nello Yemen, mentre in Iraq, Afghanistan e Pakistan si trovano altre migliaia di soldati e hanno anche una presenza militare in una vasta serie di “luoghi di sicurezza cooperativa” più piccoli, noti anche come “ninfee” con più o meno 200 soldati, così come presso aeroporti e porti in paesi come l’Oman, l’Arabia Saudita , Turchia ed Egitto.

Al gennaio 2018 dati forniti dall’intelligence iraniana, dimostravano l’esistenza di ben 14 basi militari statunitensi in Siria, di cui 12 nel nord e nel nord-est e altre due nel sud. Nello stesso periodo, media turchi riferivano dell’esistenza di 13 depositi di armi americane nelle aree curde, che si trovano in prossimità delle basi statunitensi.

Alla fine del giugno di quest’anno si è avuta notizia dell’apertura della 26a base militare USA in Siria nel governatorato di Deir ez-Zor e agli inizi di luglio Trump disponeva il dispiegamento di altre migliaia di soldati per la lotta al terrorismo in Siria, Iraq, Libano e Giordania.

Dai numeri sopra riferiti risulta che il traffico di armi dal porto di Livorno (“bombe, razzi, munizioni, esplosivo ad alto potenziale oltre a centinaia di tank, blindati, jeep e camion”, come elenca il Colonnello Erk Berdy in una intervista del 2018 del Direttore de La Nazione di Firenze) è molto importante.

Ancora più importante lo sarà quando saranno terminati i lavori di potenziamento della logistica della base, attualmente in corso.

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