Oggi termina l’occupazione del liceo Pilo Albertelli di Roma, quartiere Esquilino, istituto occupato dagli studenti e dalle studentesse durante la giornata di mobilitazione dello scorso 29 gennaio.
Una seconda occupazione scolastica romana avvenuta a seguito di quella del liceo Kant, e che ha messo seriamente in discussione la pacificazione sociale con cui governo, forze dell’ordine e sindacati concertativi vorrebbero gestire questo periodo drammatico per il presente e il futuro del paese.
Ma un’insperata quanto proficua alleanza si è riconosciuta durante questi giorni di occupazione, ed è quella tra studenti, genitori e lavoratori della scuola, tutti uniti contro il dirigente scolastico e un modo aziendalistico (vendere nozioni-merce e produrre valutazioni a ritmo serrato) di intendere la scuola.
Il preside manager infatti, neo-sceriffo istituito dalla “Buona scuola”, l’ultima di una lunga serie di riforme (votata dal Pd) che hanno massacrato il mondo della formazione, voleva inserire la Dad al 100% durante i giorni di occupazione, peraltro dopo che quest’ultima era stata autorizzata.
Durissima la risposta dei genitori e del personale in sostegno ai figli-studenti, firmando una lettera di accuse verso il preside i primi, e votando contro la ripresa delle attività durante l’occupazione i secondi, azioni che hanno immediatamente costretto il preside Volpe a tornare sui suoi passi, sancendo la vittoria dei ragazzi e delle ragazze.
Così in questi giorni gli studenti hanno potuto proporre il loro modello di scuola, fatto di lezioni alternative al programma ministeriale, dibattiti e anche – perché no – momenti di socialità, il tutto in piena sicurezza, con entrate contingentate, gel, termoscanner e mascherine. Un esempio di gestione dell’esistente ben più virtuoso di quello messo in campo dal fu governo di questo paese.
Di seguito, vi proponiamo un’intervista realizzata ieri mattina dagli studenti dell’Albertelli per gli studenti dell’Albertelli, per sopperire a quella “strana inclinazione” dell’informazione mainstream che non dà mai voce ai protagonisti delle storie che racconta – anche perché quando succede, le risposte sono tutto tranne che accomodanti, come nel caso di Giulia, la studentessa che ha messo ko Renzi su La7 – e successivamente la lettera firmata dai genitori dell’Albertelli.
Buona lettura.
Una seconda occupazione scolastica romana avvenuta a seguito di quella del liceo Kant, e che ha messo seriamente in discussione la pacificazione sociale con cui governo, forze dell’ordine e sindacati concertativi vorrebbero gestire questo periodo drammatico per il presente e il futuro del paese.
Ma un’insperata quanto proficua alleanza si è riconosciuta durante questi giorni di occupazione, ed è quella tra studenti, genitori e lavoratori della scuola, tutti uniti contro il dirigente scolastico e un modo aziendalistico (vendere nozioni-merce e produrre valutazioni a ritmo serrato) di intendere la scuola.
Il preside manager infatti, neo-sceriffo istituito dalla “Buona scuola”, l’ultima di una lunga serie di riforme (votata dal Pd) che hanno massacrato il mondo della formazione, voleva inserire la Dad al 100% durante i giorni di occupazione, peraltro dopo che quest’ultima era stata autorizzata.
Durissima la risposta dei genitori e del personale in sostegno ai figli-studenti, firmando una lettera di accuse verso il preside i primi, e votando contro la ripresa delle attività durante l’occupazione i secondi, azioni che hanno immediatamente costretto il preside Volpe a tornare sui suoi passi, sancendo la vittoria dei ragazzi e delle ragazze.
Così in questi giorni gli studenti hanno potuto proporre il loro modello di scuola, fatto di lezioni alternative al programma ministeriale, dibattiti e anche – perché no – momenti di socialità, il tutto in piena sicurezza, con entrate contingentate, gel, termoscanner e mascherine. Un esempio di gestione dell’esistente ben più virtuoso di quello messo in campo dal fu governo di questo paese.
Di seguito, vi proponiamo un’intervista realizzata ieri mattina dagli studenti dell’Albertelli per gli studenti dell’Albertelli, per sopperire a quella “strana inclinazione” dell’informazione mainstream che non dà mai voce ai protagonisti delle storie che racconta – anche perché quando succede, le risposte sono tutto tranne che accomodanti, come nel caso di Giulia, la studentessa che ha messo ko Renzi su La7 – e successivamente la lettera firmata dai genitori dell’Albertelli.
Buona lettura.
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Come pensi si sia Comportato il preside Volpe nei confronti della protesta?
Il preside ha tentato di sabotare la protesta degli studenti rendendo la Dad obbligatoria durante i primi giorni dell’occupazione, nonostante sia uno strumento mirato esclusivamente all’emergenza Covid, con la scusa di voler garantire il diritto allo studio, quando siamo tutti consapevoli e testimoni del fatto che questo diritto ci viene negato ormai da un anno.
Infatti, non smettiamo di ribadire che la didattica a distanza non può essere considerata un mezzo sostitutivo alle lezioni in presenza e ribadiamo la nostra idea di scuola organizzandoci autonomamente con dei corsi riguardanti soprattutto argomenti non considerati nei programmi ministeriali.
Perché avete deciso di occupare la scuola?
Abbiamo occupato, dopo una serie di proteste come scioperi e sit-in sotto scuola, per chiedere un rientro in sicurezza, poiché appunto questo rientro si è rivelato disastroso come quello di settembre, senza le necessarie condizioni di sicurezza, con quasi tutti studenti pendolari, mezzi e classi affollati, e poi per il modo in cui siamo tornati a fare lezione.
Tra tutti i giorni in cui siamo tornati in presenza non c’è stata nemmeno una lezione di recupero per colmare tutte le lacune accumulate durante la Dad, anzi in questi giorni siamo stati sottoposti a continue interrogazioni a causa dell’unica necessità di valutarci.
Pensiamo che l’occupazione inoltre possa avere un’efficacia maggiore rispetto ai vari scioperi fatti in precedenza, e che possa far sentire veramente la nostra voce.
Quali sono i principali problemi che avete riscontrato durante la Dad e la didattica integrata?
Riguardo la Dad, sia noi studenti che i docenti hanno riscontrato molti problemi: con la mancanza di stimoli, della socialità e del confronto, in tutti gli studenti è stata riscontrata una progressiva diminuzione dell’attenzione e dell’entusiasmo nello studio, cosa che ha allontanato molte persone dagli stessi studi.
Inoltre moltissimi argomenti non possono essere spiegati “a distanza”, che quindi non può essere paragonabile alla didattica in presenza.
Per quanto riguarda la didattica integrata, la questione è che i momenti in presenza, invece di essere utilizzati per il recupero dei programmi e per le spiegazioni, sono sfruttati per interrogazioni e verifiche, con l’unico scopo di valutarci, quando in realtà ciò di cui abbiamo bisogno non è un voto in pagella, ma una formazione degna di questo nome.
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Agli Studenti e alle Studentesse, al Dirigente Scolastico, al Consiglio di Istituto, ai/lle Docenti, al Personale tutto del Liceo Classico Pilo Albertelli – Roma, alle redazioni di giornali, radio, TV.
Siamo genitori di ragazze e ragazzi che frequentano il Pilo Albertelli e scriviamo per condividere alcune considerazioni a proposito del seguente AVVISO, non firmato, non datato e privo di n. di protocollo, comparso sul sito della scuola nel pomeriggio di ieri: “A seguito della richiesta di una parte degli studenti di proseguire in sede una manifestazione di protesta, si comunica che da domani sabato 30 gennaio 2021, nel rispetto del diritto allo studio di tutte le componenti della comunità scolastica, l’attività didattica proseguirà secondo l’orario in vigore in modalità DDI per tutte le classi dell’Istituto fino a mercoledì 3 febbraio p.v.”.
Troviamo scorretto questo modo di trattare un’azione di protesta che, dopo varie manifestazioni avvenute nei mesi passati, sfocia oggi in un’occupazione, che non è di per sé un’impresa leggera.
La decisione di portare la didattica tutta in modalità DDI, di fatto bypassa la protesta fisica degli studenti, spogliandola di senso. La didattica a distanza non è dunque più lo strumento d’emergenza per contenere la diffusione del virus, motivo per cui è stata introdotta, ma diventa uno strumento per svalutare l’incontro e la discussione su come risolvere la contestazione
Eccola la risposta dell’Albertelli: si autorizza l’occupazione e poi, ipocritamente, continuando l’attività didattica, si nega l’esistenza della protesta senza entrare nel merito delle questioni sollevate.
Usare poi come argomento la difesa del “diritto allo studio”, dopo che proprio il diritto allo studio è stato massacrato per mesi, suona pretestuoso se non sarcastico.
Il ricorso alla didattica digitale integrata è anche illegittimo: nessuno all’interno della singola scuola può disporre il passaggio dal 50% di didattica a distanza prevista dalla normativa oggi vigente (DPCM 14/01/21 Art. 1 co. 10 lett.s) al 100%.
Noi riconosciamo in questa situazione un pericolo per la scuola pubblica, un pericolo per lavoratori e studenti, un pericolo per le generazioni presenti e future.
Come genitori facciamo appello alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola affinché non tengano lezioni a distanza nelle ore in cui l’orario scolastico prevede lezioni in presenza. Facciamo appello al Collegio Docenti affinché bocci la decisione di passare alla didattica a distanza durante l’occupazione.
Facciamo appello agli adulti affinché non ignorino i giovani, e ringraziamo i giovani per esserci, con la loro profondità, con il loro entusiasmo non ancora domato nonostante la solitudine di questi mesi, con le loro ingenuità e le loro contraddizioni, e soprattutto con la loro forza: incontrandosi sapranno uscire da sé, crescere e costruire un mondo speriamo migliore di quello che noi stiamo lasciando loro.
Genitori del Liceo Pilo Albertelli
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