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01/05/2021

Pure Hell - 1978 - Noise Addiction (Ristampa 2021)

Ok, i Death saranno anche stati i primi, ma i black punx più tosti di sempre rimangono loro. Anche solo perché non si capisce da dove diavolo siano spuntati fuori. I tre fratellini di "Politicians In My Eyes" germogliarono nella città della Motown e degli Stooges: fare 1+1 era a portata di mano. Come una band così devastante possa essere esalata da Philadelphia (luogo dalle risibili credenziali punk e dalla scena "nera" decisamente addomesticata) rimane invece un mistero.

Altrettanto misteriose le ragioni di una parabola tanto sfigata, come anche di una celebrazione postuma tutto sommato modesta. Eppure le carte in regola c'erano tutte: un mentore come Curtis Knight, amicizie con gente che conta (dai padri putativi New York Dolls a Sid Vicious), un look che non te lo scordi facilmente, abilità tecniche a dir poco sopra la media. Forse il problema stava proprio nella musica che suonavano: troppo veloce e violenta anche per i pelosi palati della "scena". Nel 1974 ancora non si parlava di punk e loro già ragionavano di hardcore: chi diamine vuoi che ti capisca, anche dopo che ti sei trasferito a New York? Sarà un caso che, come altri spiriti affini (Testors, Crime, Screamers), non siano mai riusciti a concretizzare un album intero?

In attività, i Pure Hell diedero alle stampe un unico 7'', quel "These Boots Are Made For Walking/No Rules" che nel 1978 passò praticamente inosservato ma tramortì i pochi che ne entrarono in possesso. Tre anni prima avevano già inciso l'altrettanto torrido "Wild One/Courageous Cat", che però rimase a riposo tra i solchi di un acetato. Stesso destino per "Noise Addiction", uno dei grandi Lp maledetti della storia del punk, anch'esso incastonato in quel fatidico '78: metà scaletta era già pronta quando la band se ne scappò a Londra per registrare il resto con un insospettabile Tony McPhee, Knight se la prese a morte e pose il veto sulla pubblicazione. La verità, verrebbe da pensare, è che non se la sentì di mettere la faccia su un lavoro così estremo. Tanto bastò a mandare in frantumi lo scalmanato quartetto, prima che la ristampa Warfare del 2006, la reunion live nel 2012 e i buoni offici di Henry Rollins nel 2016 ne risollevassero le quotazioni, seppur marginalmente. A parte qualche fugace intervista qua e là, nessuno ha ancora impacchettato la vicenda in un documentario con tutti i crismi: paura, appunto.

Tra gli addetti ai lavori, in ogni caso, la scia radioattiva di quella cometa ha marchiato a fuoco i cieli dell'immaginario. Che si tratti di connazionali a prova di ghetto come Bad Brains e Cult Heroes o di africani dalla spilla facile come National Wake e Wild Youth, il loro strepitare piroclastico è arrivato dove doveva arrivare. Negli anni in cui l'urlo afroamericano è tornato a incendiare le piazze, mai ristampa fu più opportuna. Quanto a noi, bando alle ciance: piantiamola di farci intimorire da quel nome, quel titolo e quella copertina, affondiamo senza remore la puntina e lasciamoci defibrillare dall'assalto idrofobo dei Pure Hell, the world's first original all-black punk rock band.

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