Quello che siamo vedendo al confine tra Polonia e Bielorussia con migliaia di migranti ammassati davanti a filo spinato e check point polacchi non è una “semplice” crisi dovuta ai processi d’immigrazione. Il governo polacco infatti ha ufficialmente accusato quello bielorusso di praticare la “guerra ibrida” contro Varsavia. Sicuramente c’è un granello di propaganda nelle dichiarazioni di Varsavia ma, purtroppo, la concessione del passaggio dei migranti come atto di guerra ibrida contro un altro Stato non è una novità. È accaduto nei momenti più aspri della crisi libica, colpendo direttamente l’Italia, e nelle fasi critiche del rapporto tra Turchia e UE nelle quali i migranti sono stati utilizzati come strumenti di forte frizione nei confronti del paese o dell’alleanza di paesi da colpire. Trasformare i migranti in bombe politiche, cercando un effetto danneggiamento simile a quello delle bombe sul campo, è uno dei, si fa per dire, classici della guerra ibrida ovvero la trasformazione di qualsiasi strumento non militare in qualcosa che colpisce, senza essere un attacco ufficiale o praticato con soldati, facendo danni, politici e materiali, come se l’attacco arrivasse dal terreno. Dai migranti al confine, all’attacco cibernetico alle centrali elettriche, ai movimenti sulle monete sovrane da attaccare, la guerra ibrida si compone di diversi modi di operare che possono essere anche, ma non necessariamente, coordinati tra loro.
Ora, la dichiarazione del governo polacco contiene diversi significati. Nella letteratura ufficiale del settore l’accusa di guerra ibrida ha un nome e un cognome: Vladimir Putin come principale stratega di questo tipo di conflitto. Peccato, vale la pena aggiungere, che uno dei più riusciti attacchi di hybrid warfare sia proprio quello occidentale alla Russia durante la crisi del 2014-2015 con attacco a bassa intensità sul campo, attacco al rublo e attacco cibernetico. Insomma, non ci vuole molto a capirlo, la guerra ibrida la praticano tutti. In questo caso la pratica Minsk, per risolvere la propria crisi, e la dichiara Varsavia coinvolgendo l’UE, visto che la questione viene classificata dalla Polonia come attacco ai confini di uno stato membro. La UE, dichiarando possibili sanzioni contro le compagnie aree che portano migranti in Bielorussia è quindi vicina a praticare la propria porzione di hybrid warfare?
Come finirà? C’è da sperare che la crisi non precipiti perché tanto più i migranti sono strumenti di una guerra ibrida tanto più le loro vite diventano sacrificabili.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento