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23/11/2021

La folle danza del “super green pass”

Dio confonde coloro che vuol perdere, si dice da qualche millennio... e i governi dell’Occidente neoliberista stanno facendo di tutto per dimostrare che è assolutamente vero, anche senza divinità di mezzo.

La pandemia ha rivelato molto sull’irrazionalità del nostro modo di produrre e vivere, ma anche sull’impossibilità di concepire un altro modo di stare al mondo, se l’unica direzione possibile è affidata alla ricerca del profitto e dunque “al libero mercato”.

In queste ore si va preparando ovunque una nuova “stretta” sulle attività e sulla circolazione degli esseri umani. L’autunno avanzato, e la vita al chiuso, hanno fatto risollevare le “curve” statistiche dei contagi, dei ricoverati e dei morti per Covid-19. E, come sempre, i governi si muovono troppo poco e troppo tardi.

Il perché è così semplice da fare impressione: non si vogliono “disturbare” le attività economiche, e quindi si comincia a prendere qualche misura sanitaria solo quando ormai i contagi crescono velocemente. Quando insomma – vista la dinamica di questa pandemia – i buoi sono scappati e girano impazziti.

Ora si parla di “super green pass”, differenziato escludendo i tamponi rapidi dalle condizioni per ottenerlo. In pratica, sarà concesso solo a vaccinati e guariti.

Come i nostri lettori sanno, questo giornale aveva criticato fin dall’inizio quella strana commistione tra “condizioni di lunga durata” – vaccino o guarigione – e “fotografie istantanee” (i tamponi appunto) che permetteva di avere il green pass anche volendo schivare la vaccinazione.

Una scelta oltretutto costosa per chi – lavoratori, in primo luogo – si sono ritrovati dal 15 ottobre a doversi pagare ogni 48 ore un tampone per poter entrare in quello stesso posto di lavoro in cui fino al giorno prima, magari, dovevano entrare anche se malati (i padroni considerano da anni la malattia come una “scusa dei pelandroni”).

Fa ridere e incazzare ascoltare le dichiarazioni di “governatori”, soprattutto quelli leghisti (Fontana, Zaia, Fedriga...), che hanno minimizzato in modo criminale la portata della pandemia fin da quando è esplosa ed ora – solo ora – chiedono misure drastiche subito... per non compromettere gli incassi del Natale.

Il criterio è solo quello. Della salute, a questa gente, non frega nulla.

Tra le pieghe dell’”indurimento” delle misure precauzionali fa ormai esplicitamente capolino anche l’obbligo vaccinale, fin qui ipocritamente escluso perché “siamo un paese libero”. Da febbraio sarà imposto in Austria, se ne parla ormai anche in Germania e altri paesi fin qui molto tolleranti con la sindrome no vax.

Anche in questo caso i nostri lettori sanno che abbiamo proposto l’obbligo vaccinale fin da quando i primi prodotti sono stati resi disponibili. E contestualmente abbiamo indicato la necessità di abolire i brevetti sui vaccini in modo da permettere a tutto il mondo di procedere a mettere in sicurezza la popolazione.

Perché una pandemia non conosce confini, il virus “varia” e ritorna anche lì dove sembrava sconfitto. Con altri soggetti politici e sindacali – Potere al Popolo, USB, ecc – abbiamo fatto per questo una manifestazione nazionale, il 22 gennaio.

Ora ci stanno arrivando anche Confindustria e la Cgil... a dimostrazione che “i fatti hanno la testa dura”, e le furbate da azzeccagarbugli prepotenti non servono a niente. Se non ad aumentare il costo in vite umane.

Non ci sta arrivando ancora il governo, con quel codazzo osceno di presunte “forze politiche”, preoccupate solo di garantirsi una visibilità mediatica in vista di elezioni che nessuno vuole.

Perciò l’obbligo vaccinale – che sarebbe stato logico già un anno fa – viene, sì, evocato, ma subito ridotto a singoli comparti: forze dell’ordine, personale sanitario e della scuola, con la motivazione dell’esposizione frequente a contatti di massa.

Il che presenta sia aspetti incompatibili con la difesa della salute pubblica (se vuoi esser relativamente certo di contenere la diffusione del virus procedi in senso universale, non settoriale), sia seri problemi di legittimità costituzionale.

Questo ultimi non sono quelli evocati da un Massimo Cacciari in debito di ossigeno, ma quelli chiaramente scritti della Carta all’art. 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”


Facciamo notare insomma che la vaccinazione può essere imposta, ma occorre farlo con una legge. E una pandemia mondiale è l’esempio tipico di una necessità del genere.

Ma proprio per questo è molto problematico fare una legge “ad categoriam”, che prescrive il vaccino per alcuni e non per altri. Volendo restare alle “categorie più esposte”, insomma, non si capisce perché escludere le cassiere dei supermercati, le badanti, gli impiegati in uffici chiusi, i lavoratori di tante attività davvero poco “distanziate”, ecc.

Ma questo governo, come gli altri dell’Occidente neoliberista, intende procedere in via “eccezionale” anche quando l’emergenza reale – la pandemia appunto – richiederebbe che si procedesse senza eccezioni.

Una via “eccentrica”, insomma, più che una scelta razionale.

L’unica vera razionalità rintracciabile in queste mosse è perciò quella solita: creare divisioni, differenziazioni cervellotiche – già si parla di “un green pass differenziato che permetta ai vaccinati e ai guariti di continuare a svolgere le normali attività anche in zona arancione o rossa, mentre magari non varrebbe per frequentare bar, ristoranti, teatri, cinema e stadi oltre che a palestre, piscine e impianti sciistici – e “regnare” sulla guerra tra fessi, favorendo in tutto e per tutto le imprese.

Dio confonde coloro che vuole perdere... e questi si sono persi ormai da due anni.

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