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15/11/2021

Pandemia e profitti

L’esplosione della pandemia ha risvegliato gli interessi delle multinazionali del farmaco. La sola Pfizer-Biontec, nel 2021, ha immesso sul mercato 9,5 milioni di dosi vaccinali vendute a 15,50 euro a dose. Profitti che sono stati sostenuti anche dagli interventi pubblici, elargiti alle case farmaceutiche per 8 miliardi e 300 milioni di euro.

Oltre all’aiuto pubblico, la comunità europea ha acquistato dalle case farmaceutiche 14 miliardi di vaccini prima della loro immissione sul mercato.

Nonostante i forti introiti le case farmaceutiche non hanno preso in considerazione il benessere della popolazione mondiale, ma hanno orientato la loro produzione soltanto per accrescere, ulteriormente, i loro profitti.

Come ultimo risultato, in nazioni come l’India si verificano migliaia di morti per Covid al giorno, nonostante abbiano, sul loro territorio, stabilimenti delle maggiori case farmaceutiche produttrici di vaccini.

Il maggior scempio umano si sta verificando proprio in quelle nazioni dove la produzione farmaceutica ha saputo approfittare di leggi che non tutelano il territorio e lasciano alle multinazionali il privilegio di sfruttare a bassissimo costo la manodopera più o meno specializzata.

Mentre nei paesi poveri e in via di sviluppo la pandemia si sta drammaticamente sviluppando lasciando dietro di se migliaia di morti, nei paesi europei, la distribuzione del vaccino non avviene come stabilito dai contratti firmati da Bruxelles: la situazione è ben evidente in Italia dove AstraZeneca ha prodotto 37 milioni di dosi destinandone la minima parte alla nazione ospitante.

Gli accordi commerciali tra nazioni e case farmaceutiche hanno fatto si che alcuni paesi hanno ricevuto le dosi necessarie e altri, come la Comunità europea, hanno subito dei forti ritardi nella consegna e molte altre non hanno ricevuto le dosi necessarie per arginare la pandemia.

È inutile evidenziare che la ripresa economica, dei singoli paesi, sarà determinata dalla velocità con cui verrà effettuata la vaccinazione nei prossimi mesi.

Mentre l’Occidente industrializzato potrà marginalizzare la crisi economica derivante dalla pandemia, pagando i vaccini necessari, i paesi più poveri e quelli in via di sviluppo, non riuscendo a pagare le case farmaceutiche, subiranno le conseguenze negative sia in termini di sviluppo economico, sia in termini di vite umane.

La produzione dei vaccini non è alla portata di tutti i paesi. Solo le nazioni maggiormente industrializzate e quelle che hanno nel loro territorio le fabbriche delle multinazionali del farmaco possono realizzare vaccini che richiedono una alta capacità produttiva.

Bisogna avere la tecnologia adatta per produrre nano-particelle lipide che hanno la proprietà, tramite inoculazione, di trasportare l’antivirus nelle cellule umane e specifici laboratori bisogna avere anche per produrre vaccini basati sul vettore virale.

Il problema fondamentale rimane l’eliminazione della proprietà intellettuale dei brevetti dando la possibilità alle nazioni che possono produrlo di distribuirlo a basso costo anche ai paesi poveri.

Auspichiamo una reazione della popolazione mondiale, che sappia attuare una pressione politica per chiedere la rinuncia ai brevetti dei vaccini. Dovrebbe essere una richiesta eticamente necessaria per scuotere il mercato dei profitti capace di generare morte invece di distribuire benessere e salute.

Tutti i movimenti libertari dovrebbero aderire e stimolare la protesta contro coloro che si arricchiscono alle spalle della disperazione, grazie alle logiche di mercato dell’economia capitalista e non appoggiare una protesta fittizia e indotta come quella organizzata dai no green pass o peggio ancora dai no vax.

Si dovrebbe aderire all’avanzamento delle scoperte mediche-scientifiche atte a migliorare la salute e il benessere di tutta l’umanità e non alla loro incondizionata e insensata condanna.

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