La transizione ecologica in Unione Europea potrebbe portare in dote un frutto avvelenato. A metà ottobre, un gruppo di 10 paesi dell’UE ha ufficialmente invitato Bruxelles ad adottare misure per promuovere un’ulteriore crescita dell’energia nucleare come fonte energetica stabile e per includere l’energia nucleare nella tassonomia verde dell’UE entro la fine del 2021.
I firmatari, oltre alla Francia sono per la maggior parte di Stati dell’Europa dell’Est, affermano che l’energia nucleare “protegge i consumatori europei dalla volatilità dei prezzi a causa dell’aumento delle spese del gas”.
I paesi firmatari sostengono anche che lo sviluppo dell’industria nucleare “fornisce un contributo decisivo all’indipendenza delle fonti di produzione di energia ed elettricità in Europa e potrebbe generare un milione di posti di lavoro altamente qualificati“.
In questo contesto, il prezzo dell’uranio grezzo è già salito al livello più alto dall’estate del 2012 a 50,8 dollari la libbra (+64,7% da inizio anno), segnalando un rinnovato interesse degli investitori per l’energia nucleare.
Dei 27 paesi dell’UE, solo 13 producono energia nucleare. Alcuni, come l’Italia, lo vietano a seguito di ben due referendum. Francia e Germania, i due paesi che dominano la politica dell’UE, si trovano al momento su fronti opposti.
La Francia genera oltre il 70% della sua potenza da reattori nucleari. La Germania si è impegnata a chiudere tutte le sue centrali nucleari entro il 2022. Per la Francia e i suoi alleati atomici, l’energia nucleare ha invece un futuro brillante.
La Francia che voleva chiudere 14 reattori e ridurre la quota del nucleare nella sua produzione di energia elettrica al 50% entro il 2035, ora è invece determinata a rafforzare la sua posizione di leadership e ha svelato i piani per investire 1 miliardo di euro in “piccoli e innovativi reattori nucleari” su larga scala nell’ambito di un piano di investimenti da 30 miliardi di euro mirato a far progredire “l’idrogeno verde”.
Contestualmente resta da vedere se la Germania cambierà la sua posizione e rivedrà i piani annunciati per ritirarsi dal nucleare entro la fine del 2022. Il ritorno dell’energia nucleare sta diventando un tema caldo nelle previsioni globali e nella strategia dell’Unione Europea.
Nella sua recente analisi sulla prospettiva energetica, Bloomberg ha presentato un nuovo scenario che presuppone l’implementazione di reattori nucleari modulari più piccoli per ottenere emissioni nette di CO2 pari a zero entro il 2050, questi reattori dovrebbero essere utilizzati non solo per la generazione di elettricità ma anche per la produzione di idrogeno.
E proprio lo sviluppo della produzione di idrogeno – attraverso il nucleare – è stato invocato dal vertice trilaterale delle organizzazioni padronali di Italia, Francia e Germania (Confindustria, Medef e Bdi) della scorsa settimana.
È in questo contesto che l’UE deve rispondere a una domanda. L’energia nucleare è verde (poiché emette pochissima anidride carbonica) o no (perché genera scorie di fatto impossibili da smaltire e gli incidenti nucleari, sebbene estremamente rari, sono pericolosi)?
“Con il motore franco-tedesco che sputacchia sulla politica nucleare, si sono formate alleanze improbabili” scrive l’Economist in un articolo dedicato proprio alla questione del nucleare nell’Unione Europea.
“I politici francesi generalmente vedono i paesi dell’Europa dell’Est come un’appendice costosa e una fonte di concorrenza sul mercato del lavoro che minaccia i lavoratori francesi. I paesi dell’Europa orientale vedono i francesi come protezionisti che fanno schifo alla Russia. Eppure, quando si tratta di energia nucleare, Francia e i paesi dell’Est del gruppo di Visegrad sono amici incrollabili”.
“Si è tentato di dividere l’ UE in blocchi semplici, che si tratti del Club Med (i Pigs) o dei Frugals. La realtà della politica europea è caleidoscopica. Il nucleare non fa eccezione”, sottolinea ancora l’Economist.
In questo dibattito, è probabile che la Germania sia dalla parte perdente. Ha rinunciato all’energia nucleare dopo il disastro di Fukushima nel 2011, quando un terremoto e il conseguente maremoto hanno causato una fusione del reattore nella centrale nucleare della città.
Angela Merkel aveva promesso di bandirlo in appena un decennio. L’hanno seguita paesi dal Belgio alla Bulgaria, cancellando i piani per la costruzione di centrali nucleari e impegnandosi a spegnerne altri. Tuttavia, le opinioni sono cambiate. La Germania sa di non avere i voti per impedire che l’energia nucleare venga classificata come verde. Probabilmente Austria e Lussemburgo si unirebbero alle barricate, ma pochi altri lo faranno. Per un presunto egemone, la Germania su questo non è particolarmente egemone.
Allo stesso tempo, la Francia appare sempre più influente sul tema. L’energia nucleare è un altro dibattito in cui Parigi si sta facendo largo a spintoni.
“Qualunque sia l’argomento, l’UE è una macchina per fare affari, con un consenso forgiato attraverso un mix di corruzione, ricatto e grattacapi” commenta il settimanale britannico alfiere del liberismo.
Sulla carta la Commissione Europea, che deve prendere la decisione su come trattare il nucleare, è piena di funzionari che offrono risposte tecnocratiche. In pratica, sanno che la questione del nucleare è politica. “L’ UE affronterà insieme il suo futuro atomico, che ad alcuni paesi piaccia o no”, chiosa l’Economist.
Mettersi di traverso al ritorno del “Partito Atomico Trasversale”, nonostante la legittimità popolare ottenuta con ben due referendum, sarà una battaglia campale e senza esclusione di colpi, in Italia come in Europa.
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