In questi ultimi mesi ci siamo abituati a registrare – “a sinistra” – una crescente cacofonia sul tema “green pass”. Divisioni profonde, scomuniche reciproche, accuse deliranti (soprattutto, bisogna dirlo, da parte di chi sotto il “no green pass” nasconde un indicibile “no vax”, che contrasta – radicalmente – con la cultura derivante dal “socialismo scientifico” del Moro di Treviri).
Ci siamo così abituati ad ascrivere questa cacofonia al sempiterno “amore per la scissione” che caratterizza “la sinistra”. Soprattutto quella che si autodefinisce “radicale” o viene indicata come “estrema”, anche quando, tutto sommato, è moderatamente socialdemocratica (solo l’equivoco interessato sul PD come “sinistra” può far sembrare l’ultimo barlume di welfare state quasi un “accenno al socialismo”).
Ma anche a destra non scherzano. Due giornali protofascisti come La Verità (direttore l’orrido Belpietro) e Libero (codiretto da Vittorio Feltri, Pietro Senaldi e Alessandro Sallusti, in altri tempi guidato a turno anche da Belpietro) hanno sul tema vaccini due posizioni radicalmente opposte.
Magari solo per qualche giorno, magari solo perché guardano a due anime diverse del protofascismo italico (quella qualunquista o quella “governista comunque”), ma nessuno sembra accorgersi di questa divaricazione.
La spiegazione, da queste parti, appare abbastanza chiara. Sulle questioni secondarie si può e si deve “cercare di coprire” tutto il campo del consenso possibile. Su quelle serie, invece, comandano i padroni e non c’è niente da discutere. Al massimo da fare un po’ di “flanella”, giusto per guadagnarsi un gettone nei talk show.
Insomma, scanniamoci pure – per finta, sia chiaro – sul ddl Zan o “la terza dose”, tanto a gestire tutto ci pensa Draghi, cioè la Troika.
Decisamente più serio, non per caso, chi da 2.000 anni gestisce il rapporto con il potere andando al sodo, invece di perdersi nelle quisquilie e pinzillacchere...
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