Il sentimento degli italiani verso l’Unione europea è cambiato negli ultimi mesi. L’euro-ostilità maggioritaria fino alla prima metà dello scorso anno si è ridotta, mentre si è stabilizzata la quota di chi ritiene vantaggioso rimanere nell’Unione Europea. Insomma la spinta all'”Italexit” è stazionaria, ma è pronta a ripartire.
L’ultimo rapporto congiunto dell’Istituto Affari Internazionali e del Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (Laps) dell’Università di Siena ha illustrato i risultati di un’indagine che ha coinvolto più di 2mila cittadini italiani maggiorenni.
L’indagine ha evidenziato un aumento del favore per l’UE e un giudizio complessivamente positivo sulla politica del governo Draghi in Europa, ma appena si gratta la superficie emergono una serie di nodi problematici dai quali dipenderà, in larga misura, anche il futuro atteggiamento degli italiani nei confronti dell’UE e quindi il riaffacciarsi dell’ipotesi di fuoriuscita.
Un sondaggio IAI-Laps realizzato nella primavera 2020 e in piena pandemia, registrò un vero e proprio crollo di fiducia nell’Unione. Per la prima volta nella serie di indagini IAI-Laps, emerse quasi una maggioranza relativa (48%) favorevole all’uscita dell’Italia dall’UE in caso di referendum e un 52% d’accordo nel rimanervi.
Un sondaggio realizzato sei mesi dopo (autunno 2020), evidenziava invece un’inversione di tendenza, con un recupero di fiducia nell’UE e il 56% di italiani (4% in più) questa volta favorevoli alla permanenza nell’Unione Europea.
Il dato era chiaramente dovuto ai meccanismi nel frattempo attivati dall’UE per fronteggiare la pandemia e soprattutto all’annuncio del Recovery Plan e del Next Generation EU europeo, che evocava una pioggia di miliardi per l’Italia.
L’ultimo sondaggio IAI-Laps effettuato nel 2021 mostra che il recupero “filoeuropeista” si è in effetti stabilizzato con il 57% a favore della permanenza nell’Ue. Anche se la quota di chi ritiene più vantaggioso uscire dall’Unione Europea resta abbondantemente sopra il 40%.
Contestualmente sono arrivati anche gli ultimi dati dell’Eurobarometro, dai quali risulta che l’immagine dell’Ue in Italia è considerevolmente migliorata rispetto a un anno fa e che la fiducia nell’UE è tornata circa al livello della media europea.
Sempre stando all’Eurobarometro, gli italiani sarebbero abbastanza soddisfatti per come l’UE sta gestendo la campagna vaccinale e tra i più fiduciosi nell’utilità del Next Generation EU.
Eppure dal sondaggio Iai-Laps emergono alcuni fattori di una certa importanza e che non lasciano certo immaginare un “filoeuropeismo di ritorno” trionfante in Italia. Si è andata infatti radicando la percezione che l’Italia sia trattata ingiustamente da Bruxelles.
L’ultimo sondaggio mostra che sulle politiche di bilancio gli italiani si sentono ora meno discriminati di prima (dal 69% della primavera 2020 al 44% di oggi); un effetto dovuto evidentemente, alla narrazione sul Next Generation EU e alla sospensione del Patto di Stabilità e Crescita nella UE fino al 2022.
Il rapporto evidenzia però come la grande maggioranza degli italiani (57%) non vuole che l’UE torni a chiedere di fare tagli e sacrifici per adempiere alle misure di austerity e ai vincoli di bilancio.
Infine, sul tema dell’immigrazione persiste, come in passato, una percezione assai diffusa che la UE si disinteressi della situazione che l’Italia è chiamata ad affrontare con gli sbarchi nel Mediterraneo (il 53% è dell’idea che l’Italia sia trattata ingiustamente in campo migratorio).
Resta per ora positivo il giudizio complessivo sull’operato del governo Draghi in Europa. Su una scala da zero a dieci, gli intervistati gli assegnano un voto di 6,3, mentre il governo Conte II si fermava al 4,4. Ma danno una giudizio negativo sulla capacità di imporre ai partner europei maggiore collaborazione sulla questione immigrazione.
Gli autori del rapporto commentano piuttosto preoccupati come nei prossimi mesi questo “europeismo” degli italiani dovrà andare a verifica con sfide molto impegnative nei rapporti con l’UE, a cominciare dall’attuazione del PNRR dove l’Italia sarà inoltre impegnata a coniugare le esigenze economico/sociali del paese con le regole del bilancio e poi con il ripristino del Patto di Stabilità europeo.
Quando l’Unione Europea ricomincerà a chiedere conto e a comminare i suoi diktat per politiche di austerity ne riparleremo. Sperando che il presunto “sovranismo” della destra sia nel frattempo battuto e sostituito da un movimento popolare e democratico che rimetta in campo la fuoriuscita dalla UE e una alternativa possibile.
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